La capitale sudanese è oggi un immenso cantiere aperto dove compagnie soprattutto internazionali stanno mettendo a punto opere, infrastrutture, mega alberghi per renderla sempre più accogliente. In assenza di una storia propria con solo 200 anni circa di vita e un poco glorioso passato coloniale, costruito soprattutto da e per gli inglesi, non aspettiamoci nulla di emozionante.

I viali alberati, i palazzi, il souk del Cairo o di altre capitali sono lontanissimi, eppure Khartoum ha il fascino démodé di una città in evoluzione. Le strade non sono asfaltate nemmeno in centro città, in zona Souk el Arabi, dove per tutto il giorno accanto ai negozi veri e propri si svolge un chiassoso mercatino in strada e la gente vende quello che ha: generi alimentari, schede telefoniche, prodotti per la casa e per la persona.

Localini semplici, splendidi caffè e ristoranti con giardino si trovano l’uno accanto all’altro seminascosti, in riva al Nilo, e dall’altro lato della strada svettano i grattacieli degli hotel cinque stelle di grandi catene. Andare a zonzo senza meta è facile e divertente, tra edifici sacri e palazzi pubblici, sedi di scuole e università che si annunciano con cartelli enormi, ma guai a fotografarli.

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Salaam Sudan

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