Domenica 6 ottobre 2019 andiamo a piedi da Laino Borgo a Laino Castello, il paese arroccato in alto tra i monti del Pollino, abbandonato dopo il terremoto del 1980 e “sostituito” con un nuovo paese a valle, più moderno e sicuro. Ora sta rinascendo come albergo diffuso, grazie all’investimento di un locale imprenditore illuminato. Anzi oltre agli attuali venti posti letto nella prossima stagione ci sarà pure la SPA.

IL SANTUARIO DELLE CAPPELLE DI LAINO

La prima tappa del mattino è il Santuario delle Cappelle di Laino Borgo, unico sacro monte del sud Italia, nato da un sogno di Domenico Longo che nel 1557 è partito per raggiungere Gerusalemme a piedi.

Al ritorno ha costruito questo luogo di preghiera che trasuda spiritualità, noto anche come “Gerusalemme di Calabria”. Tra le 15 cappelline in restauro la prima contiene le due sepolture di Maria e Giuseppe, dette della purificazione, Sant’Elena, San Giuseppe e gli altri santi a seguire.

La spiritualità è in ogni pietra e in ogni pianta, nell’immensa distesa lilla di ciclamini, nell’aria fresca e sana del mattino. La luce del sole sale dal fondovalle creando giochi di colore con la foschia del fondovalle.

Prendiamo acqua da una fontanella nelle nostre borracce metalliche con il logo VP e seguiamo le frecce dipinte di fresco, sui muri e sulla strada, che indicano il cammino. Ab Regio ad Capuam o viceversa, come facciamo noi, Ad Regio ab Capuam.

Tra i due borghi ci sono tre ore di cammino in mezzo a foreste, un saliscendi in un ambiente selvaggio dove prevalgono le latifoglie e non manca il sottobosco: erbe, arbusti e tanti funghi, anzi tutte le specie tranne i porcini (neanche l’ombra). Sono molto selettiva per i funghi e so che ci sono, li troveremo spesso sulle nostre tavole, e mi spiace di non vederli.

I piccoli campi, i sistemi di irrigazione e le altre opere dell’uomo si confondono nel verde.

Saliamo una scalinata lunga e larga, ricavata con le traversine di legno e le rotaie, materiale della ferrovia Calabro Lucana, ora dismessa, che incontriamo più volte in questi giorni. Strano modo di riutilizzare: meglio di niente, ma ogni ferrovia che muore carica le strade con più auto e mezzi inquinanti, uno schiaffo all’ambiente, magari di questi tempi inizieremo a invertire la tendenza.

LAINO CASTELLO

Lavinium Albergo diffuso è il nome della creatura, l’impresa che sta riportando alla vita Laino Castello dopo un restauro impegnativo da vari punti di vista. Su a 560 metri slm, dove prima si arrivava solo a dorso di mulo e non c’era l’acqua nelle case, ora si può salire in auto lasciandola in un piazzale con vista sul già citato Viadotto Italia. In lontananza Maratea, il Mar Tirreno e oltre lo Stromboli.

I morti di Laino Castello riposano nel piccolo cimitero del paese, sull’altura dove sorgeva l’antico castello longobardo che gli ha dato il nome.

Dall’alto se ne distinguono la struttura e le vecchie tombe, ha decisamente un’aria spettrale.

Entriamo a Laino Castello a piedi, da un ponticello in pietra davvero carino.

Assieme agli edifici che stanno ritornando alla vita come i palazzi nobiliari, tutti da restaurare, vi sono negozi di prodotti tipici, un ristorantino dove ci offrono caffè e dolci.

E in mezzo un dedalo di viuzze e saliscendi. Com’era una volta.

Visitiamo le due chiese: Santa Maria delle vergini e San Teodoro.

Dopo di noi arriva una comitiva di turisti, vestiti di tutto punto con scarpe e stivali lucidi, anche coi tacchi.

Noi invece sfoggiamo i colori dell’abbigliamento per camminare, scarpe molto più grosse e adeguate.

Le folle di turisti arriveranno per il presepe vivente, una delle cerimonie della tradizione più attrattive.

Le prime cinque case aperte per alloggiare quassù sono arredate in stile tradizionale. Il progetto è molto più ampio sia come posti letto, sia per i servizi. Torneremo a vedere come procede.

Scendiamo l’ennesima scalinata e proseguiamo a piedi lungo i binari, e a tratti in buie gallerie, verso una stazione fantasma.

PAPASIDERO

Papasidero è un comune ora piccolo del Parco del Pollino dove si viene principalmente per due cose: fare rafting sul fiume Lao e visitare la Grotta del Romito.

Noi ci fermiamo solo in un luogo fantasma, fra gli splendidi panorami dove nemmeno i fiori come l’erica, che si ostina a colorare il paesaggio, gli tolgono l’aria spettrale. E cosa c’è di più spettrale, fra i luoghi abbandonati, di una vecchia stazione ferroviaria? L’edificio ora in rovina subisce da anni l’attacco delle piante infestanti.

Le dieci lettere blu che compongono il nome PAPASIDERO, una a una, sono pronte per venire giù.

Così come i cartelli: SALA D’ATTESA, BAGAGLI e i bagni, UOMINI e DONNE.

Qui ci attende una gradita sorpresa, l’accoglienza e il caldo saluto di un folto gruppo di giovani mormannesi che fanno capo all’associazione il Calabrone e ci accompagnano in paese per la visita.

Dopo il discorso e le foto di rito, camminiamo ancora mezz’ora e risaliamo infine sul pulmino, per andare in centro a Mormanno. Oggi abbiamo fatto dodici chilometri di cammino con quasi 500 metri di dislivello positivo, sarà questa la nostra media. La nostra prima giornata finisce con un pieno di cultura a Mormanno.

Guardate questa giornata con gli occhi di Leonardo:

Ho appena lasciato la parte meridionale del grande parco nazionale del Pollino, il maggiore d’Italia. Ho incontrato luoghi interessanti ma soprattutto bella gente. Giovani guide ambientali laureate, preparate, entusiaste e tenaci. Ci credono a questo filone di turismo lento. Il territorio è bellissimo. La sua storia anche. Il selciato della via Popilia – Annia è quasi scomparso, ma i luoghi che l’attraversava son sempre qui. Pieni di storia. Tra il popolo dei Bruzi e le persone di oggi, sfogli la storia del mediterraneo. E se quella non ti interessa, c’è il cibo offerto con una generosità, sapienza e qualità-prezzo imbattibili. “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento”. Lo dicono Ferdinando Morelli che ci accompagna fino a Reggio E che è l’anima forte di questo cammino. Luigi Perrone, un “vecio” che guida ancora persone sul Pollino e dintorni, e che ha lottato con altri visionari negli anni ottanta fino alla creazione del Parco nel 1993. Enrico D’Onofrio, che scommette nell’albergo diffuso a Laino Castello per recuperare un borgo abbandonato da 40anni e la Famiglia di vecchi contadini che ha sviluppato una pianta autoctona di Lavanda che usava la Linetti per far la vecchia “brillantina” e che ora produce essenze deliziose (il parco della Lavanda). Laino, Mormanno, Morano e Castrovillari, queste le prime tappe della via Popilia di Calabria. Anche camminare con la pioggia è stato normale insieme a sei persone che stanno diventando amiche. Gli scout dicono che non esiste cattivo tempo ma cattivo equipaggiamento. Oggi però c’è vento e sole.

NOTA – Questa prima giornata di cammino corrisponde a una giornata a piedi, secondo l’itinerario consigliato nella guida ufficiale della VP. Da domani nel mio diario di viaggio metterò, alla fine di ogni giornata, le tappe a piedi per chi vuole fare tutta la VP in cammino. Noi invece alterniamo il cammino ai trasferimenti in auto.

Da domani quindi il nostro percorso corrisponde a più tappe, o più giorni di cammino.

Le tappe dell’itinerario a piedi

Tappa N 1  Laino Borgo – Laino Castello – Mormanno km 16

Su Facebook il racconto e le immagini di oggi

06 10

Stamattina siamo andati a piedi da Laino Borgo a Laino Castello, il paese arroccato in alto abbandonato dopo il terremoto del 1980 e “sostituito” con un nuovo paese più moderno e sicuro. Ma che, attenzione, ora sta rinascendo come albergo diffuso grazie all’investimento di un locale imprenditore molto illuminato. Anzi oltre agli attuali venti posti letto nella prossima stagione ci sarà pure la SPA. A me ricorda qualcosa, chi ha orecchie per intendere intenda. Prima tappa: il Santuario delle cappelle di Laino unico sacro monte del sud Italia, nato da un sogno di Domenico Longo che nel 1557 è partito per raggiungere Gerusalemme a piedi. Al ritorno ha costruito questo luogo di preghiera che trasuda spiritualità. Tra le cappelline in restauro la prima contiene le due sepolture di Maria e Giuseppe, dette della purificazione, e gli altri santi a seguire. In mezzo a foreste in un ambiente selvaggio abbiamo passeggiato tre ore, ma ne abbiamo altrettante davanti per un totale di sedici chilometri #presstour #incollaborazionecon #Laviapopilia day 2

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La città vista dall’alto. Saluti da Mormanno dove abbiamo dormito nell’ex convento trasformato in albergo diffuso. La cattedrale di Santa Maria del colle del sec XVII è il principale luogo di interesse di questo paese che sconta, come molti altri, un notevole spopolamento. Il turismo lento si spera che aiuti a invertire questa tendenza. Nella sacrestia e nella cripta sotterranea, scavate nel tufo, hanno trovato antiche sepolture. Con l’Associazione il Calabrone, che cura e pulisce l’ex ferrovia calabro lucana ora dismessa, conosciamo meglio la storia di Mormanno attraverso la mostra fotografica e le vecchie immagini del paese. Paesaggi urbani, scorci rurali, volti degli anziani scomparsi. Il titolo è significativo. Un paese ci vuole. Cita “La luna e i falò” di Cesare Pavese. Città è il paese e la campagna è dove si lavora #presstour #incollaborazionecon #Laviapopilia day 2

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