Nel pomeriggio torniamo in aereo a São Vicente, il centro dell’economia di Capo Verde, molto nota per la bellissima Mindelo che ne è la capitale culturale e musicale.

Qui infatti è nata la rappresentante principale della musica popolare capoverdiana, la morna, anzi Cesaria Evora diva de pé nu abita ancora qui se non è in giro per il mondo per concerti o per incidere dischi, chissà se…

Atterriamo a ridosso di São Pedro, una lunga spiaggia orlata da altissime onde e circondata da poche case di pescatori: è bellissima anche dall’alto e vi andremo l’indomani, il giorno più caldo e soleggiato di tutta la vacanza.

In pulmino percorriamo dapprima le colline deserte, poi la valle da dove si scorge la baia di Mindelo, infine il suo bellissimo lungomare dove molti relitti di navi lanciano sguardi minacciosi a ricordarci che l’oceano condiziona tanto la vita a Capo Verde, e molte volte può essere causa di dolore e morte.

Il nostro alloggio è un semplice alberghetto nello stile che i viaggiatori di Avventure conoscono bene, ma con una vista da urlo su tutta la baia di Mindelo, compreso il porto, l’isola di Santo Antão di fronte a noi, e naturalmente la casa di Cesaria Evora.

Nonostante all’inizio pensassimo di cambiare la disposizione delle stanze, le formazioni non si cambiano mai così continuiamo a dormire io con Susanna, Elena con Manuela, Marina con Lidia. Io e Susanna continuiamo anche a trovare la stanza più sfigata.

A Fogo non funzionava nemmeno il ventilatore e si spegneva la luce ogni due per tre, a Praia non avevamo gli asciugamani ed io facevo un lago ad ogni doccia, ma qui a Mindelo è il massimo: il bagno senza porta manda gli effluvi in giro per la camera con l’unico sfogo di una piccola finestra. Per fortuna scopro che l’ammezzato ha una bagno comune del quale purtroppo dovrò usufruire più del normale nelle prossime ore.
Sistemati rapidamente i bagagli, al tramonto usciamo per goderci lo spettacolo dal porto, scendiamo trafelate lungo i larghi viali ed i giardini del centro e subito ci innamoriamo di Mindelo: non c’è nulla di simile in tutto l’arcipelago, l’architettura ed i colori delle case sono in stile portoghese ma con un tocco d’Africa estremamente affascinante. Dovunque si respira l’aria e la musicalità di un grande centro culturale, la gente è soprattutto di pelle scura ed abbondano i senegalesi che vengono qui “per affari”. Al porto relitti e barche fanno da sfondo ad un lungo viale di palme e dietro una schiera di case dai colori pastello con i balconi fioriti. Commentiamo meravigliate e teniamo il naso all’insù, ma è piuttosto il caso di fare attenzione perché anche qui, appena ci distraiamo, i bambini di strada provano ad aprirci il marsupio. Non ci riescono e non sono troppo minacciosi ma ci capita la stessa storia anche la sera, davanti al ristorante. Sembra un male necessario o una situazione che i mindelensi accettano, così come non si scompongono della totale mancanza di cestini delle spazzature anche in Praça Amilcar Cabral, la piazza principale della città.
Lunedì dopo una nuova coda in banca partiamo per un pomeriggio al sole, dapprima a Bahìa das Gatas poi a São Pedro.
La prima spiaggia riscuote diverse impressioni tra l’indifferenza ed il desiderio di fermarsi perché la settimana prima, nella notte di luna piena, qui si è svolto il noto festival internazionale di musica dove più di 50000 persone hanno passato la notte ballando e bevendo, purtroppo lasciando in giro ammassi di vetri rotti ed immondizie.
Per me comunque São Pedro è molto meglio, dalla spiaggia la vista delle barche da pesca colorate è impagabile, e lo sfondo di onde altissime e spumose si rincorrono e si scontrano in un fragoroso andirivieni.
Grazie al cielo terso e poche persone intorno a noi godiamo di questo spettacolo scambiando due tiri al pallone e due biscotti con i ragazzi del luogo. A metà pomeriggio i pescatori tirano in secco barche cariche di grossi tonni, faccio un sacco di foto.
Ti è piaciuto questo post? Allora leggi anche gli altri, li trovi qui: