Ventisette anni dopo la mia prima gita a Lucca ci ritorno, nel luglio 2014, per la zingarata estiva con le mie amichette. Sono sempre un po’ di corsa; il mio primo pensiero è di rimettere occhi e piedi in Piazza Anfiteatro e sulla Torre Guinigi, la torre con il ciuffo verde degli alberi piantati sulla sua sommità. Per emozionarmi, e per ricordare com’era bella la mia vita a diciannove anni, appena iniziata l’Università, nel mezzo dello scavo alla vicina rocca di Ripafratta: avevo tanti amici e pochi pensieri, e un turbinio di cose fuori e dentro di me.

Sapendo più o meno da dove entriamo, alla prima piantina utile cerchiamo una direzione, ma è più divertente vagare e guardarsi intorno per orientarsi.

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La sagoma ellittica della piazza è inconfondibile.

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Anche il ciuffo verde degli alberi si vede, ma solo alzando lo sguardo imboccando via Sant’Andrea.

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Se ne distingue l’architettura romanico – gotica lucchese e, al livello più alto, trifore e quadrifore che la rendono più lieve (un problema non da poco nel Medioevo, quando i crolli di parti troppo pesanti erano abbastanza frequenti).

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Non c’è coda alla biglietteria (4 euro) né su per le scale.

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I 225 gradini che portano in cima alla torre, prima per scaloni ampi e alla fine per rampe metalliche più strette, mostrano com’era la città in epoca medievale: vi sono diverse finestre con vista e soprattutto molti quadri che raffigurano la vita di Lucca in quel tempo.

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Sono una narrazione interessantissima delle guerre con le vicine signorie, a volte con immagini crude e un abbondante utilizzo del colore rosso sangue.

Ma sono anche una divertente rappresentazione della vita in tempo di pace.

Il vero spettacolo però si gode dall’alto dei suoi 45 metri, dove lo sguardo spazia sul centro storico di Lucca, racchiuso tra le mura lunghe cinque chilometri.

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Si distinguono ben tre cerchie di mura, costruite in periodi diversi (le più esterne furono costruite tra il Cinquecento e il Seicento), la città nuova, le colline e, oltre, gli Appennini e le Alpi Apuane. I sette alberi di lecci piantati e accuditi da secoli ci costringono a passare di sbieco, alternandoci ai tanti turisti, quasi tutti stranieri, in visita.

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Che città stupenda! Me la ricordavo esattamente così da 27 anni, oggi il cielo è macchiato di nuvole scure che fanno presagire il prossimo, immancabile acquazzone, una presenza costante in questa strana estate del 2014.

Nel Medioevo Lucca contava oltre 200 torri e campanili, ancor oggi gli uni e le altre non si distinguono bene, sia perché sono costruiti spesso con gli stessi materiali (pietra e mattoni) sia perché sono stati più volte mozzati e rimaneggiati, se non abbattuti a partire dal Cinquecento. Il bellissimo e unico giardino pensile fu costruito proprio dai Guinigi nel momento del loro massimo potere, ed è rimasto intatto nel tempo fino al passaggio di consegne al comune di Lucca.

A fronte di una città vista dall’alto, ce n’è una altrettanto bella da vedere dal basso, a passeggio tra corte viuzze e strade più ampie come il Fillungo.

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Piazze grandi e piccole sono ornate di grandi chiese. Non entriamo nemmeno nel Duomo, che custodisce la splendida tomba di Ilaria del Carretto. Ma tanto l’ho già vista!!

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Piove. Ci ripariamo sui gradini di un negozio chiuso per pranzo, consumiamo i nostri ottimi panini e appena smette ci infiliamo in un bel caffè.

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In meno di tre ore ho ripassato vecchie immagini e ricordi e, forse, sono pronta per partire. Il piano A prevedeva qualche ora in spiaggia ma con questo tempo non è il caso. Le ville della Lucchesia ci attraggono di più, non ne sappiamo quasi nulla ma poiché si trovano a nord, sulla via del rientro, ci consentono di passare per la Garfagnana e “saltare” la prima parte dell’autostrada verso Milano. Sono o non sono Zingarate?

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