Sabato 03 gennaio 2015

Sul diario di viaggio scrivo “Bella Yuksom, peccato partire”. Questa località di solito è la base per i trekking e oggi la salutiamo a malincuore, perché iniziamo la seconda parte del viaggio. Lasciamo il Sikkim e rientriamo in West Bengala, destinazione Darjeeling. Questo nome mi sa da tè, non vedo l’ora di visitarla. Mi aspetto di trovarci molte cose, un mix di inglesità e indianità. Prima però visitiamo un ultimo tempio sikkimese.

tashiding

Tashiding si raggiunge in un’ora di auto da Yuksom (o in alternativa a piedi da Pelling) sempre con buche e sterrato. Facciamo a piedi l’ultima salita, che mi taglia le gambe, ma il panorama da lassù vale la fatica!

Secondo la guida dovrebbe essere chiuso, ma grazie ai restauri post terremoto lo scorso novembre ora è stato aperto. Lo visitiamo quasi in solitudine, eccezion fatta per pochi fedeli in preghiera.

Innanzi tutto risale al 1642 quindi è un altro dei monumenti più antichi dello stato.

tashiding

Il corpo principale è un grande edificio in pietra decorato con legno dipinto.

Attorno a lui vi sono edifici religiosi: quattro templi più piccoli, una serie di stupa bianchi attorniati da piante e aiuole fiorite.

E pure edifici civili adibiti, presumo, ad abitazioni.

La stella di natale è la mia preferita, rossa o bianca che sia. Ma anche i tagetes.

Campane. Stupa.

Un albero con tutto intorno bandierine colorate.

Piccole immagini del Buddha in fila. Ruote di preghiera.

Questa è per me una delle visite più belle e spirituali, la consiglio, prendetevi un paio d’ore per vedere tutto.

tashiding

Scesi al parcheggio ci fermiamo per bere tè e caffè, ammiriamo le infrastrutture in costruzione come un ponte e un grande viadotto fra i due lati della montagna.

Poi ci prepariamo a passare quattro ore in auto per arrivare a Darjeeling, interrotte da una piccola pausa al confine tra i due stati. Da oggi il visto interno non ci serve più.

La strada non migliora, rimangono buche e sbalzi, strapiombi e torrenti, ponti vecchi e nuovi.

Cosa c’è di nuovo qui? Due cose: vi sono lavori in corso e perdiamo quasi venti minuti, stando fermi in auto, per una strada interrotta con senso unico alternato.

Ora siamo letteralmente circondati da piantagioni di tè che si estendono a perdita d’occhio. Per me è un paesaggio stupendo, anche se molte piante sono sporche, impolverate, semidivelte, bisognose di cura.

Questo elemento del paesaggio ci riporta alla lunga dominazione britannica, si vede che la corona inglese ha investito sulle coltivazioni per creare ricchezza. Ma tale ricchezza è distribuita male, lascia poco o nulla a chi raccoglie le foglie e quasi tutto a trasformatori e commercianti. La questione è sempre più dibattuta, mescola questioni sociali, economiche e politiche, poi ne parleremo. Torniamo al viaggio in auto.

Mentre ci avviciniamo a Darjeeling troviamo sempre più frequenti insegne di Tea estates. Continua la strada tortuosa con precipizi e saliscendi, la nebbiolina e la pioggia a tratti ci impediscono di vedere le montagne sullo sfondo. Prima di entrare in città ci fermiamo al Tibetan Refugee Self Help Centre, TSHC, domani è domenica e sarà chiuso! Questa è una visita lunga e toccante, avevo visto in Nepal un centro simile, sette anni fa.

Il TSHC è incentrato sulla produzione tessile con tutta la filiera, mi chiedo se allevino pure le pecore.

Erano solo tre i rifugiati tibetani arrivati qui nel lontano 1959, oggi sono più di 300. Le famiglie alloggiate si sostengono dal punto di vista economico, con le attività che vediamo, e sociale.

Promuovono la causa del Tibet e in ogni stanza del centro vi sono pannelli e immagini sulla sua storia tormentata, foto del Dalai Lama eccetera. Vediamo la fabbricazione artigianale: Filiera della lana significa:

  •  Arrotolare la palla di lana sul roccolo e creare il filo per la matassa.
  •  Colorarlo con tinte naturali (poche volte artificiali) come radice di rabarbaro e foglie di tè.
  •  Tenere da parte gli sfridi per altre produzioni.
  • Tessere per produrre opere grandi come i tappeti, e più piccole come abiti, accessori.

Maglie, guanti, cappelli, vediamo come si fanno poi possiamo comprarli.

In ogni stanza c’è un reparto produttivo, alcune attività sono praticate da persone “anziane e inferme”.

Cuciono e lavorano a macchina con zelo, sorridono e si lasciano fotografare. Mi fanno tenerezza!

Non hanno il dolore negli occhi, ciò che mi aspetterei nella condizione di profugo.

Al momento dello shopping io mi tuffo tra gli ampi scialli colorati, ne compro ben cinque ed esco stracarica! Tutti facciamo spese e arriviamo contenti in hotel, ma al momento del check-in troviamo freddo nella lobby e nelle camere, acqua calda razionata disponibile solo poche ore, stufette a pagamento. Non è un buon inizio.

Andiamo a scaldarci in centro, la prima degustazione di tè ci aspetta nel negozio Golden Tips.

golden tips

Per oltre un’ora ci portano diversi tè da assaggiare, con relative spiegazioni. Credo di sapere abbastanza di questa splendida bevanda che non ha nulla da invidiare al vino, ma ogni storia che raccontano lascia una traccia nella mia mente curiosa.

La degustazione comprende sia i classici tè verdi e neri sia i miei preferiti, bianchi e oolong ma li tengono in infusione troppo a lungo. I gusti ne risultano appiattiti e poco caratterizzate le sfumature aromatiche, rispetto alle infusioni leggere di solo uno o due minuti. Anche qui facciamo spese!

golden tips

Golden Tips ci permette di usare il wifi durante e dopo la visita, nella sua comoda posizione diventerà il luogo di sosta del dopo cena, in piedi, schiacciati alle vetrine, per collegarci a internet.

In questo locale conosciamo un cantante e attore di Bollywood seduto a un tavolo accanto a noi, circondato (povero lui) di fan in fila per fare foto e selfie. Io mi accodo alla cerimonia e poi gli parliamo per un attimo.

golden tips

Dice che ama l’Italia e le nostre città d’arte, infila la triade Venezia – Firenze – Roma tra i ricordi di viaggio e le associa a Montecarlo, Saint Tropez e Montreux, in Francia e Svizzera. Chissà se è venuto in Europa per cantare. Con lui c’è il padrone del Retreat Resort dove alloggia, mi lascia il biglietto da visita. Mi spiega la strada per andare a trovarlo, è facile, si trova vicino allo zoo. Ci invita a bere un tè da lui la mattina seguente, per mostrarci la terrazza da cui si gode di un bel panorama sulle montagne. So che è impossibile andarci la mattina ma… Mai dire mai.

Restiamo a cena in zona centro dove facciamo ancora shopping, incredibile, e scegliamo un bel locale per la cena. Glenary’s è ed elegante, il cibo è ottimo e il servizio impeccabile. Spendiamo più del normale ma ne vale la pena. Passeggiamo in piazza dopo cena, qui si svolgerà il Winter festival fino a martedì, poi saliamo a piedi in hotel passando per le vie dove prima pullulavano i banchetti del mercato pieni di cibo e ortofrutta. Ora è tutto chiuso e buio. Buona notte!

UNO SGUARDO SULLE VISITE DI OGGI

YUKSOM

Un altro sgarrupato agglomerato urbano costruito su più livelli come Pelling, ma più affascinante e vivibile, Yuksom è la sede del parco Norbugang con la pietra di fondazione (trono dell’incoronazione) dello stato del Sikkim nel 1641.Questo era lo stato indipendente che solo nel 1975 è stato annesso all’India, Yuksom è circondata da paesaggi notevoli, villaggi, aree rurali. Conta su antichi monasteri come l’antico Dubdi Gompa del 1701 (quasi sempre chiuso e attualmente sotto un profondo restauro) ed è la base per trekking di lunghezza e impegno variabili.

TASHIDING

Il grande, antico complesso monastico è ben restaurato e pieno di vita nonostante i suoi quasi 400 anni (risale al 1641). Famoso perché luogo d’incontro dei tre lama, è composto da cinque edifici religiosi in cima a una collina che si raggiunge in mezz’ora a piedi, più una decina di stupa grandi e piccoli, bianchissimi, in un bel giardino fiorito.

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