Domenica 14 e lunedì 15 aprile torna a Randazzo, in provincia di Catania, la manifestazione Contrade dell’Etna, e per la sua dodicesima edizione si presenta più nuova che mai. Innanzi tutto dura più a lungo, due giorni invece di uno, e soprattutto propone la degustazione di vini giovani e meno giovani, non solo quelli dell’ultima annata com’era fino all’anno scorso. Si tratta di un evento unico nel suo genere sia per la sua collocazione prestigiosa, il Castello Romeo, sia per la possibilità di avvicinare un centinaio di vignaioli siciliani grandi e piccoli, produttori di eccellenze e spesso eroici per le difficoltà di coltivare la vite sulle pendici del vulcano. Io un anno fa ci sono stata e ne conservo ottimi ricordi: ho rivisto le grandi cantine come Firriato e Donnafugata, tanto per citare i primi due che mi vengono in mente. Ma quasi tutte le cantine siciliane sono presenti, riunite sotto il cappello dell’associazione Strade del Vino dell’Etna.

Per la maggior parte sono piccoli produttori con meno di cinque ettari impiantati a vigneto, e quindi poche migliaia di bottiglie prodotte ogni anno, come scrivevo lo scorso anno dopo la degustazione che mi ha fatto conoscere questo mondo di vini speciali:

Oggi 140 vignaioli coltivano la vite in soli 800 ettari, per una strana legge di Pareto l’80% dei produttori possiede max due ettari.

Il nerello mascalese è il vitigno più rappresentato assieme al nerello cappuccio, ma vi sono anche il carricante e catarratto da cui si producono pregevoli vini bianchi. Infine le vinificazioni innovative hanno portato in questa zona le bollicine e i vini rosati. Accanto alla produzione vinicola si sono sviluppate diverse attività ricettive di ospitalità e ristorazione: se gli agriturismi spopolano sul continente qui si trova una declinazione locale, il classico baglio siculo. E poi c’è il treno dei vini (che sta per partire con la bella stagione) una versione per winelover del trenino che da Catania gira attorno al vulcano, la ferrovia circumetnea, che permette di raggiungere le cantine associate con delle corse dedicate. Non potrei desiderare nulla di meglio per una visita e degustazione, libera dalla responsabilità di guidare!

Durante Contrade dell’Etna ho assaggiato ottimi vini raccontati dalla viva voce di chi li fa, con la consueta passione e con una marcia in più, il calore del sud, che qui certo non manca. Il calore della primavera ci ha accolti a migliaia e ci ha accompagnati per tutto il giorno, tra chiacchiere, tante ispirazioni e idee utili per il lavoro di tutti. Assieme a me c’era un pubblico di estimatori vasto e variegato, non solo locale, che per tutto il giorno si è mosso fuori e dentro i tendoni allestiti attorno al prato del castello. Tutti siamo passati pure al suo interno, dove un ricco servizio banqueting ci ha fatto assaggiare alcuni piatti semplici della tradizione siciliana, tra cui le mie amate melanzane. Le delizie dell’Hotel Scrivano, con la stessa proprietà del castello, hanno curato la parte culinaria.

Accanto a me c’era Alberto Falcone proprietario dell’azienda omonima, un espositore speciale che devo ringraziare per la sua preziosa assistenza prima e durante questo evento, un produttore che apprezzo da oltre un anno per la sua caparbietà e visione pragmatica del vino. Alberto nella sua cantina lavora con la famiglia da quasi trent’anni, per produrre Etna Rosso DOC a base Nerello mascalese. La produzione vinicola esiste su tutti i quattro versanti dell’Etna con caratteri comuni, come la forte escursione termica e la vendemmia tardiva. Eppure le condizioni pedologiche che si trovano sulle pendici del vulcano variano secondo svariati fattori quali:

  • il versante del vulcano su cui si trovano le viti,
  • l’altitudine che può arrivare a 1000 metri slm e oltre,
  • la piovosità assai variabile tra le pendici nord e sud dell’Etna,
  • l’esposizione dei vigneti (a volte terrazzati) e il tipo di impianto, es. alberello o spalliera,
  • la distanza dal mare,
  • il terreno (colate laviche di diverse epoche e caratteristiche) su cui crescono le viti.

Possono sembrare piccole differenze ma qui contano più che altrove e si riflettono in sfumature sensoriali, perciò vini prodotti a breve distanza possono risultare molto diversi. 

Tali sfumature sono abbastanza evidenti assaggiando i vini da campioni di vasca, come accade alla manifestazione. 

Accanto alla prevedibile sapidità dovuta al terreno vulcanico prevalgono le note floreali e speziate. 

Tutti i vini sono ricchi dentro e noto con piacere che sono molto curati dal punto di vista estetico, è evidente la ricchezza delle etichette che richiamano le bellezze del territorio, la ricchezza della storia, le tradizioni siciliane antiche e recenti: un vestito che in sostanza invoglia all’assaggio. 

Vi lascio ad alcune immagini di Contrade dell’Etna edizione 2018 piene di colore e poiché non posso farveli assaggiare da qui, vi consiglio di andare a vedere dove nascono questi vini, un territorio unico pieno di suggestione che è cresciuto negli anni e che, come mi auguro, ci riserverà ancora molte sorprese.

Aggiornamento – Alberto ci ha lasciato purtroppo, nel 2021, e mi spiace tantissimo perché era davvero una bella persona.

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