Si parte! Ero arrivata a Vico del Gargano lunedì sera e ora, dopo due giorni pieni di esplorazioni e scoperte, me ne vado: è giovedì mattina, con calma preparo le mie cose e riordino i pensieri, mi spiace partire perché stavo bene qui ma questa sera mi aspettano in una città che volevo visitare da tempo, la magica Matera. Mentre scendo coi bagagli dal Pizzicato Eco BB penso che questo sia un arrivederci, non un addio, so che questa è un po’ una casa per me e che sarà aperta per accogliermi anche in futuro. Al bar Pizzicato, sempre da Pino, faccio colazione, saluto e ringrazio. Inoltre da stasera non sarò più dasola e intendo godermi al massimo l’ultimo giorno di libertà, l’aria da respirare a pieni polmoni, il vento che posso seguire senza nulla chiedere.

La prima tappa di oggi è in un capoluogo vituperato per la sua affollata confusione, a Foggia non ci si ferma a lungo da turisti e infatti io non ci vado per una visita, anzi sì. Vorrei salutare gli amici di Emergency che sul Polibus prestano assistenza e fanno “orientamento socio sanitario” ai migranti e agli indigenti di differenti Paesi, anche italiani, in zona aeroporto. Facile da raggiungere anche senza navigatore, il viale fuori dalla tangenziale mi ricorda quando venivo qui per lavoro una quindicina d’anni fa. C’erano molte piccole fabbriche di conserve ma facevano poche analisi per essere nostre clienti, mentre le due industrie più importanti per i miei strumenti erano come sempre due: la trasformazione cereali e il lattiero caseario. Qui vicino c’è il tavoliere delle Puglie no?

C’era un laboratorio analisi e c’è ancora il cartello che lo indica, pazzesco. C’erano le prostitute in attesa dei clienti che ho visto lungo tutta la strada, ora come allora. Ragazze bionde coi lineamenti dell’est, donne di colore, insomma merce per tutti i gusti e per tutte le esigenze, diversamente schiave come forse erano anche in patria prima di venire qui, povere, che vita fanno? A pensarci bene però non credo se la passino meglio i lavoratori agricoli, sfruttati per pochi euro al giorno da orribili caporali che dispongono delle loro vite, oltre che delle loro braccia, che li sfruttano e li sfiniscono. Nei mesi successivi alla mia visita farà talmente caldo che più di qualcuno morirà collassato a terra, dopo ore trascorse a schiena bassa a raccogliere ortofrutta. Per noi che la troviamo in comode vaschette, magari lavata e fatta a pezzi pronta per l’uso, che la paghiamo fior di quattrini ma non abbiamo manco voglia di metterla sotto l’acqua, che schifo!

Ma dove sta il Polibus? La mediatrice che sta qui in trasferta da Marghera mi ha detto il loro indirizzo e mi ha dato tutte le indicazioni per raggiungerli, inclusi i loro stretti orari che coincidono con servizi diversi più o meno stanziali, dovremmo avere tempo solo per un caffè ma per me è più che sufficiente. Dovrebbero stare qui vicino, dovrei riconoscerli ma gira e rigira non trovo nulla, nemmeno con l’aiuto di Google Maps che, invece, mi manda in centro città, orrore! Orrore perché perdo un’ora e una volta avviata nei gironi infernali dei sensi unici non si esce più dal centro di Foggia e ovviamente non ho modo di guardarmi intorno e cercare qualcosa di minimamente bello. Comincio a girare in una città grande, disordinata, affollata dai banchetti del mercato del giovedì e con le poche auto che si muovono con quello stile terrone insopportabile tipo “passo io” a cui non mi abituerò mai. Per fortuna i miei angeli custodi sono sempre all’erta, guido piano e ho i riflessi pronti, a un piccolo incrocio una piccola auto con dentro due donne prepotenti pretende di avere la precedenza, inchiodo, per un soffio non ci incocciamo. Le maledico e le faccio passare, che brutte persone! La via omonima di quella indicatami dagli amici di Emergency è un vicolo con case sgarrupate dove mi concedo due passi, ma solo per assicurarmi che sono nel posto sbagliato, che è tardi per qualsiasi sosta e devo ripartire. Senza nemmeno il tempo di un caffè che al più dovrei cercare in una casa, non c’è un baretto in vista. Col senno di poi anche questa incompleta esperienza è stata istruttiva ma al momento sono seccata.

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Faccio la superstrada e la statale, così risparmio soldi di autostrada e benzina. Il cielo cambia colore varie volte, la strada verso sud ora è dritta e larga, ora stretta e tortuosa ma andando piano quasi quasi me la godo anche perché i colori della campagna e del cielo sono particolarmente belli, sia nella parte pugliese sia al mio ingresso in Basilicata. Quanti ricordi anche quaggiù! Il cartello che indica Melfi mi riporta ai bei tempi in cui visitavo le grosse fabbriche per la produzione di prodotti da forno, che tuttora sfornano milioni di merendine e snack. Mi sono divertita a venire qui a orari strani per fare i controlli igienici, esplorando il territorio a piccolissime dosi. C’era pure la Fiat all’epoca, con i vagoni merci carichi di Punto che partivano verso nord. Mah non commento. Nel 2002 c’era pure Gabriele Salvatores che girava Io non ho paura ma non ne sapevo nulla. Arrivata a Melfi quando cercavo l’hotel la gente mi chiedeva “Ma è venuta per il film?” No rispondevo, per trovarmi poi un paio di giorni con lui, la troupe, gli attori, tutti insieme alla Fattoria (si chiamava così); fu un’esperienza divertente.

Oggi non mi fermo, vado, nel primo pomeriggio c’è un’amica che mi aspetta a Gravina perché come dicevo da oggi non sono più sola. Emanuela è una cara bloggamica che non vedo da molto tempo, molto equilibrata tra i viaggi e la sua terra incastonata nell’Alta Murgia al confine fra Bari e Matera. Sono sicura che Gravina in Puglia mi piacerà, anche se faccio nuovamente confusione sul luogo di ritrovo e preferisco camminare dal comodo viale dove ho parcheggiato sino all’ingresso della sua scuola, dove mi aspetta. Abbracci e subito via, mi porta al ponte viadotto e alle chiese rupestri paleocristiane, con una vista pazzesca da ogni parte arricchita dal verde delle piante erbacee che stanno appena crescendo e dai soliti numerosi fiori.

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La roccia calcarea che cinge l’ambiente sopra e sotto arriva fino in fondo al canyon dove scorre il torrente Gravina, si chiama proprio così, affluente del Bradano. I saliscendi aiutano a vedere in prospettiva la bellezza degli edifici e dei tanti palazzi, la cattedrale e le numerose chiese, costruite nei secoli in questo luogo di passaggio forgiato prima dalla natura e poi dagli uomini.

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Federico II di Svevia veniva qui a riposare dopo le battute di caccia e qui fece erigere un castello, ora in rovina, nulla a che vedere con Castel del Monte collocato poco a nord ma comunque testimonianza della vita medievale. Senza dimenticare gli insediamenti preistorici, la presenza di Greci e Romani con la vicina via Appia. Alla città visibile si contrappone quella invisibile, una Gravina sotterranea che mi affascina, ma che riservo per la prossima visita.

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Stiamo insieme meno di due ore, fra chiacchiere e foto non ci fermiamo nemmeno per il caffè d’ordinanza, mi consegna del bel materiale messo a punto anche da lei col suo lavoro di grafica e via, riparto!

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Matera è a meno di un’ora di strada, ci arrivo presto ma commetto un ultimo errore, ascoltare il signore che dall’hotel mi ha consigliato di arrivare in auto per essere comoda con i bagagli. Ora apprezzo il pensiero, ma il fatto che ho perduto un sacco di tempo girando intorno alla cattedrale, su e giù per improbabili sensi unici, ha un prezzo. Va be’ è andata così, diciamo che al mio arrivo ho visto Matera da una prospettiva diversa e mi è subito chiara la magia di una città unica, bistrattata in passato e oggi valorizzata come si deve, finalmente, e alla fine di una lunga giornata le luci cangianti del tramonto la rendono ancora più bella.

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Parcheggio temporaneamente alla Cattedrale perché sì, ho scelto un alloggio non centrale, centralissimo, e un minuto dopo faccio check in. Le Monacelle ci ha trovato posto nella camerata ostello, dove ha una cinquantina di posti letto comodi e puliti. Durante il ponte del primo maggio non avete idea di quanta gente è venuta qui, è stato difficilissimo trovare posto, ma di questo convento – fondazione – hotel – ostello parlerò in uno spazio dedicato. Domani arrivano le mie due bloggamiche preferite e stasera, dopo essermi rassettata, esco per cena. Non sono sola perché vengono a trovarmi due squisiti compagni di viaggio che abitano qui vicino. Non ci vediamo da quattro anni quando andammo insieme nella bellissima e lontanissima Mongolia, un viaggio epico da dove sono tornata stregata (e da cui è nato il mio blog). Sistemano la mia auto in un posto vicino e sicuro dove starà ferma due giorni, mi offrono la cena in un ristorante carinissimo ricavato in una grotta. Cosa volere di più? Un lucano? Ne ho addirittura due! Mangiamo bene, assaggiamo un aglianico super e chiacchieriamo dei nostri quattro anni passati senza incontrarci. Insomma la serata vola via ed è un peccato quando dobbiamo salutarci. E abbracciandoci chiediamo che il nostro non sia un addio ma un arrivederci, magari per un nuovo viaggio assieme. Matera è qui con me, loro sono vicini e io sono felice. Buona notte!

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