Dove si porta uno che viene da lontano che voglia vedere il meglio di Biella e dintorni? A passeggio per le montagne biellesi anche in autunno si vedono panorami stupendi, molto naturali, e piccole opere dell’uomo (case, rocche, chiesette) che spuntano come funghetti dai crinali di boschi e colline, con le Alpi sullo sfondo. Alcune cose però sono grandi e famose. Come il Ricetto di Candelo e il santuario di Oropa per esempio, che dopo la prima visita di gennaio rivedo in un dicembre mite, e mi piacciono ancora un sacco, anche senza neve.

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Candelo è un gioiellino dell’architettura civile medievale e oggi, tenuto in vita da restauri rispettosi, è affollato soprattutto nei fine settimana ma con qualche abitante coraggioso che tiene aperto tutti i giorni. Tanto è fatto per i turisti ma qui, dove le pietre parlano, il borgo è vivo e bellissimo. Elisabetta è una guida molto diversa dagli ultimi angeli custodi che mi hanno portato in giro ultimamente: vivace e divertente, seria, preparatissima, ci dà una chiave di lettura del ricetto come doveva essere settecento anni fa, chiuso tra mura inespugnabili, autosufficiente, in grado di dare nutrimento con i suoi ricchi magazzini ma anche rifugio in caso di attacco nemico. Persone orgogliose ma schive, i piemontesi di ieri raccoglievano sobriamente quanto necessario al sostentamento, allietando tante fredde serate con piatti forti e sostanziosi a base di carne (molti animali erano allevati nel ricetto) e vini robusti. Il controllo dei carri in ingresso carichi di derrate era regolato da precisi dazi e soggetto alla decima, ma secondo me anche il prete metteva da parte un bel po’ di prodotti…

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La società era regolata da ruoli prestabiiti non molto diversi da quelli di un secolo fa, con la donna impegnata nelle incombenze di casa e famiglia, e l’uomo deputato ai pesanti lavori di approvvigionamento di cibo e legna, che non era solo fonte d’energia. La breve aspettativa di vita di allora, inferiore ai quarant’anni, costringeva a sposarsi e avere figli molto presto. Ma andava bene così. Oggi invece viviamo rincorrendo qualcosa che a volte non c’è o non sappiamo cosa sia, confondiamo il mezzo con il fine delle nostre azioni, soprattutto se viviamo in città, e poi dobbiamo venire in questi posti magici a riprenderci un po’. Candelo va benissimo “contro il logorio della vita moderna” solo che in quasi un’ora di freetime preferisco svicolare dai banchetti affollati di oggetti, che per me purtroppo sono inutili orpelli, e chiacchierare con gli espositori enogastronomici, con qualche scoperta interessante. Ci sono i vicini produttori di grissini e torcetti, che però a me ricordano più Vercelli, le nicchie di sapori, conserve d’origine vegetale e animale, il mio amato riso, anzi i tanti risi che fan luccicare il basso Piemonte di colori e riflessi particolari, vini preziosi come Bramaterra e Vespolina, i dolci canestrelli, i prodotti lattiero caseari.

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Oropa dà emozioni totalmente diverse per la sua imponenza che si scorge appena dall’esterno, anzi da fuori siamo più portati a salire sul Sacro Monte e le sue diciannove cappelle, una passeggiata di grande soddisfazione anche per il mio animo laico. Da qui mi è partito un grande desiderio di visitare gli altri Sacri Monti come Orta, Varese eccetera, sparsi a decine tra Piemonte e Lombardia. A 1.200 metri slm fa fresco e sarebbe bello rifugiarsi nelle stanze adibite ad alloggio, dodici ex celle bellissime con arredi originali, un’altra esperienza da provare anche se gli spazi immensi del santuario mi incutono timore reverenziale.

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Da fuori, da sotto, lo sguardo spazia verso l’alto su una perfetta prospettiva rinascimentale attraverso arcate e portici, cupole e scale. Sopra di noi c’è la collina sacra che più a nord ci porterebbe in Val d’Aosta e in Francia, lungo vie di pellegrinaggio vecchie di quasi mille anni ma ancora attualissime come recupero del corpo sentito, del respiro profondo, del senso dello spazio, quella ricerca di un equilibrio perduto sempre più importante per chi è sommerso dallo stile di vita di oggi, di cui ho parlato poc’anzi.

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A me la chiesa con la Madonna nera fa impressione, questa oscura presenza è una costante a Biella, anche al Piazzo dove andremo la sera. Non mi sorprende che sia oggetto di studi internazionali.

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Le altre cose che mi impressionano di Oropa per la loro ricchezza austera e il potente simbolismo sono:

i ricchissimi arredi di chiara impronta sabauda,

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gli oggetti d’arte sacra e non solo con incastonate tante pietre preziose,

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le migliaia di ex voto appesi fittamente alle pareti del primo piano,

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tutto insomma! Qualcosa di più completo si trova nel mio post precedente di gennaio, a cui rimando.

Dopo una giornata pienissima ci vuole proprio una pausa relax, noi, una decina di blogger scatenati, siamo stati al centro benessere La Bossola di Netro (che nomi strani si usano qui!!) ma con una sorpresa! Quanto riporto qui è nell’ordine inverso rispetto alle visite in quanto, per motivi logistici, siamo stati nell’ordine: al centro benessere, a Oropa, a Candelo. Ma tenete il relax per ultimo, non ve ne pentirete.

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Vicino al centro benessere c’è lo stabilimento della Lauretana, dove imbottigliano quest’acqua di montagna e ce la fanno assaggiare, assieme a tisane e dolci leggeri. Ma alla Bossola l’intimo spazio disponibile, ideale per una coppia o 2-3 persone massimo si presta a trascorrere il tempo del relax nei classici spazi dedicati al calore secco e umidi, alla doccia emozionale, al lettino riscaldato, con un’amplissima vetrata verso la vallata. Nulla di nuovo sotto il sole, con un setting speciale però. Il minimo impatto ambientale è garantito dall’utilizzo di materiali antichi freddi come la pietra e caldi come il legno. Dimenticavo le due bottiglie di spumante troneggianti a bordo piscina che sono oggetto del primo brindisi, un compleanno è in arrivo, tanti auguri!

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Destinazione Biella, dicembre 2014

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