Non mi è mai piaciuto scrivere a caldo le impressioni di viaggio ma per le Azzorre faccio un’eccezione. Perché è stato un viaggio eccezionale, casomai non l’aveste capito da soli. Buona lettura. Seguiranno molti altri post.

IL PAESE – Nove piccole isole sperdute nell’oceano Atlantico: le isole Azzorre appaiono così sulla cartina, si trovano a metà strada tra Europa e nord America e assieme a Madeira, Canarie, Capo Verde costituiscono quattro arcipelaghi di origine vulcanica e con fenomeni vulcanici ancora attivi, estesi in latitudine sino all’Africa centrale. Macaronesia è il nome con cui sono indicate, una parola antica che significa isole fortunate, luoghi meravigliosi plasmati dalla natura, minimamente scalfiti dall’opera dell’uomo. Ho iniziato a visitarle vent’anni fa proprio con Avventure, ho iniziato da Madeira poi son stata a Capo Verde e da sola alle Canarie.

Ora posso dire con orgoglio di averle viste tutte e quattro ma ancora con qualche isola da approfondire, che sarà la scusa per tornare. Tra tutte, le Azzorre sono sicuramente le più isolate: i primi uomini vi giunsero solo all’epoca delle grandi scoperte, pochi anni prima del 1492 quando Cristoforo Colombo sbarcò in America e l’Europa perse il suo ruolo centrale nello scacchiere mondiale. Da allora tante navi di passaggio su questa rotta sempre più affollata si sono fermate qui, hanno scaricato persone in cerca di fortuna, animali e piante che ben si sono adattati in un ambiente naturale ricco ma allo stesso tempo arduo da conquistare. Sono passati corsari e pirati, sono state coltivate piante pregiate che ne hanno segnato la fortuna economica ma non per sempre. Vino e arance sono assai meno diffusi che in passato, mentre frutti tropicali come ananas, banane e persino il tè hanno oggi un discreto mercato.

A ogni periodica crisi economica le dure condizioni di vita han fatto emigrare gli azzorriani, come se essersi trasferiti qui dalla madre europa non bastasse più e l’america fosse la migliore opzione possibile. Ancor oggi i flussi migratori verso USA e Canada non sono finiti: se una volta erano i migliori balenieri (si dice così?) e hanno imparato quest’arte crudele meglio di chiunque altro al mondo, ora che è stata vietata la caccia alle balene continuano ad andarsene. Quando tornano, per un’estate o per sempre, hanno un gruzzolo di denaro e tanta voglia di impresa (principalmente nel turismo e nei servizi collegati). Speriamo che questa voglia non si sfoghi sull’ambiente perché questo è un paradiso da tutelare… e un inferno naturale allo stesso tempo. La bellezza indescrivibile di ogni angolo delle Azzorre è data da scenari estremamente diversi: foreste e colline in primavera ed estate sono punteggiate di fiori, soprattutto le enormi ortensie blu ormai simbolo del paesaggio azzorriano, pozze d’acqua proteggono dalle onde dell’oceano e vi si può fare il bagno, aspre scogliere si gettano ripide in un mare che quando è in burrasca fa paura. E se lo attraversate in nave non sapete a cosa andate incontro…

L’oceano atlantico è tutto intorno, qui si incontrano le correnti d’aria calda e fredda provenienti da nord e sud che accumulano nuvole pronte a scaricare le piogge che passano via e si dirigono proprio verso di noi in Europa. Non dimentichiamo che qui nasce l’omonimo anticiclone… Vulcani inattivi da millenni, ma con un’attività sotterranea che potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro, si trovano in quasi tutte le isole. Terremoti e altre catastrofi naturali si sono abbattuti qui anche negli ultimi decenni. Capelinhos è un vulcano bellissimo e giovanissimo formatosi nel 1957, solo sessant’anni fa a Faial, isola che ha visto ribollire l’acqua del mare nell’arco di un anno con scene drammatiche e grande pericolo per gli abitanti, metà dei quali sono fuggiti. Angra do Heroismo il capoluogo di Terceira è stata semidistrutta dal terremoto del 1980, il suo sfavillante centro storico è frutto di pesanti restauri e ricostruzioni. Paesi e villaggi, case e chiesette (i cosiddetti imperios) sparse ovunque allietano l’occhio in una sequenza di panorami, soprattutto di colore verde e blu: cielo e mare si incrociano e si riflettono in mille sfumature.

IL VIAGGIO – Avventure propone tre diversi itinerari di dieci – quindici e venti giorni con la visita rispettivamente di quattro – cinque o sette isole, raggiungibili in volo da Lisbona e collegate da traghetti che consentono di effettuare piccole crociere sull’oceano e, se si è fortunati, avvistare i cetacei oggetto di escursioni in barca dedicate. Il mio viaggio ISOLE AZZORRE dura proprio due settimane ed è il compromesso migliore per vedere tanto senza correre troppo, godersi panorami pazzeschi e unici camminando quasi tutte le mattine e, dopo pranzo, dedicarsi ad attività più riposanti e altrettanto interessanti. Fermarsi in una pozza naturale per un bagno ristoratore davanti alle onde dell’oceano. Bere qualcosa in un paese osservando i suoi tranquilli abitanti. Mescolarsi a loro durante una delle feste popolari ancora molto sentite. La sera nei ristorantini si mangia pesce freschissimo, accompagnato da vini locali con un ottimo rapporto qualità – prezzo. Non c’è molta vita notturna né le classiche attività di mare come d’estate da noi, ma basta trovare un baretto al porto per trascorrere il dopo cena in buona compagnia. Del resto alle Azzorre non si viene per fare vita da spiaggia ma per godere della natura eccezionale e unica, per scoprire questo lembo di paradiso che alcuni paragonarono ad Atlantide, per sentirsi in pace. L’itinerario del viaggio ISOLE AZZORRE tocca a est la bellissima isola di Sao Miguel, più moderna forse proprio perché più vicina alla madre Europa, attrezzata per i crescenti flussi turistici ma ancora genuina in tanti luoghi dove la natura la fa da padrona. Laghi e lagune verdi e blu, pozze termali e vasche d’acqua sulfurea, il capoluogo Ponta Delgada e cittadine tranquille come Ribeira Grande punteggiano questo rettangolo di terra ricco di sorprese e suggestioni, antiche e moderne.

Vi sono poi le quattro isole centrali. Terceira altrettanto grande e poliedrica, Faial e Sao Jorge le più aspre e selvagge, Pico l’isola del vulcano dove ho lasciato il cuore, nonostante – udite udite – per le avverse condizioni meteo non siamo proprio riusciti a salire lassù, a 2.351 metri slm. Cosa mi è piaciuto di questo viaggio? Tutto perché ogni giorno ho sentito battere il cuore più volte per l’emozione, mi sono trovata a bocca aperta di fronte alla bellezza della natura che mi circondava, una natura che non conoscevo in un ambiente diverso da ogni altro scenario naturale visitato in precedenza. E dopo tanti viaggi vi assicuro che emozionarsi è sempre più difficile. Tutte le escursioni sono state diverse, dalle più brevi di una – due ore alle più lunghe di quattro ore, su percorsi superiori ai dieci chilometri in salita e discesa. Meno male avevo i bastoncini, ve li consiglio! Mi è piaciuto tutto tranne il meteo, siamo stati piuttosto sfortunati come se una nuvola di Fantozzi in formato gigante ci seguisse per darci noia. Sapete che si dice delle isole Azzorre? Che vi si possano sperimentare le quattro stagioni in un giorno. Atterrati a Terceira abbiamo avuto subito un assaggio di autunno, ma appena ci siamo messi in cammino è tornata l’estate, il sole è spuntato e ci ha aperto scenari sfavillanti per tre giorni. Poi è tornato il maltempo e a Sao Jorge abbiamo camminato due giorni sotto una pioggia battente che a volte trasformava il sentiero in un ruscello, costringendoci a rinunciare a qualcosa per consolarci con visite più ludiche come un bellissimo caseificio. Al momento di salire sul traghetto per Pico era l’ora del tramonto, il vulcano si stagliava nel cielo in tutto il suo splendore ed eravamo eccitati all’idea di poterlo conquistare il mattino dopo… invece il tempo è nuovamente peggiorato, una pioggia torrenziale non ci ha permesso l’ascensione e abbiamo dovuto fare altro: brevi escursioni a piedi e in bici e il giro completo dell’isola in pulmino per due giorni, abbiamo visto tutto, alzi la mano chi c’è riuscito! E alzi la mano chi ha assistito a una processione come noi a Sao Mateus!

A Faial anzi a Horta siamo arrivati nel mezzo della semana do mar, un po’ come andare a San Remo durante il festival. Abbiamo trovato regate e concerti, sfilate di gruppi folclorici, banchetti enogastronomici con ogni ben di dio, navi e barche ormeggiate al porto (la marina di Horta) la cui vita sociale ruota attorno al mitico Peter’s Café. Ci sarei rimasta una settimana. Ah abbiamo trovato (chi ha fatto l’escursione) pure delfini e balene, chiedete ai miei partecipanti se erano felici!

Di Sao Miguel ho già parlato, è talmente grande che mi sono tenuta la voglia di rivedere molte cose con calma e dedicarci qualche giorno in più. Insomma aspettatevi il mio ritorno alle Azzorre, la cosa che desidero di più a soli due giorni dal mio rientro. Cosa mi manca delle Azzorre? Visitare quattro isole. Flores. Corvo. Graciosa. Santa Maria. Sono curiosa a mille. La cosa che mi manca di più però è il mio gruppo di quindici scatenati partecipanti, anzi non tutti scatenati ma abbastanza vivaci da tenermi impegnata dal mattino alla sera.

Se dovessi rappresentare questo viaggio come una foto direi che è stato caratterizzato da tre elementi: paesaggio, regia, soggetti. Del paesaggio ho già parlato, della mia regia spero un poco si capisca (è stata una preparazione tanto impegnativa quanto soddisfacente). I soggetti, last but not least, sono il gruppo che si è rivelato una compagnia ottima, felice e bene assortita, come una maionese fatta in casa. Pur dovendoci amalgamare per mille aspetti, dovuti alle differenti esigenze anche anagrafiche (25 – 55 anni), dopo qualche doverosa discussione abbiamo trovato un equilibrio con cui siamo andati avanti bene facendo mille cose, sempre insieme tranne nei necessari momenti di libertà. Spero in un raduno a breve…

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2 comments

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E’ sempre bello leggerti 😉

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E insomma tu Clara il dono della sintesi eh… Niente altro. come stai cheffai…

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