Camminare all’aria aperta ascoltando brani di letteratura contemporanea. Seguire le orme degli scrittori nei luoghi che li hanno ispirati, dove essi hanno ambientato romanzi, racconti e poesie. Se ancora non avete provato questa esperienza ve la consiglio: mettete un libro in una mano, la cartina nell’altra (va bene anche Google Maps) e via!! Potete organizzarvi da soli o partecipare a passeggiate letterarie in compagnia di altri lettori – viaggiatori. Io le ho scoperte solo nel 2019 nell’alto vicentino, ma ora intendo recuperare il tempo perduto, magari approfittando degli eventi a corredo degli anniversari. Il più famoso del 2021 è sicuramente la morte di Dante, che ci può portare in diverse città italiane come Firenze e Ravenna, ma anche a Verona.
In Veneto vi sono tante possibilità di camminare, farlo sulle tracce di alcuni suoi importanti scrittori è una doppia soddisfazione, un doppio viaggio. Rappresenta un modo nuovo di visitare alcuni luoghi che hanno ispirato e fatto da sfondo a diverse opere letterarie. Si tratta di prosa e di poesia e può sconfinare fino alle opere teatrali. Partiamo dal Novecento anche se l’orizzonte temporale è ampio, l’orizzonte geografico è altrettanto ampio: spazia da nord a sud della regione, dalle montagne del bellunese narrate da Dino Buzzati sino al Polesine di Natalino Balasso.
Sempre in Veneto, tra il 2021 e il 2022 ci saranno tre grandi autori da celebrare, nel centenario della nascita. Mario Rigoni Stern. Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello. Ma non è di loro che voglio parlare qui.
Ora ripercorriamo i “luoghi degli scrittori” in Veneto orientale, descritti nell’omonimo libro a cura di Sergio Frigo, edito da Mazzanti Libri. Non solo scrittori veneti, i percorsi sono dedicati a Ernest Hemingway, Ippolito Nievo, Giacomo Noventa, Goffredo Parise. Le passeggiate letterarie ruotano attorno al Piave “Il fiume degli scrittori”, dove il paesaggio del Veneto orientale fa da sfondo alle nostre visite guidate e richiama scenari raccontati, in guerra e in pace, da questi autori del Novecento.
- Noventa di Piave: il parco fluviale, con lettura delle poesie di Giacomo Ca’ Zorzi detto Noventa (1898 – 1960)
- Fossalta di Piave: tra le due rive del fiume, là dove nel luglio 1917 durante la Grande guerra fu ferito Ernest Hemingway (1899 – 1961), con letture dal suo romanzo “Addio alle armi”.
- Salgareda: la casa museo di Goffredo Parise (1929 – 1986). Visitiamo questa dimora ricca di libri, quadri e ricordi suoi e degli amici che l’autore aveva in Veneto, ma anche a Roma, Cortina e nei luoghi dove si è svolta la sua vita. Sempre a Salgareda visitiamo la casa delle fate, luogo di ispirazione per Parise, dove ha scritto le opere degli ultimi anni di vita.

La storia ci racconta che dove si spegnevano gli echi della guerra iniziava per i veneti una nuova vita, una crescita economica improntata alla ricerca spasmodica del benessere, con la cancellazione di luoghi e tradizioni, equilibri e rapporti sociali, comunità e valori. Oggi rivedere questi posti, raccontati com’erano da chi li ha vissuti negli anni passati, ci permette di ritrovare delle radici e riconoscere questa ricchezza come un patrimonio da salvaguardare e da mettere in mano alle prossime generazioni, per dare loro il giusto valore.
Nell’ottobre 2020 ho partecipato a due giornate di studio e visita, assieme a giornalisti e operatori turistici locali, in un percorso di ricerca che ha messo in luce un Veneto minore, non lontano da Venezia e legato al capoluogo da un filo sottile, ricco di suggestioni storiche. Sì viaggiare è il titolo del primo festival della letteratura di viaggio attorno al quale ruotavano le nostre visite, tenutosi a San Donà di Piave con incontri online e il nostro evento in presenza. Questi tour in futuro saranno proposti ai visitatori che vorranno arricchire la vacanza di svago con nuovi contenuti, abbinando turismo all’aria aperta con la cultura e la storia.

Il percorso completa gli itinerari letterari in Veneto orientale, dedicati a Ippolito Nievo a Fratta di Fossalta di Portogruaro, i Percorsi nieviani, che ho scoperto solo due settimane prima, di cui scriverò in dettaglio.
GIACOMO CA’ ZORZI DETTO NOVENTA (1898 – 1960) A NOVENTA DI PIAVE. Lettura poesia “Nel me’ paese”
Ci troviamo a quello che oggi è il parco fluviale, per secoli porto fluviale, a cui si può accedere in bici e a piedi. Per le auto c’è un manufatto in mattoni caratteristico da oltrepassare, costruito assieme agli argini a metà dell’Ottocento, che separa il centro del paese dal fiume. Qui mille anni fa i Veneziani costruirono il porto di collegamento alla terraferma, attivo fino all’ultimo dopoguerra per il trasporto di sabbia e ghiaia su quelle imbarcazioni caratteristiche denominate burci, immortalate nei secoli in tante opere pittoriche.

Il porto è stato destinato al declino, come altri fiumi e canali, per l’avvento del traffico su rotaia e soprattutto su gomma. Venuto meno il suo ruolo commerciale ora è tempo di farne una destinazione turistica. Un cartello recita con queste parole significative: “40 km di percorsi ciclabili tra le incantevoli rive del Piave”.

Noventa ha una lunga storia alle spalle: è stata un luogo abitato sin dai tempi dei Romani, sotto la giurisdizione di Oderzo, la vicina Opitergium, poi conquistato dai Barbari e infine abbandonato. Andiamo avanti e indietro nel tempo per ricordare che alla fine della Grande Guerra, dopo la disfatta di Caporetto, il fronte del Piave è diventato teatro degli ultimi sanguinosi combattimenti.

ERNEST HEMINGWAY (1899 – 1961) A FOSSALTA DI PIAVE. Lettura brano “Addio alle armi” cap. XVIII.
A dispetto dei numerosi viaggi di qua e di là dall’oceano atlantico compiuti da Hemingway, noi viaggiamo solo su un piccolo tratto di fiume, in questo giorno dedicato agli scrittori e al loro fiume. Anzi, restiamo sulla sinistra Piave, il lato dove si trova il ponte di barche, percorribile solo in auto dietro pagamento di un piccolo pedaggio. In quello che oggi appare come un punto tranquillo e quasi selvaggio, dove oggi c’è pochissima presenza umana e la natura la fa da padrona, alla fine della Grande Guerra correva la linea del fronte.

Con una biografia simile a quella di Giacomo Noventa, anche Ernest Hemingway ha provato ad arruolarsi all’inizio della Prima Guerra Mondiale ma, troppo giovane, è stato respinto finché per un’altra strada (come volontario della Croce Rossa) si imbarcò e giunse sull’argine del fiume Piave per combattere proprio qui, nel luglio 1918, alla fine del conflitto. Invece di stare nelle retrovie come il suo ruolo di volontario richiedeva si spinse in prima linea. Si caricò sulle spalle cioccolato e sigarette per i soldati e arrivò al fiume. Da una parte c’erano gli Italiani, dall’altra gli Austriaci.
Vedeva l’orrore umano della guerra e invece di assistervi, come fosse dentro un film, ne divenne protagonista fin quasi a pagare il suo coraggio con la vita. Hemingway fu colpito da una bombarda mentre portava sulle spalle un soldato ferito nel tentativo di portarlo in salvo, impresa che non gli riuscì. Il compagno andò incontro alla morte e lui si trovò con frammenti metallici su tutto il corpo, ben 200 ferite da curare e un percorso di riabilitazione lungo alcuni mesi, che lo portò in diversi ospedali da campo e cliniche.
Questo episodio cruciale della sua vita, raccontato in “Addio alle Armi”, lo portò vicino alla morte a meno di vent’anni. Se non fosse stato testimone e protagonista in questo modo della guerra, presumibilmente non sarebbe diventato un grande scrittore, non avrebbe vinto il premio Pulitzer e il Nobel per la letteratura, non ci avrebbe lasciato grandi romanzi in cui traspare la sua straordinaria vena di cronista e avventuriero, di soldato e di scrittore.
Io adoro Hemingway, magari gli dedico un po’ più di spazio, a parte, perché tanti luoghi in Italia l’hanno visto passare, in guerra e in pace. Negli anni Cinquanta, con la sua quarta moglie, tornò in questi luoghi che fecero da sfondo al romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”.
GOFFREDO PARISE (1929 – 1986), LA CASA MUSEO A PONTE DI PIAVE
Dopo Fossalta e Noventa di Piave, situate in provincia di Venezia, ci spostiamo a Salgareda in provincia di Treviso. La cultura e il paesaggio in cui è vissuto Parise, fra un viaggio e l’altro, si respirano nella sua ricca casa museo. I rappresentanti istituzionali, sindaci e assessori dei Comuni limitrofi, ci accompagnano in una preziosa visita guidata di questa dimora che è al contempo casa e archivio, biblioteca e tomba di Parise. Dal 1986 infatti nel giardino sono custodite le sue ceneri vicino alla scultura di Brancusi.

La casa custodisce decine di preziosi cimeli di viaggio e opere d’arte (come i quadri di De Pisis e Schifano), ma anche tanti oggetti d’uso quotidiano. Un pacchetto di sigarette e la targhetta dei bagagli con il logo Alitalia saltano all’occhio (il mio occhio di viaggiatrice).

Parise condivide il destino dei colleghi scrittori presenti nel nostro itinerario, attaccati alla terra natale ma stretti in un rapporto di odio e amore, che li ha portati a viaggiare lontano e potersi rivolgere al paese anche con distacco. Milano e Roma sono stati suoi luoghi di lavoro, ma come reporter negli anni Sessanta e Settanta è stato inviato del Corriere per il quale ha visitato paesi lontani, allora teatro di guerre e conflitti, come il Cile in America, l’allora Biafra in Africa, Laos e Cambogia in Asia.

Alla fine degli anni Settanta già aveva problemi di salute, al cuore e ai reni, che gli sarebbero stati fatali. Fra i suoi colleghi, alcuni grandi scrittori veneti come Giovanni Comisso e Andrea Zanzotto gli sono stati vicini. Lasciata la vita di città ha trascorso più tempo proprio a Salgareda dove nella “Casa delle Fate” ha scritto i Sillabari, racconti sentimentali che parlano della gente comune.

LA CASA DELLE FATE DI GOFFREDO PARISE A SALGAREDA
La casetta presso la golena del fiume Piave è la quarta tappa del nostro itinerario letterario, soggetta alle intemperie (piogge e inondazioni) con frequenza imbarazzante, tanto da necessitare cure e manutenzioni particolari. Qui Parise trascorse gli ultimi anni di vita, qui si respira un’aria davvero fatata sia nel giardino esterno sia nell’interno, concepito con razionalità per sfruttare al meglio gli spazi tutto sommato esigui. Ho persino ritrovato in giardino la Rosa Moceniga piantata l’anno scorso, dono degli eredi Mocenigo.

All’opposto dell’opulenza della casa museo, la casetta sul fiume è improntata alla sobrietà e semplicità, accanto ai quadri e alle sue foto con Cortina sullo sfondo, vi trovano posto pregiate bottiglie di vini della Valpolicella. Quanti aneddoti si potrebbero raccontare qui riguardo la sua vita?

Molto meglio è programmare una visita che normalmente si può effettuare in piccoli gruppi, su prenotazione, tutti i giorni della settimana. Da maggio a settembre di solito vi si tengono iniziative culturali, in collaborazione con la fondazione dedicata a Goffredo Parise e Giosetta Fioroni, lo scrittore e la pittrice sua compagna di vita.

Il viaggio nel Veneto orientale degli scrittori prosegue a Fratta di Fossalta di Portogruaro sulle orme di Ippolito Nievo. Concludo ringraziando gli organizzatori per avermi invitata alla giornata di visita e studio, e soprattutto ringrazio Sergio Frigo che da tempo anima (e dà sempre nuova vita) ai luoghi degli scrittori veneti.
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