Dopo soli tre giorni dal mio ritorno ecco alcune prime impressioni sull’Oman, l’ultimo paese che ho avuto l’onore di visitare, la bandierina N. 72 nel mio mappamondo personale. In attesa di ripartire, ça va sans dire.

Ho amato l’Oman ancor prima di partire perché sapevo cosa cercare e l’ho trovato. Per questo sono felice. Cercavo un pezzetto di Yemen e l’ho trovato, anche se edulcorato e con il sapore amaro della guerra che laggiù, a 1000 chilometri di distanza, si consuma con vittime innocenti e governanti impotenti o collusi, schiavi delle vicine potenze.

Oman e Yemen sono simili nell’architettura di case e palazzi…

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nei forti restaurati e nelle città fantasma…

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nella geografia frastagliata delle montagne e in centinaia di chilometri di coste…

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Sono simili nei volti della gente: gli uomini con tunica bianca (dishdasha) e pugnale in vita…

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le donne velate che, dietro un semplice niqab o nel burqa (che ad alcuni di noi fa paura) celano i migliori trucchi, acconciature, tatuaggi e soprattutto degli splendidi sorrisi. E che dire dei bellissimi bambini che ci salutano con gli occhi ma sono discreti e schivi, per nulla aggressivi? Tutti questi incontri mi aprono il cuore, basta rispettarsi e chiedere il permesso per fotografare, che a volte ci viene concesso a volte no.

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Cercavo un po’ dell’Asia che conosco e l’ho trovato nei piatti della cucina, un simpatico melting pot dove l’India la fa da padrone.

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Cercavo infine un po’ di quell’Africa nera che non conosco e un po’ mi spaventa, nei lineamenti e nei volti degli abitanti della costa testimoni della storia passata, quando la potenza omanita si estendeva dall’attuale Pakistan all’isola di Zanzibar. Ho trovato pure questo. Per questo sono felice.

Oman: terra di pace e prosperità, di risorse ben distribuite grazie alle quali, in quarant’anni di regno, un sultano illuminato ha tutelato l’ambiente, ha costruito infrastrutture e ha reso i suoi sudditi felici e riconoscenti.

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Prova ne sia la festa a cui abbiamo assistito nella bellissima Sur con una stupenda esibizione di dervisci danzanti, la sera abbiamo anche avuto l’immensa fortuna di intrufolarci a un matrimonio in perfetto stile africano, una grande gioia per le donne del gruppo!!

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Non solo moschee quindi, tutte belle e particolarmente bella la moschea di Muscat, ma anche ospedali con standard elevati, strade e scuole, con libertà di culto e luoghi di preghiera per i non musulmani.

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Quando il sultano morirà chissà che fila di pretendenti al trono si formerà, considerato che non ha moglie né figli. Temo la corsa all’accaparramento di potere e risorse com’è successo in situazioni analoghe. Speriamo che ciò non accada e speriamo di rivedere presto questa terra bellissima fatta di palazzi sontuosi e opulenti accanto a piccoli vuoti e silenzi, di luoghi così semplici da sembrare non attraenti, ma proprio per questo più veri di tanti posti più blasonati del turismo mordi e fuggi, del quale io per prima subisco il fascino facile e sfuggente, come la notte che trascorriamo nel deserto alle pendici di una duna rossa.

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Ma il deserto vero è altrove, più a sud, nell’immensità del Rub al Khali tra Oman e Arabia Saudita, dai confini indefiniti.

Per questo ho amato l’Oman, un Paese in bilico tra modernità e tradizione, dove pensavo di trovare vecchietti percorrere vecchie strade a dorso di mulo e invece ho visto Ferrari e Porsche sfrecciare su modernissime autostrade, mentre l’autista mi descriveva le loro dotazioni e caratteristiche come se nulla fosse.

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In aprile la bellezza dell’Oman è fatta di colori accesi: fiori gialli e rossi, acque azzurre e verdi, cieli tersi e foschi. Il mio diario di viaggio si chiamerà Oman Breve ma Intenso, questo assaggio è stato decisamente breve ma non intenso come mi aspettavo, urge tornare. Al prossimo giro voglio avere tanto tempo disponibile perché non solo mi manca tutta la metà tropicale del Paese, quel sud fatto di orti e giardini, di spiagge e vegetazione tropicale, del deserto vero e di immensi spazi vuoti.

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Al nord voglio perdermi ancora: nelle pieghe dei wadi si nasconde tutto un mondo pieno di suggestioni da scoprire, nelle cittadine di mare l’aria frizzante si mescola agli odori provenienti dall’immancabile souq. Impossibile cercare le suggestioni dei ricchissimi e rumorosi souq delle più famose città dell’universo arabo, qui pochi souq sono coperti…

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e più spesso l’area adibita a mercato si sviluppa attorno a una piazza rettangolare con portici, e le contrattazioni del mattino si svolgono in un silenzio surreale. Così è se vi piace.

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Oman isola felice con un tenore di vita e prezzi occidentali: gli hotel in città costano mediamente 100 euro per una doppia con colazione, ma poi bastano pochi euro per mangiare e la benzina, ricavata dai giacimenti petroliferi locali, viene solo 30 centesimi al litro, poco più dell’acqua in bottiglia.

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Altri liquidi sono vietati o quasi, in perfetta sintonia con i precetti del Corano, poco male se approfittiamo del viaggio per fare una piccola pausa dai vizi nostrani, un po’ di Ramadan fa bene a tutti.

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