Domenica 23 marzo scorso era la prima domenica di primavera ma non sembrava, un freddo inaspettato è tornato su tutto il Nord Italia. Dopo aver tirato fuori i vestiti da mezza stagione, per uscire abbiamo dovuto riprendere cappotti, vestiti pesanti e ombrello.
Ci ha pensato il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, a riscaldarci con decine di visite guidate in siti minori e residenze private. Avrei potuto andare alla sede RAI di Corso Sempione a Milano, o all’albergo diurno, o alla chiesa di San Celso. Ma non ero in centro. In compagnia delle mie carinissime amichette, dopo pranzo abbiamo visto gli appuntamenti fuori città: Bernate Ticino,Trezzo sull’Adda, Locate Triulzi, Ozzero; la nostra scelta è caduta su quest’ultimo paese, che per me è sinonimo di Gorgonzola DOP ma che è stato una fonte di tante interessanti scoperte. Ecco cosa abbiamo visto in un paio d’ore.
Ozzero si trova nella valle del Ticino, molto vicino alle più famose Abbiategrasso e Morimondo. Ha una storia antica, che riconosciamo a partire dall’epoca romana e poi con le invasioni barbariche. Tutti i dominatori che ci sono passati, inclusi i Visconti e gli Sforza, hanno lasciato una traccia nei palazzi del piccolo centro storico, costruiti tra il XVI e il XVIII secolo, che visitiamo dopo avere lasciato l’auto in un comodo parcheggio.
Sulla piazza si affacciano la chiesa di San Siro, con molte parti moderne dove però emergono affreschi e tracce dell’impianto quattrocentesco…

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e il palazzo Cagnola che ospita il municipio. Qui spiccano un bel giardino pieno di fiori, il giallo delle pareti esterne e la torre spagnola, dove saliamo per vedere il panorama sulla campagna e le montagne nuovamente innevate. Costruito con funzione difensiva per controllare l’accesso alla città, era autonomo, cioè sia in grado di ospitare i militari della guarnigione, sia per gli approvvigionamenti.
L’acqua del Ticino è ancora buona da bere, ci dicono, perché la falda è purificata passando per la falda. Fino a pochi anni fa la si raccoglieva dal pozzo, collocato proprio sotto la torre.
Cagnola è anche il nome del costruttore di Porta Ticinese e dell’arco della Pace, a Milano. Non a caso una delle vie che si dipartono dall’arco porta il suo nome.
Palazzo Barzizza apparteneva a una famiglia molto in vista di Ozzero, che ha condiviso con i Rezzonico e i Migliavacca la storia dell’edificio e l’ha impreziosito nel tempo con quadri, affreschi e trompe l’oeuil alle pareti del salone d’ingresso, al primo piano. Le stanze che si dipanano sulla destra sono riccamente decorate e ammobiliate, come si conveniva al rango dei proprietari.

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Appena fuori dal centro si trovano il Fontanone che, credo, servisse come riserva d’acqua per uso domestico, e il possente squadrato palazzo Centurione, affascinante anche se attualmente è in rovina. Hanno dovuto tagliare gli alberi del giardino per consentirci di salire sulla collinetta che lo ospita, finora nessuno ha voluto prendersene cura. Chissà perché.

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Fa un freddo pazzesco. Tira vento e di tanto in tanto piove. Io sono uscita ben coperta, le amiche mi prendono in giro ma poi, con addosso una sola giacca leggera, si congelano. Sarebbe da fermarsi a prendere qualcosa di caldo, vi sono molti baretti ma prima che venga buio vogliamo vedere anche il famoso caseificio Arioli, anch’esso partecipante alla manifestazione del FAI.
Il navigatore maledetto ci manda prima in mezzo ai campi, dove c’è l’agriturismo omonimo ma non il caseificio, poi… a casa del signor Arioli. Ma troviamo il caseificio alle 18 passate, non credo che i proprietari siano contenti di avere ancora visite eppure ci accolgono lo stesso, con un banco affollato da forme di taleggio, primosale, gorgonzola e burro, i gioielli di famiglia.

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Ho fatto una scorpacciata di gorgonzola pochi giorni fa e mi accontento di acquistare due tipi di taleggio, buonissimi. Idem le amiche. Dovremmo tornare a Milano ma con un guizzo ci fermiamo un attimo nella vicinissima Morimondo, dove vorremmo visitare al volo la splendida abbazia ma… arriviamo alle 18,30 e la chiudono davanti al nostro naso. Peccato!

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Cartina alla mano, in un pomeriggio tranquillo abbiamo visto un pezzetto “minore” della provincia di Milano, uno delle tante località degne di nota e che spesso trascuriamo anche solo perché le abbiamo vicine.

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Immersa nel verde della campagna, questa zona ricca di natura è pronta a esplodere di vita appena tornerà quel bel calduccio a cui ci eravamo prematuramente abituati. Torneremo? Spero di vincere le mie paure e inforcare una bicicletta, la prossima volta che verrò, non è questa la zona dei navigli?

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