Si dovrebbe fare da Pietrapertosa a Castelmezzano. Ma qui siamo e lo facciamo al contrario, nella direzione più faticosa perché scendiamo in mezz’ora e risaliamo in circa un’ora per un dislivello massimo di 400 metri e una lunghezza di quasi tre chilometri.

Partendo dal cimitero di Castelmezzano in una calda mattinata di fine maggio poi dovremmo fare più fatica invece nulla. Il percorso delle sette pietre non è faticoso nemmeno per me, non è esposto, scivoloso o pericoloso, è bellissimo nei contenuti – un racconto teatrale costruito intorno a sette pietre parlanti, e nell’intorno – la tarda primavera che esplode attorno a noi, vicino e lontano.

Non ho mai visto nulla di simile, e io vado tanto in giro per il mondo. La magia della montagna si intreccia all’esoterico e al mistico su questo che diventa un vero percorso sensoriale, affascinante e coinvolgente. Pare di sentire le streghe che ci stringono la mano, a volte ci accolgono con un sussurro, altre volte ci aggrediscono con parole forti. Magia pura, di quella che si respira a ogni passo nelle Dolomiti lucane che da millenni vedono gli incontri ufficiali di popoli amici, scontri tra nemici dichiarati, incontri furtivi di amanti selvaggi. Le sette pietre parlano di destini, incanto, sortilegio, volo, ballo, delirio. Al contrario per noi dal delirio ai destini. Più l’antro delle streghe al centro del percorso, nel punto più basso dove il tratturo scorre accanto al torrente Caperrino e ospita un ricovero per il bestiame ancora attivo.

Noi ci fermiamo ad ascoltare ciascun pezzo di storia e ripartiamo in silenzio. Di umani ci siamo solo noi, degli animali si sentono gli umori e i rumori assieme allo scroscio di acque cristalline a cui attingiamo per rinfrescarci. La penultima postazione è silente, Paola teme che abbiamo sbagliato strada ma in alternativa c’è solo l’attacco della ferrata che non fa per me. Ci informano che a maggio c’è il passo della cicogna nera, una specie che migra proprio attraverso le Dolomiti lucane e per questo non si possono fare le ferrate, sarà per la prossima volta.

Mimmo Sammartino, Vito parlava con le streghe. Cercate il racconto che ha ispirato il percorso e pensate come va a finire questa storia. Noi lo immaginiamo ma il finale è abbastanza aperto che quando lasciamo il sentiero per la strada, abbiamo qualche domanda a cui non è data risposta. E la strada per il centro di Pietrapertosa è abbastanza in salita da non permetterci di pensare, solo di guardare quant’è bello questo paese e quant’è bello tornarci, con più curiosità e meno foto da fare, con la libertà di guardarmi intorno e cercare i volti noti dei piertrapertosani, in primis il gentilissimo sindaco Pasquale Stasi che ci ha accompagnato lo scorso anno. Ma nulla, stavolta non vedo né lui né il collega Nicola Valluzzi di Castelmezzano anche se ci scambiamo fitti messaggi sui social. Oltre a dover amministrare questi paesi famosi ma piccoli stanno pure dietro alla comunicazione web. Che bravi sono!

A passeggio come noi ci sono quasi solo gli abitanti del luogo. Incontriamo una guida con sue ospiti dal nord Italia che si lamenta perché le due chiese del paese, tra cui la bellissima chiesa madre, non sono visitabili. Questo della scarsa accessibilità dei luoghi di culto, fuori degli orari delle messe (quando comunque non entreremmo certo per una visita) è un fatto incontrovertibile quaggiù che non mi è mai stato chiaro. Peccato perché esse celano bellezze artistiche notevoli che dovrebbero essere ben più fruibili.

Con il sole delle 13 sopra le nostre teste saliamo le viuzze della Rabatana, il borgo antico costruito dagli Arabi, fin su al castello. Passiamo per l’attacco del volo dell’angelo che oggi è deserto, che impressione! Quando si vola qui c’è la fila, ora siamo solo noi e intorno il panorama a perdita d’occhio tra montagne boschi e valli. Salire al castello è faticoso e lassù in alto tira un sacco di vento, consumiamo il nostro panino ben coperte e scendiamo. Ancora non sappiamo se domani potremo volare e io sono un po’ tesa…

Sarei pronta a rientrare a piedi a Castelmezzano ma durante la pausa al baretto per una dolcissima orzata, Paola ha la brillante idea di farci portare in auto, chiediamo in giro e un giovane gentilissimo si offre di portarci assieme alla fidanzata. Non solo, ci fa fare la strada più lunga e scoscesa che si inerpica per i boschi tra i due paesi, una strada che non avevo presente ma quant’è bella! E che nuove visuali ci riserva sulle scure vette aguzze intorno a noi! Chiacchieriamo con questi nuovi amici delle opportunità per i giovani lucani, del lavoro che va cercato e difeso per non dover emigrare, bravi pure loro! Gli diamo la mancia e a Castelmezzano rivediamo Pierfrancesco, il nostro padrone di Casa del Mago che ci dà nuovi consigli per i prossimi giorni. Saliamo all’altro attacco della ferrata, alla cappella della Madonna dell’Annunziata e verso un’altra vecchia strada, il terzo percorso diverso per uscire dal paese. Siamo così rilassate che ci guardiamo intorno assegnando nomi strani a rocce strane, io in assenza di altre spiegazioni chiamo gatto mammone quello che in realtà è il becco della civetta e provo a farle il solletico da lontano… Urla di lupi, abbracci materni, bocche di squalo, con un po’ di fantasia a ogni roccia o sperone si può assegnare un nome, credo che siamo state stregate dal percorso delle sette pietre! Un momento di leggerezza e stupidità nelle Dolomiti lucane!

E non è finita, nel tardo pomeriggio saliamo ai ruderi del castello normanno, perché Castelmezzano non ha la stessa impronta araba di Pietrapertosa e, come noteremo nel nostro giro in auto, qui ogni paesino ha le sue caratteristiche peculiari. Curioso no?

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A fine giornata ci raggiunge Lorenzo, anima della pro loco e instancabile comunicatore della Basilicata in collaborazione con uno staff attivo e affiatato. Brindiamo anzi facciamo un vero happy hour a base di Falanghina, chiacchierando sulle mille opportunità di sviluppo di questa bellissima regione. Cosa volere di più?

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Un Lucano? Veramente abbiamo già dato… Ci trasferiamo al vicino ristorante, pardon trattoria (la cucina tipica teme persino i nomi e le etichette date ai locali) Vecchio scarpone per la cena, pronte per consumare il più sontuoso degli antipasti lucani e concludere in bellezza questa lunga giornata di vita sana, all’aria aperta.

Ed è ufficiale: il volo dell’angelo è confermato per giovedì mattina, il 2 giugno giornata festiva, in attesa delle aperture giornaliere nella stagione estiva, in questi giorni i due bellissimi paesi al centro di questo paradiso sono invasi in silenzio da ospiti provenienti da tutto il mondo. Vuoi farlo singolo o doppio (chiedo a Paola) ?? Singolo no? Ma io ho paura! Ok allora doppio! Cosa non si fa per le amiche? Mixed feelings è sempre quel che provo davanti a opportunità come il volo dell’angelo e per me, fifona, la paura sale, riuscirò a dormirci sopra?

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