Se siete già stati alla collezione Peggy Guggenheim a Venezia avete sicuramente presente L’angelo della città, la scultura in bronzo con l’uomo a cavallo che da Palazzo Venier dei Leoni guarda verso il Canal Grande. Il simbolo del museo è opera dello scultore pistoiese Marino Marini (1901 – 1980), proprio i suoi cavalli e cavalieri, assieme alle formose figure femminili dette pomone, sono i temi più spesso associati al suo lavoro che spazia dalla scultura alla pittura. Marini ha attraversato più di metà del ventesimo secolo, passando dalla natia terra toscana a Milano e Roma prima della guerra, al soggiorno in Svizzera durante gli anni della seconda guerra mondiale lontano dagli scempi perpetrati dal nazifascismo, sino a Venezia, l’Europa e gli USA dopo la guerra. Lo scorso 27 gennaio è stata inaugurata a Venezia la grande retrospettiva Passioni Visive, ospitata in precedenza a Palazzo Fabroni, nella sua città natale.
Ora in laguna sono esposte oltre settanta opere, due terzi di Marino Marini e un terzo appartenenti a un amplissimo periodo storico che va dall’antica Grecia al Novecento. Frutto della collaborazione tra i musei europei e americani che hanno concesso il prestito di sculture, statue e statuette, l’esposizione mette in dialogo l’arte di varie epoche. Manzù, Picasso, Rodin sono alcuni dei colleghi scultori contemporanei con cui Marini si è incontrato e scontrato nella sua lunga carriera, ma si possono ammirare ad esempio busti di epoca greca ed etrusca, pezzi di arte medievale e rinascimentale, provenienti da grandi musei italiani (Milano, Firenze, Palermo) e stranieri (Berlino, New York, Gerusalemme).
Molti sono i materiali utilizzati da Marini, che vano dal bronzo alla terracotta e legno policromi. Riguardo i soggetti immortalati, oltre a pomone cavalli e cavalieri egli si è soffermato sugli attori del teatro e del circo come giocolieri e saltimbanchi, che rappresentano più di altri la sospensione di molte vite nella nostra epoca e la necessità di imparare a stare in equilibrio. I ritratti esprimono più che le fattezze l’interiorità delle persone incontrate, fossero esse familiari, amici o esponenti della cultura e della politica. Negli spazi piccoli, quasi “domestici”, delle stanze della collezione queste opere artistiche si concentrano e generano emozioni altissime.
La mostra Marino Marini – Passioni visive è stata presentata venerdì scorso da Karole Vail nipote di Peggy Guggenheim, da quasi un anno direttrice del museo. Curata da Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, sarà visitabile sino al primo maggio prossimo. Lavazza ci ha fatto assaggiare un delizioso caviale di caffè prima della conferenza stampa, l’azienda torinese produttrice di caffè è corporate partner del Solomon Guggenheim Museum, assieme alla Regione Veneto e alle oltre venti aziende che fanno parte di Guggenheim Intrapresae.
Per sapere di più:
http://www.guggenheim-venice.it/exhibitions/marino-marini/index.html
http://www.fondazionemarinomarini.it/