Oggi la parola d’ordine è relax, ci alziamo in tempo per fare colazione all’ultimo minuto, uscire a prendere il bus per Thira e poi il bus per Akrotyri, all’estremità sud ovest di Santorini. A metà mattina cerchiamo una barchetta di quelle che fanno la spola tra Red Beach, White Beach, Black Beach. Poco oltre ci sarebbe anche Vlychada, il punto più meridionale dell’isola. Ma non la visiteremo, anzi pare non possiamo andare nemmeno a Red Beach, due giorni fa una frana ha fatto crollare una parte della falesia sulla spiaggia, che già è stretta. Danni e paura ma nessun ferito, l’hanno chiusa e infatti il barcaiolo ci dice subito NO stop in Red Beach. La vedremo solo dalla barca, peccato.

La costa frastagliata, lo si vede anche sulla cartina, è ancora improntata all’origine vulcanica con rocce colorate, faraglioni e grotte, il cui profilo si staglia tra il cielo azzurro e il mare blu, una favola. Ci fermiamo a White Beach, dove si scende immergendosi sino all’ombelico per sbarcare in spiaggia. Il fondale di sassi impone di portare le scarpette da scoglio, dopo averlo detto ai miei partecipanti io ovviamente le lascio in hotel e devo perciò scendere con i vecchi sandali che, giunti a riva, sono completamente demoliti. Quale migliore scusa per dedicarmi allo shopping al più presto?

Che posto bellissimo e pacifico, con pochi ombrelloni e sdraio e lo spazio per stendersi al sole cocente, o tuffarsi nell’acqua fredda e inseguire branchi di pesciolini. Da mezzogiorno alle 14 stiamo qui spaparanzati, quando vorremmo risalire su un’altra barca (passano ogni mezz’ora circa e con un biglietto giornaliero possiamo utilizzarle a piacimento, entro le 17,30) non ne vediamo più. La prima volta uno di noi grida: Barca! E di corsa raccogliamo asciugamani e zainetto pronti per salirci sopra. Ma passano e non si fermano. Ehiii, proviamo a chiamare e sbracciarci, non siamo sull’isola di Robinson ma com’è che non arriva nessuno? Dopo una pantomima collettiva di quasi un’ora finalmente vengono a prenderci, andiamo verso Black Beach ma insomma, è una spiaggia nera e abbiamo già dato.

Rientriamo ad Akrotyri e prima di visitare le antiche rovine facciamo pausa pranzo in un baretto all’ombra. Ottimo. Poi ci dividiamo felicemente tra chi “proverà” a raggiungere Red Beach a piedi e chi viene con me a visitare il sito archeologico. Nel 2005 un turista è morto, scivolando su un sentiero, hanno chiuso il sito e dopo sette anni, nel 2012 l’hanno riaperto. Io infatti nel 2006 non l’avevo visto, ora non posso mancare ma…

Akrotyri è un sito archeologico senza poesia. Per metterlo in sicurezza (per usare le parole che tante volte in Italia sentiamo, salvo poi continuare ad avere le perle della nostra cultura plurimillenaria trascurate e altrettanto cadenti) hanno creato delle passerelle sopraelevate che con una specie di percorso “a otto” girano attorno al perimetro e al suo interno. Una copertura ecologica è stata creata per proteggere le superfici dagli agenti atmosferici. Sembra in sostanza di entrare in un museo, dove nonostante le ottime descrizioni e infografica in varie lingue non mi emoziono affatto. Inoltre i tesori preziosi di Akrotyri (decori, arredi e splendidi affreschi) si trovano ai musei di Thira e Atene. Quindi: sono contenta di averlo visto, ma come dissi sette anni fa dopo la visita all’antica Thyra, esco con l’amaro in bocca, cosa strana per un’appassionata di archeologia come me. I commenti delle mie sette compagne di visita sono identici.

Abbasso la cultura, Red Beach ci aspetta! Si trova a destra della fermata del bus, c’è una strada asfaltata con belle casette vista mare, negozietti, baretti… e una specie di micro orto di erbe aromatiche da cui una simpatica tipa ricava origano, basilico e altri aromi, ha anche dei dolcissimi fichi secchi e i famosi pomodorini locali (cherry tomato); ha arredato il negozietto in stile inglese. Dove finisce la strada e inizia il sentiero l’accesso alla spiaggia è stato isolato col nastro adesivo, ora strappato, sicché si capisce che non si potrebbe proseguire, ma il condizionale è d’obbligo. Non mi è chiaro dove sia la frana, procedo con aria circospetta ma soprattutto osservo con stupore le tante sfumature di rosso di queste rocce, sino alla spiaggia ancora affollata, nonostante il divieto.

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Ecco dov’è franato tutto!

I compagni di viaggio sono ancora stesi al sole, appena noi ultimi arrivati ci accingiamo a metterci distesi in costume o buttarci in acqua qualcuno mi ricorda gli orari dei bus per rientrare. Mannaggia non c’è tempo per fermarsi, dietrofront, si rientra. E a una partecipante che si lamenta posso solo dare ragione, cosa cavolo siamo venuti qui a fare per andare via subito?

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