Alex sta seduto vicino all’ingresso dell’hotel, con accanto uno zaino enorme da dove spunta il pannellino solare con cui carica i suoi dispositivi. Esattamente come me l’aspettavo, alto magro biondo e nello splendore dei suoi 18 anni. Ma ha qualcosa di speciale che vedo quando si alza e viene verso la mia auto. Ha la camicia aperta ed è scalzo, gli chiedo subito di coprirsi, mettere addosso le scarpe e indossare la mascherina come faccio io.

Ma è questo il modo di andare in giro? Dice che gli piace sentire il terreno sotto di sé ed è abituato così. Mi sento in dovere di chiedergli un minimo di decenza. Redarguire un passeggero sconosciuto prima di intraprendere un viaggio forse non è una buona mossa. Esegue gli ordini con disappunto, spinge nell’abitacolo lo zaino e sale accanto a me.

Dove andiamo? Gli chiedo questa che è una mezza ovvietà e la risposta “Ovunque” mi spiazza. Ma come, ho messo Cortina come destinazione e mi dici che va bene qualsiasi posto? Sì, voglio andare in montagna a camminare. Allora Cortina va bene? Va bene qualsiasi posto, basta che sia vicino alla fermata del bus.

lago pianozes

Ok partiamo. Sono tesa come forse non mi è mai successo con i passeggeri, qualche centinaio, che ho trasportato in otto anni con Blablacar. Con lui è diverso.

Nel silenzio totale entriamo in autostrada, percorro un tragitto arcinoto per me mentre per Alex è la prima volta. Quando costeggiamo il lago di Santa Croce lo segue con lo sguardo poi si immerge nuovamente nei suoi pensieri, è visibilmente stanco, dorme. Esco all’ultimo casello dopo i viadotti e le lunghe gallerie illuminate.

Belluno. Longarone. I primi 90 chilometri. Altre quattro gallerie e il più è fatto, 120 chilometri, ne mancano 30, i più belli ma inizia a piovere a dirotto, per fortuna si tratta di un acquazzone passeggero. Siamo quasi arrivati gli dico, poi torno con gli occhi sulla strada trafficata. Alex si guarda intorno silenzioso. Io penso che forse Cortina non è il posto per lui, bella ma cara. Se mi fermo prima, a San Vito per esempio, troverà più facilmente un posto per dormire.

Ma no dai, abbiamo detto Cortina e arriviamo lì, anzi, come ho fatto a non pensarci prima? Ora so dove portarlo. Vodo. Borca. San Vito… passano gli ultimi 10 chilometri ed eccoci a destinazione. Siamo arrivati, guarda qui. Benvenuto nel posto più bello del mondo! Alex si sveglia, gira il capo stupito ed esclama WOW!

san vito di cadore

A Zuel giro a sinistra su una stradina ancora più familiare per me, scendo al mio campeggio e mi fermo sul piazzale di ingresso, per fortuna deserto. Eccoci, qui c’è posto per la tua tenda e qui di fronte hai la fermata del bus. Alex infila altri aggettivi di meraviglia mentre scendiamo. Siamo alla fine del nostro viaggio insieme, la mia curiosità viene fuori e gli faccio qualche domanda.

Senti Alex, posso sapere di dove sei? California. Ah vedi, pensavo che fossi inglese. Sorride. Per un istante lo vedo solcare le onde dell’oceano pacifico sulla sua tavola da surf, poi torno all’atmosfera frizzantina di Cortina in un sabato di settembre.

Da quanto tempo sei in viaggio? Tre mesi, sono stato un mese a camminare in Croazia, mi muovevo in bici. Prima ero in Austria, Germania, Slovenia…

Anche in Albania gli chiedo? Sì certo. Io ero proprio in Albania fino a dieci giorni fa. Vedi com’è piccolo il mondo, magari l’ho incrociato, io in auto, lui in bici.

E poi cosa è successo? Sono arrivato a Bari e una settimana fa mi hanno derubato. La bici, il cellulare. Ho preso questo, mi mostra uno smartphone da poco. I miei non sanno nulla ed è una settimana che non li sento.

La mia diffidenza, i dubbi e i pregiudizi si sciolgono nell’ascolto della sua storia e improvvisamente mi fa una tenerezza infinita. Alex tira fuori lo zaino, andiamo insieme alla reception dove ovviamente gli dicono che c’è posto, una piazzola viene 18 euro per notte e si può sistemare dove vuole. Fatta.

Tira fuori il passaporto, oh wow oggi è il 10 settembre, domani sarà l’11 settembre, una brutta giornata.

Tu non c’eri però quel giorno, l’11 settembre 2001. Non ero ancora nato, sono del 2004, già.

Alex ha solo 18 anni e da solo sta viaggiando in Europa, chissà fino a quando. Come fa lo so, l’ho visto oggi. Cosa vuoi vedere? Monti, laghi, boschi? Da qui andrò in Alto Adige, vorrei fare tante cose, scalare le montagne, camminare. E vedere il lago di Braies.

Ma dove vai con quelle scarpe rotte? Ti serve un paio di scarponi, potresti andare in pericolo se non hai le calzature adatte. Ok vedrò come fare.

Tanto va in giro scalzo, l’ho visto. Questa smania degli stranieri per i laghi e laghetti alpini trascende la mia comprensione. Il web ha fatto la sua parte di sicuro, per me sono una cosa scontata che ho visto sin dall’infanzia, sono bellissimi ma venire sulle Dolomiti con l’immagine di un lago come prima cosa mi sfugge.

Ora però devo salutarlo, Alex mi ringrazia per averlo portato qui e mi si stringe il cuore. Vado. Good luck, buona fortuna!

L’indomani quando ho finito i miei impegni, ho fatto cose e visto gente, prima di partire da Cortina mi chiedo dove sarà il passeggero Alex, che diceva di volersi fermare una sola notte per poi proseguire verso nord. Vado o non vado?

Scendo sulla strada per il campeggio, rallento dove c’è il prato, lo vedo subito. Sta accanto a una piccola tenda col suo grande zaino, guarda una cartina. Suono il clacson, non mi sente. Suono più forte, lo chiamo. Alex!

Io mi agito con le braccia, lui si gira e mi saluta. Io sono seduta in auto, ci parliamo da lontano agevolando le frasi con il linguaggio del corpo.

Tutto ok? Alza il pollice, tutto ok. Ti fermi qui? Altro gesto con la mano. Sì resto qui. Se hai bisogno chiama! Sì, grazie. Saluto, mani giunte, Namaste. Ciao Alex.

Vado via felice di averlo visto, sistemato come gli avevo detto sul prato del campeggio Dolomiti, non sotto gli alberi dove c’è freddo e umidità. Sul prato fa più caldo e soprattutto vede bene le montagne più belle del mondo, le Dolomiti.

borca di cadore

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