Due anni fa mi sono fermata nel centro della Sardegna dopo l’evento Unesco Festival Experience a Barumini. Con l’amica e collega Simonetta Clucher siamo andate a vedere alcuni luoghi sperduti e affascinanti (anche per questo). Siamo nel Medio Campidano, più precisamente nella Marmilla, il cuore dell’isola.

Anzi quasi il suo cuore che è appena poco più a nord, attorno al paese di Barumini si estende una landa selvaggia dove pascolano greggi e mandrie, ma anche i cavallini selvaggi della Giara di Gesturi.

Vi sono paesi deliziosi, noi per esempio visitiamo Laconi il paese natale di sant’Ignazio, ai piedi del massiccio montuoso del Gennargentu, dove torneremo un’altra volta per passeggiare in solitudine o… per sciare!

Fonni è il centro principale e da tempo si trova nella mia lista di luoghi da visitare, già il nome evoca nella mia mente distese innevate. Esagero? Sta a mille metri d’altitudine slm e poco lontano si trovano i picchi più alti dell’isola, fanno 1800 metri slm non molto, ma quanto basta. Se i cambiamenti climatici non avranno il sopravvento mi piacerebbe provare l’esperienza “sciare in Sardegna”.

Ora noi vediamo le montagne solo dal finestrino dell’auto e solo la pioggia (tanta pioggia) ci fa desistere. Volevamo arrivare sino ad Aritzo, paese famoso per la raccolta della neve che era trasportata in tutta l’isola, dove tuttora si raccoglie il ghiaccio per fare Sa carapigna, molto più di una granita di limone.

A sud di Barumini Las Plassas, un colle antico dominato dall’antico castello che si chiama proprio Castrum Marmillae. Dedicate almeno un paio di giorni a questo giro, mezza giornata a ciascun luogo.

Se avete tempo visitate una delle sue prestigiose cantine e… occhio alla guida! Noi infatti camminiamo un poco, girando in auto e non solo.

APE CALESSINO BARUMINI IN TOUR

Una divertente esperienza è nata grazie ai social, l’escursione a bordo di un’ape calessino che ho scoperto su Instagram prima di partire per la Sardegna. Cercatela come Barumini in tour, troverete Aldo Turnu che con itinerari personalizzati vi farà scoprire il suo paese ed alcuni angoli nascosti, come un ponte romano di duemila anni fa, e molto altro ancora.

Ho contattato Aldo prima della partenza per salire sul suo ape calessino con Simonetta, e visitare i dintorni di Barumini. Abbiamo girato sulla sua ape blu, gioiello della Piaggio, luccicante e strombazzante.

Vediamo sia le campagne sia le vie del paese in ripresa dopo la brutta alluvione del giorno prima, con i segni evidenti dei danni provocati a strade e campi. Le pattuglie della protezione civile ci fanno sentire al sicuro. Per questo è stato necessario chiudere il sito (il nuraghe Su Nuraxi) per un giorno.

Dove andiamo? Immaginate due ragazze mature che si guardano attorno come se fossero tornate ai loro vent’anni, tempestando di domande il loro povero autista. Chiedendo di fermarsi per fare foto, di ripetere spiegazioni già date, cose così. Che pazienza Aldo, come hai fatto a sopportarci?

Su e giù per stradine sterrate vediamo boschi e torrenti, dove la scarsa manutenzione ora ha portato sporcizia e rami pericolosamente ammassati sulle sponde. Certo non l’hanno voluta i proprietari dei fondi ma è stata imposta per legge con assurde regole e compiti mal spartiti fra le autorità locali. Aldo ci racconta che un tempo ci si bagnava in queste acque e ciascun agricoltore curava fossi, canali, scoli, per prevenire ogni problema.

All’antico ponte romano si respira la storia antica, sta perfettamente “in piedi” con le sue pietre sapientemente posate, ancora in grado di sopportare ingenti carichi di peso sopra e d’acqua sotto. Meglio di tante opere moderne. Quanti ponti romani ci sono in giro per l’Italia?

Ne sto scoprendo tanti, non vi dico l’emozione di salire sopra questi duemila anni di storia!! Ma torniamo a Barumini e torniamo a epoche un po’ più recenti.

Nel Medioevo quest’area apparteneva al giudicato di Arborea e vi furono costruite chiesette in pietra come San Nicola e San Giovanni, in stile gotico pisano come molte altre chiese sarde.

Io le adoro, sono di grande impatto per me nonostante la semplicità e le piccole dimensioni. Peccato che abbiano bisogno di restauri e non si riesca sempre in tale intento. Il risultato è che a volte crollano a pezzi, un vero peccato.

Ben più grandi dimensioni hanno gli antichi palazzi nobiliari che contrastano con le piccole chiese.

Casa Zapata è la più famosa ma non certo l’unica.

Sono possibili molti tour con Aldo e il suo ape calessino. Dall’alba fino a notte inoltrata, da soli o con amici nonché in occasione di lieti eventi, pensate come dev’essere un matrimonio dove gli sposi arrivano in chiesa e si muovono sull’ape! Mi raccomando lui ci tiene molto: non chiamatelo tuktuk che si offende!

Piaggio mise sul mercato l’ape calessino subito dopo la guerra, nel 1948, è stato un prodotto glorioso della casa di Pontedera e vanta innumerevoli tentativi di imitazione.

Come appunto il tuktuk, un mezzo di trasporto oggi ben più utilizzato in India e altri grandi paesi asiatici.

Ma che non sarà mai come l’ape, ora prodotto nuovamente per il trasporto di cose e persone (costa un sacco).

Aggiornamento 2020 – Aldo ha smesso l’attività con l’ape calessino ma lo potete trovare sempre nella sua Barumini.

GIARA DI GESTURI

La giara di Gesturi è un antico altipiano con un particolare ecosistema protetto, dove vivono piccoli cavalli selvaggi.

Potremmo andarci sull’ape calessino invece lasciamo libero Aldo e ci andiamo in auto, la mattina presto.

Ci siamo solo noi su queste stradine strette, in un paesaggio molto primitivo che ben presto si solleva dalla vallata e porta su un antico altipiano basaltico, la giara.

In questo particolare ecosistema protetto vivono piccoli cavalli selvaggi che di prima mattina vanno ad abbeverarsi nelle paludi dette paulis. La pietra scura che punteggia la valle è il materiale costruttivo utilizzato dall’uomo, sin dall’epoca nuragica.

Lasciamo l’auto in un grande spiazzo dove si possono parcheggiare auto e camper.

Una guardia dell’ufficio informazioni ci mostra la cartina del parco e spiega come muoverci.

Siamo in un SIC, sito di importanza comunitaria e pertanto protetto. Una decina di paesi sottendono l’area, oltre a Gesturi Tuili e Sini sono i più noti.

Nei sentieri della giara si va a piedi o in bici, noleggiare un mezzo a due ruote dev’essere bellissimo, come ci confermano dei turisti che incontriamo al ritorno. Si vedono più cose sempre a pieno contatto con la natura.

Potremmo imbatterci subito nei cavallini, gli ultimi cavalli selvaggi d’Europa.

Procediamo in silenzio in un verdissimo bosco di sugheri, dove mirto e lentisco ci accarezzano le gambe e piccoli siti di età nuragica spuntano qui e là. Osservo bosco e sottobosco: lecci e sugheri, mirto e corbezzolo.

Solo pochi fiori, immagino a primavera quanti colori ci saranno, e in autunno il foliage!

Io sto davanti a Simonetta, saltello anzi zompetto per non bagnarmi fra i sentieri mezzi allagati.

C’è tutto il mondo naturale qui, vegetale, minerale, animale, l’ultimo che si palesa davanti ai nostri occhi.

Dopo quasi un’ora in cammino, sempre in piano, giungo a un grande spazio aperto con un laghetto.

Chissà se gli uccelli migratori si fermano qui ad abbeverarsi, durante il passo. Paulis si chiamano questi specchi d’acqua piovana, accumulata nei mesi invernali. Ed ecco lo spettacolo dei cavallini!!!

Non sono per nulla appassionata di safari e ricerca di animali in viaggio quindi, se un giorno tornerò in Africa, sarà per vedere altre cose. Eppure qui l’effetto safari è assicurato, mi emoziono tantissimo!

Decine di cavallini, cavalle e puledri anche piccolissimi, bianchi marroni e neri, pascolano e si bagnano nella pozza a poche decine di metri di distanza, noncuranti della mia presenza grazie al vento che spira verso di me. Mi hanno visto presumo, ma non mi sentono.

In mezzo fra me e loro c’è acqua e ci sono ammassi di pietra dove mi appoggio per fare foto.

Simonetta arriva dopo qualche minuto, si è impegnata a twittare. Io credo di avere spento la connessione dati.

Stiamo mezz’ora a guardarli, continuiamo a fotografare e comunichiamo con sussurri, poche parole che vanno nella giusta direzione senza disturbare i cavallini, i più illustri abitanti della giara.

Torniamo indietro piene di curiosità ma soddisfatte, ecco se incontrassi ora un cinghiale avrei paura, altro che effetto safari! Forse abbiamo avuto un’altra regressione (io l’ho avuta di sicuro).

La terra sarda d’estate appare brulla ma nel 2018 è stata bagnata da tanta pioggia, forse troppa.

Questi eventi atmosferici hanno segnato la Sardegna nel bene e nel male, per noi turisti senz’altro è un bel vedere l’abbondanza di verde, inusitata per il periodo. Grazie alla pioggia sentiamo meno notizie di incendi e questa è una buona notizia, correggetemi se sbaglio. Però gli operatori agricoli hanno sofferto le inondazioni che noi stesse abbiamo subito, in un periodo di semina e messa a dimora dei vegetali per l’inverno.

I coltivatori di carciofi, per esempio, hanno visto annullato il lavoro di settimane e i guadagni su cui contavano. Non è tutto oro quello che luccica, come sempre.

LACONI

Bandiera arancione del TCI, paese natale di Sant’Ignazio la cui devozione riguarda tutta la Sardegna, Laconi è un luogo di pellegrinaggio non solo in questi giorni, alla fine di agosto, per le celebrazioni del santo. Che purtroppo non vediamo.

Siamo ugualmente fortunate perché, in cima al paese, ci imbattiamo nel piazzale della chiesa a lui dedicata, addobbata con suggestivi festoni colorati.

Sant’Antonio Abate è invece festeggiato il 17 gennaio in un’altra occasione di devozione religiosa assai sentita, con una grande processione e l’accensione di fuochi.

Assai piacevole da visitare a passeggio, Laconi trasuda sana spiritualità, a partire dalla casa natale di Sant’Ignazio collocata lungo il percorso devozionale dedicato.

Mi piacciono anche i cuili, gli ovili costituiti da capanne circolari che si distinguono per la copertura di frasche.

Tenete d’occhio i locali e i musei, nello splendido palazzo Aymerich è ospitato il museo dei menhir o, più propriamente, il museo archeologico delle statue preistoriche. Per conoscere la storia locale dobbiamo andare indietro ad almeno 5000 anni fa, all’epoca neolitica quando in tutta l’isola vennero eretti decine di menhir.

Questa è la zona del Sarcidano, nota agli studiosi proprio per la ricchezza dei beni archeologici rinvenuti.

Aymerich è il nome dell’ultima famiglia nobiliare laconese a cui sono dedicati il castello e il parco omonimi, ricchi di lecci ed altre piante, fra cui spiccano specie esotiche ambientate bene qui.

Arriviamo quassù all’ingresso del bosco dopo una bella passeggiata, immersi in un immenso lecceto da cui giunge il rumore dell’acqua che sgorga dalle montagne. Ma il cielo si rannuvola e inizia una pioggia torrenziale.

Dobbiamo correre giù in centro e rifugiarci in un baretto. La nostra visita finisce qui dentro, circondati da anziani laconesi che ci guardano come se fossimo due extraterrestri. Peccato, torneremo!

SANLURI

Scendendo da Barumini, sulla via del ritorno a Cagliari, ci fermiamo a Sanluri per un caffè e una passeggiata.

Abbiamo lasciato i rilievi montuosi della Sardegna centrale per immergerci nel Campidano, comune vasto e popoloso con quasi 10000 abitanti, mentre i paesi visitati nella Marmilla ne hanno al massimo 2000.

L’area fertile e pianeggiante è destinata all’agricoltura, l’antico abitato tuttavia è dominato da un colle.

Qui sorge il castello medievale dedicato ad Eleonora d’Arborea.

Ho appena scoperto un libro dedicato interamente a questa figura storica sarda, importantissima, che ancor oggi non mette d’accordo le persone sulle sue opere.

Girando attorno al castello si gode della vista e dei giardini tutto intorno.

Oggi è sede del Museo Duca d’Aosta con testimonianze di vari periodi storici dal Medioevo ai giorni nostri.

La parte più bella per me è scoprire l’impianto urbano con le chiese e i palazzi del paese.

Info pratiche

Eccovi di seguito alcune informazioni utili, spero, per chi vorrà seguire le nostre tracce a Barumini e dintorni.

Alloggio Diecizero affittacamere.

Non solo storia e archeologia, in centro a Barumini un ex cinema è diventato un design BB che richiama atmosfere cinematografiche, colori, luci e forme nelle stanze e negli spazi comuni.

Un poco inquietanti i manichini e i bambini all’ingresso, ma per il resto tutto bene.

Bar centrale

All’incrocio principale del paese e molto vicino alla fermata del bus ARST, qui passa la gente a ogni ora. Noi facevamo colazione qui ma ci siamo fermate anche per una birretta prima di cena. Ichnusa non filtrata, ovvio.

Ristorante il cavallino della giara

Cucina tipica locale, semplice e senza fronzoli, innaffiata da ottimi vini e con un ottimo rapporto qualità prezzo. Dopo cena provate il mirto fatto in casa, una vera delizia.

Mi inquietano i saloni dove si mangia tutti insieme ma qui lo spazi è abbastanza ampio per tutti.

Pizzeria shardana

Comoda a due passi dal centro, pizza buona e servizio veloce.

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