Dopo la vendemmia ora in Puglia è tempo di raccogliere le olive. A metà ottobre ho trascorso tre giorni a Foggia e provincia, ospite di APO Foggia e di quattro imprese della filiera olivicola. Ho passeggiato tra olivi carichi di frutti, le drupe ora piccole ora grandi, verdi o più scure secondo la cultivar e il grado di maturazione.
Con me c’erano giornalisti e blogger di Puglia e Sicilia, curiosi come me di conoscere e apprezzare le diverse cultivar locali di olive, tutte da produzione biologica, e l’olio che se ne ricava (non solo olio per la verità). Diverse cultivar significa che la biodiversità italiana si può toccare persino nella stessa provincia. Foggia può contare su 3 o 4 varietà di olive: dalla più famosa Coratina alla Bella di Cerignola dalla duplice attitudine (da mensa e da olio). Dalla Peranzana alla Ogliarola del Gargano.
Introduzione al viaggio

La Puglia è una grande regione del sud dove l’olivo è coltivato da secoli. Accanto all’immagine di una terra del buon vivere e meta turistica di prim’ordine, fra lunghe spiagge e borghi affascinanti, c’è un’altra Puglia dal cuore pulsante. Una terra agricola ricca e laboriosa, dove imprenditori illuminati coltivano la loro terra e perseguono la qualità, in aziende moderne e lungimiranti.
Foggia è la porta della Puglia per chi come me arriva da nord, gli oliveti ne punteggiano il paesaggio con le loro grandi chiome verdi e i riflessi argentati. La regione, che si allunga verso sud fino al tacco d’Italia, si annuncia a Poggio Imperiale all’uscita dall’autostrada. A est il mare adriatico, le spiagge del Gargano ora sabbiose ora rocciose, con le isole Tremiti in lontananza. A ovest il promontorio garganico fatto di roccia calcarea, con strade e tornanti che salgono in altitudine, attraversano la grande Foresta Umbra e piccoli paesi pieni di vita, storia, spiritualità.
Le due giornate piene che abbiamo trascorso tra oliveti e frantoi si sono svolte con modalità analoghe: una visita al mattino e una al pomeriggio, ogni volta con la degustazione di quattro prodotti per conoscerne le sfumature, impararne pregi e difetti. L’olio EVO del produttore accanto a tre oli della distribuzione organizzata. Si trattava della campagna 2022, dato che quest’anno la raccolta delle olive è appena iniziata.


Troverete poche nozioni tecniche qui sull’arte olearia, anche se la filiera dell’olio fa parte del mio lavoro. Ci saranno alcune immagini delle aziende visitate, vedrete la materia prima, il prodotto finito, i macchinari impiegati (Pieralisi e Alfa Laval). Questo articolo vuole essere il racconto di tre intense giornate all’insegna del migliore olio EVO, in compagnia di APO Foggi promotrice dell’iniziativa. Auspico che si possano sviluppare itinerari turistici tra le eccellenze della provincia di Foggia con il fil rouge dell’olivo e dell’olio, oro verde di Puglia. Accanto all’enoturismo infatti, il turismo dell’olio è la nuova frontiera del viaggiatore gourmet, come dimostrano le zone olivicole che, in Italia e all’estero, vi hanno investito risorse all’interno (tecnologia e infrastrutture) e verso l’esterno (comunicazione e promozione). Foggia e la Puglia si prestano egregiamente a tale scopo.
Un giro d’olio. Viaggio alla scoperta delle cultivar coltivate con metodo di produzione biologico

Il nostro viaggio aveva un titolo lungo e significativo e si è aperto venerdì mattina con la conferenza stampa di presentazione del progetto. Guido Cusmai, presidente APO Foggia, ha sottolineato alcuni aspetti della campagna 2023
- gli eccellenti profili qualitativi dell’olio BIO foggiano,
- l’impegno dei produttori nell’alzare sempre più l’asticella della qualità,
- le prospettive della stagione olivicola appena iniziata,
- le prospettive e:le sfide del mercato globale.
Personalmente ho colto tre messaggi forti, all’inizio e alla fine del tour.
Uno – la necessità di lavorare insieme, in ottica di filiera. Ciò vale sia per le aziende agricole a filiera chiusa (oliveto – frantoio – confezionamento – distribuzione) sia per le imprese operanti solo in una parte della stessa, ad esempio gli oleifici che frangono olive dei vari produttori locali e si occupano pure dello stoccaggio.
Due – il valore degli investimenti tecnologici come chiave di successo e vantaggio competitivo per le imprese che vogliono mantenersi sul mercato, sempre più complesso anche alla luce dei cambiamenti climatici.
Tre – il valore degli oliveti come paesaggio e patrimonio condiviso, da preservare, da “coltivare” per le future generazioni, da sfruttare per creare opportunità di lavoro, diretto e indotto, in aree soggette da decenni allo spopolamento.
Venerdì 20 ottobre


Visita Masseria Belmantello al mattino. Ci troviamo a Cerignola, 160 ettari distribuiti a varie altitudini nelle campagne con diverse colture soprattutto olivicole ma anche seminativo, vite e ortofrutta. Il nome riprende la forma sinuosa delle coltivazioni che coprono la terra come un “Bel mantello”. Il dottor Onofrio Giuliano ci ha raccontato la sua idea di impresa olivicola, con una forte impronta tecnologica che inizia in oliveto. Passa dai sistemi di irrigazione ai nuovi impianti intensivi con le rese per ettaro più elevate. Mentre andavamo a passeggio nell’oliveto abbiamo incontrato una quadra di operai, intenta alla raccolta meccanizzata delle olive con scuotitore. Io scattavo foto all’impazzata cercando di seguire il gruppo, senza perdermi nemmeno una delle parole del nostro padrone di casa.


Visita Frantoio Principe Pa.Vi.Ro. al pomeriggio. A Torremaggiore tutto parla di Raimondo de Sangro suo cittadino illustre. Il “Principe geniale” nel Settecento è stato il principale promotore della Peranzana, oliva di origine francese (provenzale, da cui deriva il nome) che ha portato quaggiù e a cui ha dato prestigio. La sua opera è portata avanti fra gli altri dalla famiglia D’Ettorres con i tre fratelli, quelli che danno il nome all’azienda pluripremiata che, con i figli, proseguono una solida tradizione e con le loro scelte la fanno ancora crescere. Al ricevimento delle olive nello spazio esterno fa seguito la loro molitura e spremitura all’interno, fasi comuni a ogni frantoio dove la tecnologia la fa da padrona.
Torremaggiore

Facciamo due passi a Torremaggiore a fine giornata: al castello ducale cinto da mura e fossato, fra le vie del borgo in cerca di suggestioni medievali. Cerchiamo le tracce di Federico II che nel Duecento ha contribuito a costruire la Puglia del suo tempo (Castel del Monte vi dice qualcosa??) ma niente, è morto qui vicino ma le sue spoglie si trovano a Palermo.
Il racconto della giornata sulla pagina Facebook Gamberetta Travelblog:
Questa è Masseria Belmantello, Cerignola (FG) visitata ieri mattina. Assistere alla raccolta delle olive che (bella) impressione! La macchina scuote l’albero di ulivo, in pochi secondi fa scendere le drupe nella rete e gli operai accarezzano i rami per ripulirli dagli ultimi frutti. La rete è avvolta e portata ai cassoni, dove viene svuotata del suo prezioso carico e portata via. Al frantoio. Coratina è la cultivar principale di olive da olio. Bella di Cerignola è la cultivar locale, dà una grande oliva, con attitudine sia da mensa sia da olio.
Nel pomeriggio a Torremaggiore abbiamo visitato Principe, marchio che ricorda il primo “importatore” e promotore dell’Oliva Peranzana dalla Francia alla Puglia. Il frantoio della famiglia D’Ettorres opera da circa 40 anni e fa un ottimo olio extra vergine di oliva.
Sabato 21 ottobre


Visita Oleificio San Luca al mattino. A Vieste arriviamo dopo quasi due ore di viaggio da Foggia, sotto un cielo grigio e minaccioso che a un certo punto scarica tutta la pioggia, ma noi siamo al coperto. Oleificio e Locanda San Luca srl, frantoio oleario, produzione e vendita olio è la ragione sociale completa dell’azienda. Qui accanto alla produzione olearia, attiva dal 1980, c’è uno spazio di ospitalità tutto giocato su legno e pietra, materiali di recupero che ne hanno fatto un luogo accogliente, perfetto per la nostra degustazione. Salvatore Freda è il titolare e il mattatore, trascinante e appassionato nel racconto del proprio lavoro.


Visita Oleificio del Gargano al pomeriggio. Antonello Fiorentino ci accoglie nel suo oleificio dove lavora le olive proprie e altrui. La sua è una impresa familiare, sono frantoiani dal 1930. Il suo racconto è un inno alla terra e alla cooperazione, secondo i meccanismi dettati dalle necessarie economie di scala e dal muto aiuto fra produttori. Qui attorno a Vico del Gargano gli oliveti sono molto più piccoli e sparsi che in pianura, si trovano su terreni scoscesi, ad altitudini anche superiori ai 700 metri slm e a volte confinano con il bosco. La coltivazione e la raccolta delle olive sono giocoforza manuali, con costi e difficoltà maggiori anche per trasportare le olive al frantoio. Alcuni alberi centenari continuano a dare frutti e sono tutelati.
Vico del Gargano


Qui avevo trascorso un lungo fine settimana nel 2015 a primavera, tornarci ora mi ha sbloccato tanti ricordi. Vico del Gargano è uno dei Borghi più belli d’Italia e nella sua semplicità ha tutto ciò che serve per un soggiorno autentico:
- scalette e vicoli (famoso è lo stretto vicolo del bacio),
- porte e finestre con i panni stesi ad asciugare,
- piccoli alloggi nella migliore tradizione di albergo diffuso.
E un bar pasticceria premiato dove una sosta è d’obbligo. Bar Pizzicato è una istituzione dove da mattina a sera potete fare colazione fra sontuosi pasticcini, mangiare qualcosa di fresco e gustoso a pranzo, indugiare tra i cocktail all’ora giusta, quando arriva Giuseppe Romondia l’anima del locale. A metà pomeriggio ho preso un espressino con circa mille calorie, ma che buono! Caffè affogato in un letto di cioccolata e biscotto caldi.
Il racconto della giornata sulla pagina Facebook Gamberetta Travelblog:
Un giro d’olio. Viaggio alla scoperta delle cultivar coltivate con metodo di produzione biologico. Sul promontorio del Gargano ieri ho visto un mare in tempesta e i grandi alberi della foresta umbra. Ho rivisto Vieste e Vico del Gargano, due borghi che ho cominciato a scoprire 40 anni fa. Ora sono più belli che mai in questo inizio di autunno (ebbene si è piovuto e faceva freddo). Voi però volete sapere le nostre visite e assaggi. Eccoli qua:
1 Oleificio e locanda San Luca Vieste. Un nuovo impianto tecnologico affiancato da una locanda accogliente, dove la pietra locale e il legno la fanno da padrone.
2 Oleificio Fiorentino Vico del Gargano. Impresa familiare che lavora le proprie olive e conto terzi, con una sempre maggiore attenzione alle tecniche di lavorazione.
Ogliarola garganica è la cultivar locale e le sue sfumature organolettiche variano dal sud del Gargano, dalla zona di Mattinata fin su a Rodi e Peschici. Vicino al mare la pianura si lavora facilmente ed è consuetudine trovare gli uliveti irrigati. L’entroterra invece è difficile da raggiungere e più spesso mostra piccoli uliveti, incastonati a 600 – 700 m slm fra i boschi al limite della foresta. Qui la natura fa il suo corso, non si irriga e si raccolgono a mano le olive, anche con l’ausilio dei muli. Non è forse questa una olivicoltura eroica??
Mangiare e dormire a Foggia

Alzi la mano chi ha fatto il turista nel capoluogo dauno!! Io sono passata per Foggia più volte fino ad ora, ma quasi sempre per lavoro, e ho visto solo la stazione dei treni o la zona industriale. Fino ad ora. Quindi cosa c’è da vedere a Foggia? E dove ci si può fermare a dormire – mangiare – bere, per provare i piaceri della cucina foggiana? Foggia di certo non può competere con le più ricche e famose città pugliesi come Bari e Lecce. Eppure durante il nostro soggiorno, complice il clima mite di ottobre (gli ultimi giorni peraltro quasi estivi) ci ha rivelato:
- una proposta enogastronomica genuina,
- una variegata umanità,
- una fervente vita serale /notturna.

Per non parlare dei suoi gioielli nascosti che sono riuscita a vedere, all’inizio e alla fine del tour, una vera sorpresa per me! Camminando da sola senza meta, nel piccolo centro storico ho trovato:
- chiese piccole e grandi,
- importanti musei,
- palazzi antichi,
- nuovi edifici novecenteschi.

Abbiamo provato ogni sera locali diversi e prodotti locali diversi, a km zero o quasi. Menzione d’onore ai latticini freschi e ai primi vegetariani, quella che un tempo si chiamava cucina povera ma invece è ricca, gustosa e sana. A pranzo ci hanno pensato Chef Francesco Panniello e la moglie a deliziarci prima gli occhi, poi il palato con i loro showcooking a base di olio EVO. Due giornate di altissima cucina!
Abbiamo cenato in tre diversi ristoranti e trattorie:

Enoteca Uvarara – Insegna solidamente presente da anni a Foggia, porta a tavola il territorio e porta alle pareti decine di etichette interessanti. Con un tocco finale trendy: il Gin di Puglia. Il nostro vino: Motta di Lupo Paolo Petrilli. Cacc’e’mmitte di Lucera 2020, 13 gradi.

Fuori Squadro – piccolo locale tranquillo all’interno, agitato all’esterno dove c’è un grande viavai di bella gente, una movida sana e gentile. Il nostro vino: Masseria Ludovico. Rosato 2022, 12 gradi.

Ciceri e Ttria – ristorantino elegante molto urbano, chiaro nell’arredamento e nella proposta gastronomica incentrata sulla cucina salentina. Il nostro vino: Produttori di Manduria AKA Primitivo rosato. Salento IGP 2022, 13 gradi.
Mamaco hotel


Abbiamo dormito in questa location nuova di zecca, in posizione centralissima (accanto al teatro Giordano, in zona pedonale). Mamaco è un boutique hotel con solo sei camere, inaugurato all’inizio del 2023 e frutto di un progetto imprenditoriale diviso fra la Puglia, l’Abruzzo e Roma. Nella capitale presto aprirà un altro Mamaco Hotel con la medesima impostazione super tecnologica, tutta proiettata al futuro, che non ho apprezzato subito (ma io sono imbranata). Mamaco non ha reception né personale presente in struttura, fatta eccezione per la signora che si occupa delle pulizie nelle sei stanze, e che la mattina prepara i cestini della colazione da portare in camera o da consumare nel piccolo giardino interno. Notevole la terrazza con vista che si raggiunge salendo una rampa di scale (quante scale al Mamaco!). Per ogni richiesta o segnalazione bisogna chiamare il numero dedicato. Improntato al design e alla domotica nelle dotazioni, con un’impronta di lusso discreto e tanta privacy, è il luogo perfetto per una fuga di coppia romantica, anche perché quasi tutte le camere sono dotate di una grande vasca idromassaggio.
Post in collaborazione con APO Foggia (che ringrazio sentitamente per il tempo trascorso insieme e per l’organizzazione impeccabile) http://www.apofoggia.it/