A me piace vedere le mostre fotografiche perché imparo un sacco di cose. Così come leggere mi aiuta e ispira per scrivere, vedere le fotografie di altri, specialmente i grandi fotografi, mi dà sempre ispirazione.

Che parlino di viaggi o del mondo negli anni passati, o trattino temi attuali, anche brutti come la guerra, poco cambia. Le immagini appese alle pareti di un museo lasciano il segno, arricchiscono tutti e specialmente gli appassionati di fotografia come me. Oggi vi invito alla visita di sei mostre allestite in questi mesi autunnali in Veneto, in ordine alfabetico da Abano a Venezia.

La giusta distanza. Villa Bassi Rathgeb, Abano Terme (PD).

Il cineturismo in Veneto esiste ma a mio avviso è ancora poco sfruttato, insomma credo che abbia enormi possibilità di sviluppo.

locandina

Vedere Venezia al cinema è facile, vedere il Veneto un po’ meno. Per questo una mostra fotografica sulle location venete è importante. Luoghi e persone, attori e comparse, ci sono tutti a Villa Bassi.

Abano Terme fino al 9 novembre prossimo ospita una mostra davvero speciale, un viaggio nelle pellicole, corti e lungometraggi ambientati fra città e montagna, tra la campagna e la laguna veneta.

paolini e mario

E fuori regione fino alla Russia dov’è stato girato Il sergente, per parlare di Mario Rigoni Stern che abbiamo ricordato in questi giorni, a 100 anni dalla nascita.

Ci sono in mostra anche i suoi colleghi poeti e scrittori, Luigi Meneghello e Andrea Zanzotto, di cui celebriamo (o ci accingiamo a celebrare) il centenario.

andrea zanzotto

Accanto a loro vediamo chi come Marco Paolini ne ha raccolto la testimonianza e, a volte, le ultime parole.

Ammirate le foto di scena, fotogrammi degli ultimi film ambientati nella mia regione d’origine, dal 2000 a oggi.

Fino a Welcome Venice, l’ultimo in ordine di apparizione sugli schermi. E prima La lingua del santo, L’ordine delle cose, Pane e tulipani e tanti altri. L’elenco è lunghissimo!

C’è anche il teatro, a teatro e al cinema, come Le 12 sedie e una delle trasposizioni cinematografiche dell’opera teatrale (sono almeno tre), un film che adoro girato sempre qui, fra Venezia e varie altre città venete. La sedia della felicità. In TV di solito lo danno di notte ed è un vero peccato.

Ne parlerò in un prossimo articolo sempre sul cineturismo.

Ps Jole film è presente, Andrea Pennacchi invece è assente, chissà perché??

In mostra fino al 09 11 2021.

La giusta distanza

Steve Mc Curry. Icons. Palazzo Sarcinelli, Conegliano (TV).

Questa non è una mostra fotografica ma molto di più, un invito al viaggio, a pensare, a riflettere.

palazzo sarcinelli

Tra le icone di Steve Mc Curry, frutto dei suoi reportage in giro per il mondo, sicuramente c’è la ragazza afghana. Ma ce ne sono anche altre. Nella mostra che ha aperto all’inizio di ottobre a Conegliano, e sarà visitabile fino al febbraio 2022, si vedono i volti di uomini e donne che gioiscono o soffrono.

di fronte alla ragazza afghana

Alcune si mostrano, come le persone a bordo del treno indiano.

treno indiano

Altre sono state colte sul fatto come l’uomo che cerca le chiavi in una pozzanghera, proprio di fronte al Taj Mahal. Immortalato dal fotografo che, fortunato, si trovava nel posto giusto al momento giusto.

pozzanghera

Molti paesi sono rappresentati nelle immagini di MC Curry. Molto presente è la mia amata India, vista nella stagione dei monsoni col suo carico di acque impetuose e dannose, buone e cattive insieme.

Del subcontinente indiano si vedono il vicino Pakistan e il tormentato Afghanistan.

C’è lo Yemen da tutti dimenticato chissà perché. Le donne Dell’Hadramaut sono la mia immagine preferita, mi ha portato indietro di 15 anni, al settembre 2006 quando me le sono trovate davanti.

yemen

Io ero sul fuoristrada, loro intente a lavorare i campi, tutte coperte di nero e con quei cappelli sulla testa.

Ci hanno tirato delle pietre, io so perché…

Il buddhismo in particolare, e la spiritualità di molti popoli lontani in generale, sono presenti in immagini vivide, evocative, toccanti.

Il Giappone nella gioia e nel dolore. Nei rituali buddhisti e subito dopo il disastro di Fukushima. Quante cose!

Queste poco più di 100 immagini raccontano oltre 40 anni di attività del grande fotografo, questo è un vero viaggio nella fotografia, buono per chi vorrebbe tornare a viaggiare come me e per tutti quelli che aspettano pazienti quando si potrà tornare a viaggiare.

In mostra fino al 13 02 2022.

https://www.artikaeventi.com/steve-mccurry-icons.html

70 anni dopo la grande alluvione. Palazzo Roncale, Rovigo.

A Palazzo Roncale ha aperto la mostra che, con immagini e documenti di repertorio, celebra un anniversario triste, 70 anni dalla grande alluvione del novembre 1951.

alluvione

L’alluvione ha segnato il Polesine con morti, distruzione e danni. Ma ha anche dato inizio alla rinascita e una nuova vita a Rovigo, alla provincia e alla sua gente. Sarà visitabile fino a gennaio 2022, ad ingresso gratuito.

Miliardi di lire sono andati in fumo (anzi in acqua).

biancoenero

Tristemente famoso è l’episodio dell’incidente sul camion rovesciato, costato la vita a 84 persone.

Inoltre ci sono stati 189.000 profughi sfollati e uno svuotamento dell’area, che ha perso 80.000 persone partite per sempre. Un quarto del totale.

biancoenero

La notizia dilagata sui canali RAI ha avuto rilevanza nazionale, permettendo l’attivazione dei soccorsi quasi immediata. Le istituzioni e i loro rappresentanti, come Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Tina Merlin, hanno avuto un ruolo importante.

Gli aiuti sono arrivati da vicino ma anche dagli USA e altri paesi lontani.

sfollati

Chi è venuto subito dopo, italiani e stranieri, di cui molti volontari, ha visto prima la distruzione, e poi la grande biodiversità del Polesine.

Oggi questa è diventata la sua ricchezza, assieme alle risorse economiche messe in campo per dare un futuro migliore agli abitanti e prospettive di crescita. Una crescita tuttora in corso.

a rovigo

Le prime opere avviate dopo l’alluvione erano dedicate a tutti i settori produttivi e sono continuate fino a oggi:

Agricoltura, allevamento e pesca.

agricoltura

Industria e infrastrutture.

industria

Bonifica e collegamenti ferroviari.

E infine l’ambiente, con il delta del Po protagonista assoluto.

ambiente

In mostra fino al 30 01 2022.

https://www.palazzoroverella.com/mostra/70-anni-dopo-la-grande-alluvione/

Robert Doisneau. Palazzo Roverella, Rovigo.

Aperta a fine settembre a Palazzo Roverella, la retrospettiva sul fotografo francese conta circa 130 scatti in bianco e nero dei suoi primi trent’anni di attività.

a parigi

Robert Doisneau (1912 – 1994) ha raccontato per immagini la Francia prima e dopo la guerra.

I microcosmi delle banlieu popolate da varia umanità.

banlieu

Donne, uomini e animali.

La fabbrica di automobili Renault dove ha lavorato per un periodo.

renault

Gli amici famosi, pittori come Picasso, scienziati come Curie (madre e figlia).

Ci ha fatto vedere luoghi e persone, anche dietro il soggetto – oggetto (del) ritratto.

mariage

Ci ha resi partecipi della vita con le sue gioie (i matrimoni per esempio) ma anche i dolori e le sofferenze.

La locandina della mostra rappresenta forse il suo scatto più famoso: il bacio davanti all’Hotel de Ville.

il bacio

Con una storia particolare, d’amore e denaro.

In mostra fino al 31 01 2022.

https://www.palazzoroverella.com/mostra/robert-doisneau/

Hypervenezia. Palazzo Grassi, Venezia.

Davvero Venezia è tanto, troppo, tutto.

alluvione 121119

La mostra di Palazzo Grassi ci fa vedere la città spoglia, scarna, in bianco e nero.

Senza persone. Messa a nudo in tutta la sua bellezza.

hyper

Le immagini che vediamo in mostra rappresentano il progetto dell’autore Mario Peliti, che si chiama VUPP – Venice Urban Photo Project.

Durerà 15 anni in totale, dal 2015 al 2030.

venezia

A Palazzo Grassi vediamo Venezia proprio così.

Vuota, disabitata come solo i veneziani veri forse l’hanno vista nei mesi passati, durante le chiusure indotte dall’epidemia.

mappa

E come la vorrebbe qualcuno, svuotata degli abitanti per essere riempita da altro. Altre cose e persone. Ma speriamo che ciò non accada!

Le foto sono ordinate per ciascuno dei sei sestieri, più la Giudecca.

E con una grande mappa della città, con la caratteristica sagoma del pesce, fatta delle medesime foto.

Come piccoli francobolli dove si può ritrovare ciascuna delle immagini in mostra.

mappa ve

Mercoledì l’ingresso è gratuito per i residenti nella città metropolitana. Sia a Palazzo Grassi che a Punta della dogana.

In mostra fino al 09 01 2022.

https://www.palazzograssi.it/en/exhibitions/current/hypervenezia/

Mario de Biasi. Fotografie 1947 – 2013. Casa dei tre oci, Giudecca, Venezia.

Questa è la mostra su un grande fotografo, originario di Belluno, che ha raccontato per immagini oltre mezzo secolo della storia mondiale.

“Die erste aufnahme” il primo autoritratto. Inizia così l’avventura di una vita, una lunga vita da fotografo, per Mario de Biasi (1923 – 2013). Si trova a Norimberga nel 1945, dove è stato deportato e internato l’anno precedente. Vede la città distrutta sotto le bombe e il suo velo di morte stendersi sulla popolazione. Moriranno 27.000 persone in una sola notte di bombardamenti.

mario de biasi

Quando torna a Milano a lavorare l’aspetta una vita in fabbrica, ma fotografare gli piace molto di più.

Ben presto inizia a collaborare con la Mondadori, fino a che gli viene proposto di entrare a pieno titolo nella redazione di Epoca. Rimane 30 anni, dal 1953 al 1983, portando a casa fra l’altro 130 copertine, finché lo mandano in pensione.

copertine epoca

Ma a 60 anni non smette certo di lavorare e continua a girare il mondo, portando sulle spalle il peso di obiettivi e materiali, con tanto entusiasmo per il suo lavoro e grande passione, a lungo, fino alla sua morte nel 2013.

De Biasi testimonia con le sue immagini:

  • eventi di portata mondiale come lo sbarco sulla luna,
  • eventi mondani come matrimoni e festival del cinema,
  • non solo a Venezia, non solo vip e personaggi del jetset internazionale.
a colori

Ci mostra le tragedie del ventesimo secolo: guerre, rivoluzioni, catastrofi naturali. Ritrae l’Italia che risorge dalla guerra e cresce, gli italiani con tanta voglia di divertirsi, sorridere, vivere. L’umanità intera.

Corre sempre per essere in prima fila a scattare foto, sprezzante del pericolo. E corre tanti rischi, per questo è chiamato l’italiano pazzo. La retrospettiva veneziana ci restituisce anche il suo volto umano, intento a camminare da solo per le strade di una città con un panino in mano, pronto a cogliere l’attimo e fermare le immagini più vere. Lo vediamo così nella saletta dove viene proiettata una lunga intervista, ben 23 minuti, che ripercorre il suo giro del mondo per immagini.

bianco e nero

Concludo con una considerazione che questa visita mi ha ispirato, dolce e amara per i tempi che viviamo, la rincorsa a produrre, la fretta di fare. De Biasi non si faceva certo i selfie e spesso scattava foto sia orizzontali sia verticali per essere sicuro che andassero bene, qualsiasi fosse l’impaginazione. Pensiamoci la prossima volta che prendiamo la rincorsa per uno scatto!

In mostra fino al 09 01 2022.

https://www.treoci.org/it/2013-02-05-10-08-35/mostre-in-corso/534-mario-de-biasi-fotografie-1947-2003

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