Di nuovo in bici, che fatica rimettersi in sella! Sopra la trattoria Dai Fruts c’è l’attacco di bellissimi sentieri ciclopedonali in saliscendi, dove sperimentiamo guadi e un tappeto di foglie umide scivolosissime! Che bello qui, magari ci tornerò in primavera.

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I Sentieri degli Ezzelini si trovano all’incrocio delle province di Treviso, Vicenza e Padova; sono solo un tratto dei percorsi che in Veneto e Lombardia si possono percorrere in bicicletta o a piedi, e in un prossimo futuro potranno arrivare fino a Milano e Torino. Il vicino tratto che parte da Padova si chiama Cammino di Sant’Antonio ed è un percorso devozionale, la scusa del pellegrinaggio può unire credenti e laici, certo che vedere sentieri vicini con nomi diversi è controproducente!! Gli amministratori si metteranno a tavolino per uniformare la gestione dei cammini? Sanno lorsignori che il turismo lento è il futuro della promozione del territorio? Che risponde a molteplici esigenze in grado di unire visitatori italiani e stranieri, persone che vengono qui anche da migliaia di chilometri di distanza per vedere l’Italia a piedi, in bici, a cavallo? Vogliamo metterli a loro agio creando un terreno fertile per farli venire e tornare? Suvvia! Con un ultimo scatto di gambe e reni arriviamo all’oasi di San Daniele dove un anno fa mi ero innamorata. Guardate le ultime foto che mi hanno scattato le bloggamiche: da lontano ritraggono il mio sederone e il passo traballante, da vicino le rughe e i capelli bianchi. Pazienza, c’è di peggio!

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Lasciamo le bici, ci togliamo le scarpe e le calze: per mezz’ora facciamo parlare i nostri sensi partendo dai piedi, la parte del corpo più lontana dalla testa, quella che io per prima a volte trascuro proprio come se fosse poco importante.

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Nulla di più falso! Camminiamo scalzi su pietre aguzze e lisce, su aghi di pino e foglie morbide, umide, marroni rosse e gialle. Distinguiamo marmi e pietre calcaree provenienti dalle vicine montagne dove i fiumi Piave e Brenta cominciano a scorrere dentro le montagne per poi fuoriuscire forgiando terra e sassi. Questo percorso sensoriale è fatto così bene che ha il potere di mettere in pace chiunque, è meglio di un massaggio anche di quelli moderni, dal percorso Kneipp ai pescetti che ci mangiano le pellicine.

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Se all’andata stiamo attenti e sentiamo con diffidenza ogni nuovo pezzo, al ritorno proviamo sensazioni diverse, più calore e una maggiore circolazione del sangue, dal capo ai piedi e viceversa. Ovviamente ci viene chiesto il silenzio, che nella concentrazione generale quasi nessuno rompe. Se aguzziamo anche l’udito sentiamo il fruscio dell’erba e delle foglie intorno a noi, pochi rumori di animali.

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Bellissimo, e non è tutto. Gli organizzatori ci chiedono di disegnare il nostro stato d’animo su un grosso foglio di carta Bristol in formato A3 diviso a metà, utilizzando pastelli matite o pennarelli. Prima e dopo il percorso sensoriale sulle pietre. Ebbene tutti disegnano paesaggi di vari colori proprio come se fossimo in gita scolastica. Invece io, libera di vedere, ascoltare, sentire con il mio corpo, mettendo fra il corpo e il mondo esterno solo la reflex, essendo spento il telefono, vedo questo: la mia immagine saltellante verso il cielo e gli elementi (terra, aria, vento, acqua) attorno a me.

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Andate tutti all’oasi di San Daniele, ne uscirete fatti nuovi. E vedrete con occhi nuovi lo stagno con le anatre, gli aironi cenerini che vi scrutano dalla cima di un albero, la Tipha latifolia che non ingiallisce, gli alberi che cominciano a perdere le foglie.

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San Zenone degli Ezzelini ha nell’oasi un patrimonio naturale finalmente protetto dopo anni bui, ha una storia avvincente e sanguinosa da raccontare oggi. Persino Dante Alighieri si è prodigato a collocare nella Divina Commedia l’epopea degli Ezzelini: ghibellini, anticlericali, fieri e sfortunati. Se avessero avuto carta e penna in mano, gli Ezzelini sarebbero stati dei poeti maledetti. Se avessero avuto voce avrebbero imbracciato una chitarra per comporre una lirica nello stile dei nostri cantautori o dei songwriter americani. Invece hanno trovato un humus maturo per proporre le loro idee di libero pensiero, di laicità in tempi oscuri e di grande fermento com’era il Duecento. I più potenti hanno deciso diversamente ma hanno dovuto assediarli per mesi, corrompendo i corruttibili per farsi aprire la porta della rocca e massacrare uno a uno Alberico, la signora e i figli anche piccoli, con spargimento di sangue a fiumi e una violenza impressionante.

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Academia Sodalitas Ecelinorum ci accompagna ancora, come un anno fa, nella rievocazione storica delle vicende che hanno avuto luogo nella rocca. Non sembra stiano recitando, è come se a ogni rappresentazione si ripetesse la storia nel suo scenario naturale: è come andare a teatro, ma ancora più vero. Stavolta partiamo dalla cripta della chiesa che in questi mesi è stata restaurata e finalmente aperta al pubblico. DSC_6685 DSC_6686 DSC_6688 DSC_6690La cripta è la parte più antica del sito cinto da mura, dove facciamo un balzo all’indietro nella storia fino al primo insediamento di epoca romana, dedicato ai culti pagani. Saliamo poi in cima al colle dove c’è la piccola chiesa moderna e il sito dove si consumò l’eccidio degli Ezzelini, in un luogo scosceso, irraggiungibile con truppe a cavallo. Attorno ai figuranti che recitano in costume si svolgono tenzoni simulate.

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Lo spettacolo cambia da un giorno all’altro, cambiano gli spettatori, le luci, i suoni. Ma i protagonisti sono riconoscibili con le loro fattezze, le voci, gli sguardi. Ci riconosciamo dopo un anno, non oserei disturbarli mentre recitano, li saluto con un sorriso che ricambiano con altrettanta gioia. Ah sei tu Gamberettarossa? Mi ricordo sai, hai scritto delle cose bellissime l’anno scorso, complimenti e grazie!!

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San Zenone l’anno scorso mi era piaciuta tanto, ho dedicato ben due post all’oasi e alla rocca. Quest’anno mi è piaciuto altrettanto o forse di più. Per questo dico che è un luogo del cuore e ci tornerò quando possibile.

Siamo stanchissimi e ci trasciniamo al pulmino, in pochi minuti arriviamo alla Cantina Dal Bello per il brindisi finale. Con trenta ettari vitati di proprietà e il lavoro della famiglia, attiva da due generazioni, i Dal Bello hanno abbracciato la sostenibilità in agricoltura con tecniche di allevamento (in vigna) e di trasformazione (in cantina) rispettose dell’ambiente e del prodotto. Accanto ai vecchi vitigni di merlot e cabernet han dato spazio crescente al Prosecco, che raccontano come la storia di un amore che cresce e dà buoni frutti. Molto buoni a giudicare dalla freschezza del vino con cui brindiamo, profumato e leggero. Visitiamo brevemente la cantina sotterranea, con vasche in acciaio e botti grandi per l’affinamento dei vini rossi. Non parliamo tecnico.

Salutiamo queste brave persone dedite al loro lavoro, torniamo in hotel e con un abbraccio finale io saluto i miei bloggamici di Aitb. Torno già a Mestre mentre loro andranno a cena e domani visiteranno Asolo. Che bellissima giornata, grazie amici! E soprattutto grazie a Discovering Veneto e Bell’Asolo che hanno organizzato così bene questo #Asoloblogtour. Ad maiora et meliora! A presto!

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https://www.gamberetta.it//2015/10/27/in-bici-sui-sentieri-degli-ezzelini-da-pagnano-a-fonte/

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