Settembre è stato un mese movimentato per me, concluso in bellezza l’ultimo giorno. Mi sono rilassata con gli amici giornalisti giunti da Milano e Roma, ospiti del Consorzio Vini Venezia, per conoscere alcuni ambienti naturali nel Veneto orientale fra terra e acqua. Fra il fiume Piave e la barena, ambienti che caratterizzano la laguna veneta.

Non siamo lontani dalle bellezze sfavillanti di Venezia ma è tutto un altro mondo, specialmente adesso con le prime avvisaglie di autunno. Le temperature sono più basse ma gradevoli, i colori sono tenui e c’è molta umidità. D’altra parte abbiamo sempre acqua attorno a noi, non potrebbe essere altrimenti!
Come la natura pure io mi sveglio lentamente venerdì 30 settembre (non avevo dormito bene in realtà), rimango in silenzio fino a metà mattina, non faccio tante foto. Mi chiedono come sto, “ho sonno” rispondo. Poi mi rimetto in carreggiata, letteralmente, e pedalo veloce fino all’agriturismo, pregustando il pranzo preparato per noi! Pratichiamo il turismo lento e sostenibile, un must della nostra epoca che trova sempre più adepti e consente di vedere con occhi diversi i nostri ambienti naturali, anche vicino a casa.
Sfido chiunque a praticare il turismo lento: è facile e fa bene a tutti, a chi lo pratica e agli operatori locali che forniscono servizi, informazioni, ospitalità. Trovate un angolo verde vicino a casa per le vostre attività a contatto con la natura, cercate aria buona e respiratela a pieni polmoni.
IN BARCA ELETTRICA SULLA PIAVE VECCHIA
Nel secondo giorno di tour con il Consorzio Vini Venezia facciamo vita all’aria aperta sfidando il rischio di pioggia. Il meteo è clemente e la bellezza dei luoghi visitati soddisfa tutti noi. Raggiungiamo la Piave vecchia nei pressi di Musile di Piave e saliamo a bordo dei due barchini elettrici di Econavighiamo, parte del gruppo CNE. Queste piccole imbarcazioni possono portare fino a 7 persone e si guidano senza la patente nautica.

Al momento di noleggiarle verrete formati su come governare il mezzo e informati sugli itinerari possibili. Il motore elettrico è silenzioso ed ecologico. Andando piano potete navigare anche per 7 – 8 ore, incluso il tempo di tornare al punto di partenza!
Ci dirigiamo verso Jesolo: questo è un assaggio di uno degli itinerari lungo i fiumi e canali del Veneto orientale, rilassante, divertente, istruttivo. Le escursioni si effettuano finché le temperature lo consentono, poi nei mesi più freddi l’attività si ferma e ricomincia a primavera.
Lo scenario a terra scorre lento come in un film e richiama per tanti versi il Veneto dei tempi passati:
- Nelle chiuse e nel taglio dei fiumi, grandi opere messe a punto secoli fa di Veneziani per impedire che Venezia fosse interrata dall’accumulo dei sedimenti fluviali.
- Nelle attività agricole e nei campi coltivati, in vecchie cascine e case, a volte in uso e altre volte abbandonate.
- Nel ricordo dei barcari, attivi fino al secondo dopoguerra che trasportavano beni e animali sui burci, grosse barche trainate da buoi. E prima ancora gli zattieri impegnati nel durissimo lavoro di portare fino a Venezia i tronchi di legno, ricavati dai boschi di montagna, con i quali si sono costruite le fondamenta della città.

C’è anche un richiamo costante al presente industriale:
- Le produzioni che hanno trasformato l’agricoltura in imprese fiorenti come i mulini.
- Le infrastrutture come le strade dove le auto sfrecciano veloci, viste dalla barca sembrano appartenere a un mondo lontano.
- I numerosi ponti che collegano queste strade, sotto i quali noi passiamo in silenzio.
- Cartelli stradali mostrano località come Caposile, Chiesanuova, Portegrandi, che di solito li vedo dall’auto. Strano vederli dall’acqua!

Questi fiumi come Piave e Sile, il più lungo fiume di risorgiva d’Europa, sono degli indicatori dei cambiamenti climatici. In particolare con la siccità perdurante di quest’anno hanno visto l’acqua salata risalire il loro corso per decine di chilometri. I media hanno parlato a lungo del cuneo salino, un fenomeno normale dove i fiumi sfociano a mare, ma non per i 30 e a volte fino ai 60 km raggiunti nel 2022.
Vediamo la flora e fauna locale, tanti animali tranne i pesci, dalla barca.
Grandi alberi ancora specchiano le loro verdi chiome sull’acqua.
Arbusti, canne, rami secchi sono habitat ideale per gli animali.
In alcuni punti le rive sono un luogo selvaggio e in altri c’è più manutenzione, per esempio vicino ai ristoranti.

I privati ci tengono molto, forse è meglio tenere pulite le rive con quello che succede ultimamente, ma in merito ci sono pareri diversi.
Ci sono uccelli stanziali e uccelli migratori, uccelli piccoli e soprattutto grandi.
Oche e cigni bianchissimi, cormorani nerissimi, anatre maschi e femmine, tanti trampolieri sono di stanza qui.

Molti volano via appena ci avviciniamo, disegnano sull’acqua cerchi concentrici e nell’aria un battito d’ali.
Più tardi vedremo pure i fenicotteri, ormai di casa fra Lio piccolo e Lio maggiore. Niente nutrie, secondo i malpensanti le hanno fatte fuori.
IN BICI VERSO LA LAGUNA NORD
La nostra escursione in barca dura un’ora abbondante, poi scendiamo a terra e troviamo le bici di Real bike guides ad attenderci. La pedalata assistita aiuta a non fare fatica e basta attivarla al minimo. Indossiamo il caschetto, facciamo un giro di prova, saliamo in sella, alta che fa toccare appena con i piedi, e via, pedalare!

Questo percorso, pianeggiante e altrettanto placido di quello fatto in barca, dura un’ora e mezza per un totale di 18 km. Andiamo a ritroso sempre lungo la Piave vecchia sulla ciclabile, poi la lasciamo per imboccare uno sterrato, poi ancora lungo i canali, verso la laguna nord e le barene di Lio Maggiore, nostra destinazione finale.
- Terra e acqua, campi, frutteti, serre, arnie colorate.
- Piante e animali, anche le utilissime api, si preparano al riposo invernale.

Facciamo molte soste per scattare foto e ascoltare Alessandro, la nostra guida, che illustra la storia locale e la natura in modo avvincente, anche per chi abita qui vicino come me.

Alessandro nomina decine di volte la città di Venezia: se l’acqua è il principale elemento su cui è sorta, 1600 anni fa, per i veneziani la terra è un elemento altrettanto necessario alla vita. Infatti hanno diviso le loro attività tra acqua e terra, soprattutto dopo la scoperta dell’America. Da secoli hanno gestito le acque e progettato opere di ingegneria all’avanguardia, che hanno permesso alla città di resistere proprio alla minaccia dell’acqua, dei fiumi e non solo. Hanno modificato il loro corso proprio con il “Taglio” di fiumi e canali oggi ben visibile e nominato in diverse località come Taglio di Po. La toponomastica aiuta (vedere oltre). In epoche più recenti hanno reso fertile la pianura con la bonifica e le idrovore, tuttora attive, opere di ingegneria nuove per l’epoca, la cui attività è iniziata nel 1922, proprio un secolo fa.

Il confine naturale con le giurisdizioni vicine, prime fra tutte il patriarcato di Aquileia a est, è stato segnato in vario modo. Vediamo uno dei cippi di contermine (erano un centinaio, tutti numerati), pietre miliari risalenti alla fine della Repubblica di Venezia che segnavano il confine tra acqua dolce e acqua salata.
Anche le torri testimoniano le frontiere del passato, alcune sono rimaste solo nei nomi dei paesi: Torre di fine, Torre di Mosto, con un chiaro significato.

Torre del Caigo c’è ancora: è curioso e prezioso il fatto che sia arrivata sino ai giorni nostri. Ha una struttura medievale, in pietra e mattoni, ed iscrizioni più o meno antiche alle pareti, come le iniziali SR di San Romualdo, fondatore dei Padri Camaldolesi.
La torre richiama nel nome la nebbia e si trova verso la laguna nord, all’inizio del territorio comunale di Jesolo.
Fu costruita con funzione militare e di dogana di giorno, mentre di sera faceva da faro per i naviganti.
Infine durante la Grande Guerra è servita come deposito di armi per il vicino fronte, sempre sul fiume Piave.
Molti cartelli ci indicano la strada: ci sono quelli blu per gli automobilisti, e quelli marroni per noi turisti.

Gli ultimi chilometri che ci separano da Lio Maggiore sono per me i più belli, perché scorrono nel contesto più naturale e nel silenzio quasi assoluto, interrotto solo dalle nostre chiacchiere e dall’incedere delle bici.
Siamo tra laguna e barena, dove si mescolano l’acqua salata e l’acqua dolce. Prima pedaliamo su uno sterrato lungo i canali su cui si specchiano pioppi, ontani e altri alberi ad alto fusto. Poi cambia il paesaggio: c’è solo la strada bianca, con l’acqua della laguna a destra e l’acqua della barena alla nostra sinistra. La pace assoluta.

Soffici ciuffi in varie tonalità cromatiche, acqua melmosa e canaletti caratterizzano il paesaggio, si chiamano Barene. Velme. Ghebi. Erbe come la salicornia, edibile e ora molto in voga nei ristoranti della zona, crescono in questo ambiente di mezzo, non facile anche per i vegetali.
Salutiamo le acque della laguna elencando alcuni fiumi, L’Adige. La Brenta. La Piave, che si gettano su questa parte del mare Adriatico. Li chiamiamo con il loro nome femminile come si usava un tempo, perché i fiumi danno la vita.

AGRITURISMO LA BARENA
Arriviamo infine all’agriturismo La Barena, una bella impresa familiare attiva da alcuni decenni nell’agricoltura e nella pesca, famosa oltre i confini locali. Ci troviamo a Lio Maggiore, anticamente Lido, spiaggia. Qui vicino consiglio di esplorare sempre in bici Lio Piccolo. Un secolo fa, all’inizio del Novecento, qui abitavano oltre 200 persone, ora sono molto meno e d’estate diventano molti di più, ma sono villeggianti e visitatori come me.
La vocazione agricola non è venuta meno oggi, associata alla pesca in laguna e all’ospitalità / ristorazione. Un tempo da qui e dagli “Orti di Venezia” che si trovano a Sant’Erasmo (altra isola da visitare in bici) i coltivatori portavano a Venezia, al mercato di Rialto, i frutti del loro lavoro. In barca ovvio. Ortofrutta pregiata di cui il carciofo violetto è il più prestigioso, ma non unico, rappresentante. Bene, ho finito di tessere le lodi della laguna nord. Vogliamo metterci a tavola?
Il nostro pranzo leggero di venerdì 30 settembre è centrato sulla cucina di pesce a km zero o quasi.
Cefalo in diverse sfumature sugli antipasti,
Masanete nel primo (ora io sono in paziente attesa delle moeche)
Il Consorzio Vini Venezia ci propone in abbinamento un vino bianco particolare, Incrocio Manzoni, declinato in tre espressioni diverse da tre cantine: Frassinelli. Ca’ di Rajo. Facchin.

Per saperne di più: https://www.agriturismo-labarena.it/
Post in collaborazione con: https://www.consorziovinivenezia.it/
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