La città degli Angeli – Capodanno a Berlino “ombelico d’Europa”

di Angelo Pilozzi e Roberta Zennaro, gruppo Roberta Zennaro.
Articolo non pubblicato sulla rivista ANM

Prologo: Perché Berlino?

I motivi sono tanti: perché me ne hanno parlato bene gli amici che ci sono stati e perché, avendo ancora deciso per Avventure nel Mondo con una sola settimana di anticipo, ho prenotato il 20 dicembre, non c’era più posto per l’Andalusia che pure mi affascinava per il clima, più temperato che in Germania, o infine per la misantropia che mi sta prendendo e mi fa somigliare ad un orso che, guarda caso, è proprio il simbolo di Berlino. Cosicché dopo una vigilia a raccogliere olive, mi basta un Natale in casa con amici per distrarmi finché arriva la telefonata da parte di Roberta, coordinatrice, che ha sostituito la titolare ieri. L’unico contatto con Avventure è stato quando ho saldato il conto e quando mi danno pure l’opportunità di passare una notte in più e tornare lunedì 3 gennaio, anziché il 2 con gli altri. Passo la nottata quasi in bianco, persino la luce se ne va, fuori tira vento e piove.

26-XII-2004

Sveglia alle 5.30, ancora vento e pioggia, in taxi e trenino raggiungo il check-in della Swiss a Fiumicino, AnM ci offre lo scalo a Zurigo per arrivare a Berlino. Apprendo del forfait di Fabiola, l’altra persona che doveva partire con me da Roma. Il gruppo si formerà a Berlino, gli altri partono da Roma e Milano più tardi, ma io arriverò ben prima di loro quindi decido di recarmi direttamente in albergo. Al duty free compro il nuovo after shave Calvin Klein, decolliamo in ritardo ma l’aereo è finalmente spazioso, nulla a che vedere con i claustrofobici link Roma-Milano dell’Alitalia. All’atterraggio la sensazione è che per un pezzo il bel sole che mi ha illuminato sarà solo un ricordo, infatti siamo sopra lo zero ma fuori c’è foschia, pioggia e cielo cupo. Supero le formalità doganali, la valigia mi attende a Berlino, sono circondato da matrone arabe che mi superano nella coda con i loro signori (e padroni) vestiti di bianco, che devono seguirle “visto che madame è avanti”. Il Sud Est asiatico è stato appena colpito da un tremendo maremoto, il gruppo di AnM con cui ho condiviso questa prima tratta è deciso a proseguire per la propria meta: aeroporto di Colombo poi Phuket e altre isole del sud della Thailandia. Comincio a prendere coscienza che questa tragedia farà da sottofondo all’intero viaggio, tramite le immagini che la CNN trasmette a tutte le ore. Il secondo aereo è più piccolo, il decollo avviene 23 minuti dopo l’orario previsto: i trasporti sono i trasporti, non c’è Svizzera che tenga. Le hostess svizzere non offrono neppure l’acqua, se non a pagamento, con l’eccezione di un delizioso cioccolatino al latte. Contrariamente alle previsioni anche questo volo è allietato da uno sprazzo di sole che illumina gli oblò dell’aereo. Scendendo su Berlino mi colpiscono l’abbondanza di verde (alberi e parchi), e azzurro (fiumi e laghi). Supero il controllo passaporti, ritiro la valigia poi mi inoltro all’interno del razionale aeroporto Tegel alla ricerca del banco Swiss per la conferma del volo di ritorno. Riaccendo il telefonino: un messaggio dall’Italia, poi solo emergenza. Ricerco il bus 109 indicatomi dalla coordinatrice, un gioviale tedescone mi da la tessera settimanale per i mezzi pubblici, poi inizia a spiegarmi Dio sa cosa. Esco dal terminal e inizia a piovere, ma non fa il freddo che mi aspettavo, salgo sul bus e l’autista non sa di cosa parlo quando gli chiedo della fermata in via Black Troy (così me l’aveva indicata Roberta); sto per scendere quando una signora mi ispira simpatia, forse perché tra tante bionde è l’unica mora e mi fa capire che sì, questo è il bus giusto, poi si intromette un massiccio indigeno appena sbarcato con valigione al seguito e mi fa capire che forse sto cercando Bleibtrau strasse, che in tedesco suona proprio come Troia Nera, e mi fornisce le giuste indicazioni per arrivarci. Nel tempo che il bus impiega a portarmi a destinazione passando su viali diritti costeggiati da edifici stile ottocento (che mi ricordano Parigi, Vienna e Torino), mi rende edotto della bellezza dei dintorni di Berlino. Solo Potsdam meriterebbe 2 giorni di visita perché ha un parco ed un castello magnifici, ed è bella anche la città vecchia, mi informa che stiamo attraversando Berlino Ovest, la parte Est è dopo la Porta di Brandeburgo, e mi invita a cercare in terra una strisciolina che segnava il punto dove sorgeva il Muro fino alla sua caduta, 9-XI-1989, e indicava il confine (the border) fra il Bene ed il Male (…). Mi conferma quello che ho appena letto sulla relativa giovinezza della città, intesa come centro di potere: Berlino festeggerà i 300 anni nel 2010, all’inizio era formata da una serie di villaggi sullo Sprea, unificatisi nei secoli.


Per passare al lato umano mi dice che è tornato ora da Dubai, dopo una vacanza di 7 giorni nel deserto, che è austriaco e da 32 anni vive e lavora a Berlino; fra 11 mesi andrà in pensione e conta di tornare a Vienna. Ci salutiamo con un caloroso “Happy New Year” e “Good Luck”; poi scendo anch’io e vago una quarantina di minuti prima di trovare la pensione. Così tra i disegni ortogonali che le grandi strade formano osservo gli imponenti palazzi, la numerazione progressiva delle strade (perché giocare a pari e dispari come da noi?), l’assenza di un vero traffico e la mancanza assoluta di scooter e moto (a parte qualche ciclista infreddolito). Oltrepasso una Chiesa luterana e, sempre in Parisier Strasse, giungo alla pensione scoprendo che ho fatto il giro dell’isolato per arrivarci mentre potevano bastare 5 minuti. Ottengo le mie chiavi e salgo, la stanza è luminosa ma il bagno è in comune con altre 2 stanze da 4: c’è il rischio di condividere un water con 12 persone! Dopo una doccia tonificante, alle 16,30, al buio e sotto la pioggia vado a zonzo in Kurfürstendamm, il viale alberato illuminato per le festività su cui si aprono le vetrine più note dell’universo globalizzato: Chanel, Bulgari, Cartier, Prada, Tod’s, Gucci ecc. I passanti sono davvero pochi, forse perché oggi è domenica e per di più Santo Stefano, la caratteristica più carina sono le statue di orsi a grandezza naturale, di solito ritti sulle zampe posteriori, con quelle anteriori aperte, coloratissimi, forse proprio per formare un contrasto più stridente col cielo che li sovrasta. Lo stomaco mi invia chiari segnali ricordandomi che da ieri a pranzo non riceve un buon pasto caldo, del resto nella mia passeggiata ho notato che in tutti i locali tra cui “La Cucina Romana”, “Via Veneto” e “da Alfredo” c’è già gente dedita alla cena, in locali dalla temperatura confortevole. Passeggiando scopro il Museo della Storia di Berlino, alle 19 torno in pensione. Il gruppo giunge alle 20.30 e, fra discussioni su come dividere le camere, faccio conoscenza con la truppa. C’è una famigliola di Sesto San Giovanni, un commercialista di Pescara, due amiche di Roma e in ordine sparso altre 9 persone tra Genova, Reggio Emilia, Roma e Milano, le categorie più rappresentate sono insegnanti e liberi professionisti. Roberta, la coordinatrice, si presenta con uno strampalato zuccotto in testa. Alla fine dall’urna esce fuori che: la coppia delle romane (le cosiddette sciure) va nella stanza già prenotata per loro con il bagno in camera, la famigliola fa per sé, Rosetta con Marietta e Rosaria, le restanti 4 ragazze insieme ed io, con Alessandro, ci ritroviamo in una splendida stanza da 4 in … 2, inventando la presenza di 2 eterei inquilini, Guido e Leonardo, per non destare inutili gelosie. Usciamo a cena, sono le 21, entriamo in un locale “tedesco” nei pressi della pensione dove con 15 euro mangio una bella doppia cotoletta viennese con patate, insalata e broccoli, innaffiata da una buona birra, e non so resistere ad un bis di quest’ultima per accompagnare uno strepitoso strudel (ormai la fame è passata e l’aggettivo è ancora più qualificante). Si finisce con un grappino offerto dalla casa, anzi scucito dall’intraprendente capogruppo. Fra lo stridio dei caratterini e di atteggiamenti contrapposti, tipo “hai preso i miei cavoli rossi con la tua forchetta”, ed il pagamento dei primi 100 euro di cassa comune, Roberta ci illustra il programma dei prossimi giorni. Dormiremo sempre nella stessa pensione, faremo un unico giro fuori città (a Potsdam), 3 giorni dedicati ai musei, il 1° gennaio a riposare, mentre per la notte di Capodanno spuntano proposte alternative: attendere il nuovo anno sotto la Porta di Brandeburgo, andare a dormire, o assistere ad uno spettacolo di travestiti, qui molto quotato (?!?).

Io sono quella con lo strampalato zuccotto in testa che, con il gruppo, si materializza la sera alla pensione. Avventure mi ha chiamato alla vigilia di Natale per chiedermi di accompagnare un gruppo a Berlino il 26. Evidentemente è una situazione di emergenza, a Roma sanno bene che tenevo molto a fare un viaggio per finire bene un 2004 difficile, ma non mi danno tempo per pensare: devo solo dire sì o no. Ed io, nonostante sia già stata a Berlino, nonostante abbia già organizzato la fine d’anno in Liguria a raccogliere olive, cosciente che farà freddo di sicuro e con la prospettiva di condurre un gruppo sconosciuto, non resisto e dò subito la mia disponibilità a partire. Così con poche formalità e un minimo di documentazione, dopo avere passato il Natale con la mia famiglia per il pranzo di rito faccio la valigia e parto. Sono stanca ma serena perché a priori questo è il viaggio più semplice dell’Universo: conosco Berlino, non sono previsti spostamenti fuori città, l’euro ci accompagna ormai da tre anni nelle spese. Insomma, cosa potrebbe mai succedere? Il viaggio è ok a parte le lungaggini delle formalità doganali e lo scalo a Zurigo. Il gruppo che qui si compone, quello che fa spesso la differenza tra viaggi migliori e peggiori, è in effetti variegato, chissà.

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3 comments

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viaggio assurdo, gruppo terribile ma alcuni personaggi da salvare. come angelo con cui abbiamo passato dei bei mesi stando a nostro modo vicini e andando nelle cinque terre a pasqua. abbiamo fatto un minimo di programmi. poi lui è sparito, non era la prima né l’ultima volta e va bene così. ho dovuto dunque usare le foto del primo viaggio a berlino, con i miei, nel 1992. tutto qui.

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ehi tu ma ti pare un nome masticone??? chissei? 6 stato a berlino vero? così intanto ci stringiamo la mano virtualmente, a presto su questi schermi – roberta

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certo che ci sono stato
e mi piacerebbe tornarci con te,,,;)))

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