Martedì 05 07

Questo camp è estremamente turistico, in quanto si trova all’inizio delle dune di Khongor che si stagliano all’orizzonte lunghissime e coloratissime.

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Fare colazione con 80 persone intorno significa lottare per accaparrarsi una ciambella o un bricco di tè, ma ce la facciamo e alle 9 siamo sullo Uaz. Il programma prevede salita alla duna più alta, cavalcata a dorso di cammello, rientro alla base e relax pomeridiano, ma rinunciamo subito ai cammelli che, con questo ventaccio, potrebbero irritarsi e rendere pericolosa l’escursione.

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Ci siamo coperti bene da capo a piedi, con un foulard in testa e gli scarponcini, si sprofonda ad ogni passo. Tullio e Federica rinunciano presto alla salita.

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Gianni e Serena procedono velocemente, poi rallentano, è difficile arrivare in cima in meno di 1h.

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Io sto indietro, tutto intorno ho uno spettacolo maestoso, una dorsale unica di dune che si estende verso sud per 180 km, ma fino a metà percorso mi ripeto “non ce la faccio”. Il vento solleva la sabbia e produce un rumore sordo, come un aereo che procede a velocità di crociera, “le dune che cantano”.

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Il cielo è blu, come in montagna, ma che fatica, è difficile camminare, respirare, fermarsi coi piedi ben piantati per non rovesciarsi, scattare foto, bere acqua. Non ce la faccio… davanti a me c’è Bothro con Gianni e Serena, mentre dietro di noi Fabio arranca con la macchina fotografica in mano. Robi, Robi, mi incitano… procedo a zig zag come su un sentiero di montagna, a una svolta vedo la sommità della duna e i tre amici che mi chiamano. Raccolgo le forze, con tutta l’aria che ho nei polmoni spingo e, gattonando, mi ritrovo in cima.

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Per un attimo non parlo, mi esprimo a gesti, ci abbracciamo, chiamiamo Fabio. Che meraviglia, il vento continua a ululare e io sono sulla duna che canta, felice. Abbiamo sabbia ovunque, nelle scarpe, nelle tasche, nello zainetto. Stiamo su un po’, passeggiamo sul crinale poi a piedi nudi, a balzelli, scendiamo. Sono emozionata, questa escursione è stata una sfida che ho vinto, da oggi avrò meno paura, più grinta ed energia. Alla base della duna c’è una mandria di cammelli (forse quelli che avremmo dovuto cavalcare) così docili che si lasciano avvicinare e accarezzare.

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Hanno poco pelo, nulla in confronto al manto folto e scuro dell’inverno, le due gobbe sono sgonfie e tristemente inclinate. Il fuoristrada è parcheggiato presso una gher, aperta, dove Tullio e Federica hanno trovato rifugio dal caldo e dal vento.

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Mangiamo là dentro, poi spuntano gli “abitanti” della gher tra cui una signora con due borse di oggettini e souvenir. Io compro ben due paia di pantofole in feltro, poi nel primo pomeriggio torniamo al camp che è deserto, sono tutti in giro.

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Faccio subito la doccia sperando di scrollarmi di dosso un po’ di sabbia, poi nell’edificio – ristorante prendo una bella birra e decido di fare due passi con Federica e Serena.

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Al di là del camp c’è una sorta di wadi, il letto prosciugato di un fiume, oltre al quale si vede la sagoma di uno stupa bianco e delle dune rosse in lontananza.

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Per 90′ passeggiamo all’interno del wadi così non sentiamo il vento, tra insetti, piccoli rettili, arbusti e carcasse di animali troviamo una sequenza di rocce stratificate biancastre, poi finalmente i panettoni composti da pietruzze solide di colore rosso mattone.

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Consiglio vivamente l’escursione.

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Tornati al camp io sono sfinita, mi riposo prima di cena per affrontare meglio la seconda serata qui. Mangiamo meno bene di ieri, il gruppo inglese scalpita per spostare tutti i tavoli e preparare la proiezione della loro missione. Domani partiranno per il nord (fanno il ns giro al contrario) e ci propinano 1/2h di uccelli, gazzelle, topi saltatori e commenti sul valore del pozzo che hanno scavato. Poi per fortuna si volatilizzano, io esco a vedere il bellissimo tramonto e scorgo due “nuovi” fuoristrada in arrivo. Sapevo che un gruppo di avventure era atteso ed eccoli là: noi siamo il primo Mongolia solo della stagione, ora ci raggiunge il primo Tuttomongolia, sono stravolti dopo un viaggio lungo e faticoso. Chiacchieriamo, scambiamo nutella con vodka e alle 23, la ns ora di cenerentola, si spegne tutto. Alla “ricerca stelle cadenti davanti alla gher” stasera partecipano il mio gruppo e gli inglesi, americani, australiani dell’associazione, dopo un’altra bella serata insieme, a mezzanotte tutti a letto.

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