Fra un mese esatto, il 20 maggio prossimo, la Biennale Architettura aprirà i battenti e Venezia per sei mesi sarà invasa dal pubblico, locale e soprattutto internazionale, a lei affezionato. Tra questi affezionati ci sono pure io. Inoltre sabato 20 maggio sarà il mio compleanno e mi piacerebbe trascorrerlo tra i padiglioni, tra Arsenale e Giardini e non solo, chissà. Qui di seguito trovate un po’ di consigli e appunti disordinati fra le edizioni 2022 e 2023.
Biennale Architettura 2023
L’edizione numero 18 della Biennale Architettura sarà curata da Lesley Lokko e avrà un titolo “The Laboratory of the Future” che suscita in me tante aspettative. Cosa sarà mai il laboratorio del futuro?
Fra gli 89 partecipanti, fra cui vi sono 64 partecipazioni nazionali, più della metà verrà dall’Africa. Il continente africano è tanto ricco quanto sfruttato – non povero ma sfruttato, sono due concetti molto diversi – e subisce forse più di altri le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Proprio per questo l’Africa può diventare il “Laboratorio del futuro”. La Biennale parlerà di questi cambiamenti e di cosa possiamo fare per porvi rimedio, come individui e come società. Proprio a partire dall’architettura.
Vorrei arrivare preparata alla Biennale Architettura e non vorrei visitarla gli ultimi giorni come, a volte, mi è capitato, i miei consigli sono sempre tre, sempre gli stessi:
- Meglio andarci all’inizio,
- Meglio evitare i mesi centrali quando fa più caldo,
- Meglio entrare di mattina quando di solito c’è meno gente.
E poi? Lasciatevi ispirare dai Paesi espositori, dentro gli spazi aperti e chiusi dei Giardini, in Arsenale e nei padiglioni satellite, sparsi come semi in giro per la città. Entrate senza pregiudizi, osservate, prendete nota non solo catturando immagini e video sul telefono da “condividere”.
Ricordando la Biennale Arte 2022.
L’anno scorso la Biennale Arte, intitolata “The Milk of Dreams” – il Latte dei Sogni, era curata da Cecilia Alemani, era ispirata a Leonora Carrington e al suo libro di favole dal titolo omonimo. Ne ho visto alcune parti che facevano sognare proprio come nelle favole, altre sembravano incubi forse a causa della guerra.
Ma è stata una bella scoperta come sempre. Le mie foto della #biennalearte2022 sono andate direttamente dal cellulare al pc senza passare dai social. Eccone un piccolo ricordo, in attesa di vederci dal 20 maggio prossimo a Venezia per la Biennale Architettura!!
La Biennale per tutti
La Biennale è bella dentro le due sedi principali, e fuori negli altri spazi forse è ancor più bella. I padiglioni dislocati in giro per Venezia si trovano in palazzi sontuosi, con o senza affaccio sul Canal Grande, defilati e perciò ancora più belli da conoscere. E in giardini nascosti dove luci e ombre si rincorrono da mattina a sera. Difficilmente sono affollati e si visitano con piacere.
Questa biennale è per tutti perché l’ingresso è gratuito, pensateci quando venite a Venezia in visita dal 20 maggio prossimo! Questi padiglioni hanno spazi chiusi e aperti, gli uni più belli degli altri. Ospitano paesi diversi, a volte alla loro “prima esibizione veneziana”, ed eventi collaterali, affrontano temi diversi.
Repubblica di San Marino a palazzo Donà dalle rose è uno di questi. Al suo interno ho trovato installazioni che fanno pensare, un connubio ben riuscito tra antico e moderno (l’ho già scritto abbiate pazienza). All’esterno c’è un giardino nascosto dove inseguire statue e cercare un tappeto volante nascosto dietro una palma. Il latte dei sogni fra sogno e realtà.
Uno dei luoghi che ho amato di più ospitava Palestina, Giappone, Corea e altri Paesi erano in mostra a Palazzo Mora, dove occupavano benissimo uno spazio amplissimo. Giochi di luce e colore, specchi e riflessi mi hanno fatto tornare bambina. E ce ne vuole!
E poi Bucarest. Roma. Venezia. Eugen Raportoru abduction from the seraglio. Commissioned by ERIAC in campo Santo Stefano.
Taiwan pavilion. Impossible dreams, display of archival materials 1995 – 2019. Questo è il titolo del padiglione taiwanese alla biennale arte 2022. Davvero è una raccolta di immagini, documenti, filmati delle passate partecipazioni ed è stato sufficiente a far risalire in me la voglia di andarci. I materiali in rete sono invece scarsi, peccato perché merita una visita secondo me ma in quanto Asia addicted sono poco obiettiva.
Radiance. They dream in time è il titolo del Padiglione Uganda, alla sua prima partecipazione alla Biennale. L’ho visitato a fronte di pressanti sponsorizzazioni su Instagram. L’esposizione mi ha catapultata nel paese africano con immagini attuali, volti ritratti, racconti dell’Uganda di oggi, installazioni fatte di materiali naturali. Una cascata di colori, gioia di vivere, positività a Palazzo Palumbo Fossati.
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