8 – 10 AGOSTO 2014 (aereo e bus)

Scrivo sul diario: “Bella partenza con un gruppo bellissimo. Scrivo dal pulmino grande e senza A/C nel tragitto da Huang Xai a Luang Namtha e Muang Sing, sono 200 km e l’autista dice che ci metteremo sei ore. Il nostro viaggio in L-C è iniziato due giorni fa. Il giorno 8 agosto 2014, l’altro ieri, siamo partiti dall’Italia”.

8 agosto 2014

Alle 15 prendiamo il treno da Mestre, un Freccia bianca che ho preso mille altre volte e ora però con lo zaino in mano ha proprio il dolce sapore del viaggio. Alla banchina incontro Ale 1 che sta in provincia di Treviso.

Ale 2 sta a Milano e lo troviamo a Malpensa, arrivato alla spicciolata come gli altri partecipanti “milanesi”. I primi due arrivano in auto in stazione centrale, sono Giorgio e Franco, detto “gelato”.

Attraversiamo il centro della città, deserta per l’esodo della settimana di ferragosto, e da Viale Certosa (vuoto) imbocchiamo l’autostrada in direzione aeroporto. Mi avvio al banco avventure per ritirare la busta del “bravo coordinatore” (non è vero, la danno a tutti eh) e saluto Nadia, l’unica persona che conosco in mezzo a una lunga fila di viaggiatori in partenza per le mete più disparate. Lei va in Sudafrica.

Laura e Daniele vengono da Bergamo e – dicono poi – mi riconoscono dagli occhiali verdi della mia foto su Whatsapp, memori dei messaggi scambiati prima della partenza. Niente gruppo whatsapp, lo faremo a metà viaggio senza peraltro sentirne la mancanza fino a quel momento, stiamo bene insieme, davvero e “dal vero”.

Facciamo il nostro check-in e andiamo dietro i banchi a mangiare qualcosa in un baretto figo dove Ale 2 e Arianna ci raggiungono.

Controllo bagagli e passaporti ok, saliamo sull’aereo che parte con mezz’ora di ritardo causa temporale. Sul volo MXP – DXB siamo otto, gli altri quattro pax ci raggiungono da Roma FCO.

9 agosto 2014

Colazione da Starbucks, wifi non funzionante e non vediamo i quattro pax “romani” fino al gate. Sono Terry e Gianfry da Vicenza, Orietta pure da Vicenza e infine Paola che viene da Perugia.

Lei è la pax numero uno con cui ho viaggiato dieci anni prima, nel 2004, nella mia prima avventura da coordinatrice in Siria, Libano e Giordania. Quest’ultima è una destinazione molto gettonata da quasi vent’anni, luoghi che dovrebbero essere di pace mentre la Siria è tormentata da una guerra senza fine e la penso con infinito dolore.

Ci imbarcano sul volo DXB – BKK su un aereo enorme dove forse ci sono 600 posti, e nonostante le dimensioni balliamo un bel po’. Mangiamo, beviamo, dormiamo, atterriamo alle 19, ora locale. Ritiriamo i bagagli senza sorprese, idem al controllo passaporti, e ci dirigiamo al transfer (gratuito presentando il biglietto aereo) per l’aeroporto Don Muang da dove domattina partirà il volo interno Air Asia per Chiang Rai.

Ho prenotato il vicino hotel Amari con un eccellente rapporto qualità prezzo. Saliamo un attimo nelle stanze e in breve, lavati e cambiati, usciamo per cena ma con poca fame, sono le 22 e siamo in giro da 24 ore! Facciamo due passi, troviamo un ristorantino “avventure style” che fa al caso nostro, con un euro e mezzo a testa ci dà un bel piatto di riso o noodles ma… non ha bevande e accetta solo contanti. Come fare?

Andiamo a prendere acqua e birra al 7 eleven accanto, pago tutto io con i baht che avevo provvidenzialmente portato dal precedente viaggio a BKK, una benedizione per me e per il gruppo riconoscente (mi offriranno tanto durante il viaggio e glie ne sono grata). A mezzanotte come moderne Cenerentole rientriamo in hotel, cotti e pronti per dormire, non prima però di avere fatto una chiacchiera in camera con Paola. Buona notte!

10 agosto 2014

Alle cinque siamo svegli, dopo mezz’ora usciamo dall’hotel e ci mettiamo in fila all’aeroporto Don Muang, enorme e pieno di gente soprattutto thai e cinesi. Colazione da Starbucks anche oggi, in volo non ci danno nulla e possiamo solo vedere un mare di nuvole sotto di noi, con la cappa di umidità che avvolge cielo e terra. Chiang Rai ci fa sentire tutta l’Asia che ci aspetta (e non abbiamo visto in dodici ore nella capitale), ci raggiunge la corrispondente locale ANM e caricati i bagagli su due pulmini… partiamo. Emozione a mille.

L’aria di gruppo è serena, con tanta voglia di conoscerci e scherzare in un crescendo che ci accompagnerà per tutto il viaggio anche nelle lunghe ore trascorse sul pulmino, con piccole discussioni costruttive ma senza mai brontolare o far pesare alcunché.

Chiang Khong è la città di confine con il Laos, distante 100 km da Chiang Rai. Guardate che bella dogana.

Arriviamo alle 10,30 e ci mettiamo un’ora e mezza per sbrigare le formalità, passaporti, foto, visto, e uscire infine dall’altra parte del fiume Mekong, un’altra presenza costante nel viaggio L-C. Welcome to Laos!

Conosciamo Paeng, la nostra guida per i prossimi tre giorni che ci annuncia un viaggio… di sette ore per giungere a Muang Sing, attraversando i villaggi che visiteremo nei prossimi giorni.

In uno di questi effettuiamo una breve pausa pranzo in un ristorantino sgarrupato lungo la strada. Appena scesi dal pulmino vogliamo sgranchirci le gambe e siamo investiti dall’umidità elevatissima, che tocca la pelle poi ci entra nel naso e nelle ossa.

Eleggiamo il cassiere, Daniele è davvero splendido per preparazione e pazienza (sono una coord casinista per chi non lo sapesse). Mangeremo un po’ sempre le stesse cose semplici, fresche e buone.

Riso bollito o fritto con pollo e verdure saltate, patatine fritte, oppure zuppa di noodles che fa bene anche con questo caldo umido. Beviamo tanta acqua ma anche coca cola, birra, caffè e tè.

E infine aiutiamo la digestione con la frutta fresca sempre squisita, come ananas e manghi.

Nell’attiguo minimarket ci sono bibite in bottiglia, snack, biscotti e cibi conservati da prendere, il junkfood è utile nelle lunghe ore di trasferimento sul pulmino.

La bellezza della natura che ci circonda è struggente, verde dappertutto e poche semplici opere dell’uomo.

Capanne e villaggi sono sparsi nel nulla. La verdezza è la prima tonalità cromatica esteriore, la pace è la prima sensazione interiore che i laotiani ci trasmettono a piene mani, con sguardi e sorrisi indimenticabili.

Sarà perché sono buddhisti e animisti. Scrivo sul diario: “Hanno la pace dentro e il sorriso fuori”.

Come non essere d’accordo? Sono calmi e pacati, vien voglia di abbracciarli tutti.

Vivono in condizioni basiche in dignitosa povertà, ma non ci negano un sorriso.

Nei villaggi ci vengono incontro con un misto di curiosità e circospezione, molti sono restii a farsi fotografare, non parliamo dei miei selfie.

La natura selvaggia con le sue rigogliose foreste si alterna con le coltivazioni: bananeti, risaie verdissime e alberi della gomma con la ferita sul tronco da cui si ricava il prezioso caucciù.

Seduti sul pulmino vediamo tutto al rallentatore fra i saliscendi, le curve e le cunette sull’asfalto, pieno di buche e poco curato. Affrontiamo con fatica soprattutto le salite, il vecchio mezzo mezzo sbuffa e ci fa saltellare. Soprattutto io saltello sul seggiolino anteriore, posto esattamente sopra il motore, così mi scaldo il sedere e quando Franco prova a sedersi davanti al posto mio, glie lo cedo volentieri. Ma presto me lo ridà e preferisce sedersi nuovamente sopra… l’ammortizzatore, con sobbalzi garantiti!

Ammiriamo un bel tramonto sulla foresta e arriviamo a Muang Sing per le ore 20, prendiamo posto in una guesthouse, anzi un Eco resort con bungalow sistemati intorno a un rigoglioso giardino fiorito. L’arredamento è semplice, quasi da montagna, ceniamo sotto le fresche frasche.

Qui alloggia uno dei tre gruppi ANM, questo fa il Tutto Laos. Dopo cena passeggiamo al chiaro della luna piena, i gruppi in Thailandia si godono uno spettacolo tanto cercato e desiderato (ma che non fa per me), il Full Moon Party! Siamo stanchi ma contenti, andiamo a dormire prima di mezzanotte.

LUOGHI VISITATI

Legenda e anticipazioni

UN significa che il sito è inserito tra i patrimoni dell’umanità UNESCO. I villaggi quasi senza nome dove passiamo sono spesso una fila di capanne in legno, dove scorre la vita degli abitanti e degli animali che convivono fianco a fianco, ne costituiscono la semplice dieta e, nel caso dei bufali, anche un valido supporto nei lavori agricoli. I mercati delle diverse etnie sono quasi sempre una fila di capanne dove la gente espone i prodotti dei campi, animali vivi, funghi ecc.

BANGKOK

Peccato per alcuni non avere tempo di una breve visita o pausa shopping, ma col nostro piano voli non ce la facevamo assolutamente. Ad maiora! Idem CHIANG RAI nel nord della Thailandia dove arriviamo col primo volo del mattino, il terzo giorno di viaggio (!!).

MUANG SING (spoiler)

La prima località dove ci fermiamo per la notte è una lunga striscia d’asfalto rattoppato circondato da case e negozi, con una zona decentrata arricchita da un bel tempio e soprattutto da un mercato stupendo. Prima delle sette di mattina è già affollato da venditori di ogni genere di prodotti alimentari, ma anche tessuti e oggetti per la casa, di acquirenti e… non di turisti. Siamo solo noi! Da pochi km fuori dal paese parte un interessantissima passeggiata di quasi sette ore nei villaggi delle diverse etnie, cultori di tradizioni ancestrali basate sull’animismo e la ricerca di un buon rapporto con la natura e i suoi spiriti. Si passeggia tra bananeti, alberi della gomma, piantagioni di canna da zucchero, in piano, senza pericolo di incorrere in visite sgradite come sanguisughe o altro. A metà percorso, in un villaggio ci preparano un ottimo pranzo a base di riso, verdura, carne cotta e stufata. Esperienza toccante e molto aggregante per il gruppo.

NdR – nota della Roberta. Questo è un diario di viaggio come una volta, no consigli, poche info pratiche, ma tante impressioni ed emozioni tratte dal mio viaggio. Per le info ci sono le guide, il mio blog nasce per condividere e invogliare al viaggio. Le foto infine sono come me, senza fronzoli, se c’è foschia sono fosche, se c’è il sole sono luminose. Non c’è trucco non c’è inganno. Buona continuazione!

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