La gita a Brava si decide all’ultimo momento giovedì mattina, viste le buone condizioni del mare Renzo, il nostro ottimo capogruppo, ha negoziato le condizioni economiche con lo skipper Antònio. Arriviamo presto al porto e scopriamo che la sua barca è una bagnarola dall’aspetto poco rassicurante, meno di un piccolo motoscafo dove siamo costretti a sederci su vecchi pallet e dove si ballerà di sicuro. Chiediamo di avere a bordo 13 chalecos salvavidas, anzi Marina chiede un giubbotto antiproiettile (come se dovessimo difenderci dagli squali!), Antònio ce ne mostra cinque scassati. Non vorremmo più partire ma un angelo ci soccorre: il bell’Oliver dalla Svizzera, accompagnato da una donna e da un cane perfetti come lui, sta per tornare al suo veliero alla fonda poco lontano e ci presta i giubbotti. Siamo salvi, possiamo partire. L’unica che non se la passa bene è Manuela che soffre il mal di mare, nonostante travelgum e braccialetti salvastomaco passa una giornata d’inferno. Non ricorda niente di tutta la giornata, poverina! Anche chi come me non soffre il mare vede che si balla perbene e al largo le onde ci fanno salire e scendere sull’orizzonte, a volte mandandoci abbondanti spruzzi d’acqua. Per Antònio non c’è problema, stiamo sempre a 10 minuti dall’arrivo e deduciamo che i capoverdiani sono poco affidabili per quanto riguarda gli orari.

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Brava è una delle isole più belle ed ha molta vegetazione tropicale come palme, agavi e piccoli frutteti, ma paradossalmente è meno popolata, i suoi abitanti ancora emigrano negli Stati Uniti per lavorare nelle baleniere.

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Attracchiamo a Furna, un delizioso semplice villaggio, e dopo sette chilometri e ben 99 tornanti percorsi sul pickup raggiungiamo Nova Sintra, che non è come la Sintra portoghese ma ha molti palazzi in stile portoghese, curati e con bei giardini.

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La gente ha lineamenti particolari perché sembra che nell’Ottocento un nobiluomo francese sia passato di qua ed abbia messo incinte ben 55 donne. I frutti del suo passaggio si vedono ancora nei bambini con occhi e capelli chiari, ancora più belli degli altri piccoli capoverdiani.

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Il silenzio del mattino è rotto da due bambini che gridano Troca foto, troca foto! Con piacere scatto una fotografia e i due piccoli se ne vanno soddisfatti, mai mi era successa una cosa del genere perché di solito la gente chiede soldi per farsi riprendere. Per sicurezza, da allora viaggio sempre con una scatola di biscotti nello zainetto in caso si ripresenti l’opportunità di fotografare qualcuno.

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Il lato nord di Brava è più selvaggio con belle insenature, faraglioni, spiagge di scogli a strapiombo e vasche d’acqua semideserte, che raggiungiamo attraverso una stretta strada a ciottoli con un panorama simile alla costiera amalfitana. Andrea e Ilaria si aspettano di trovare rocce, vengono da Genova e sono abituati agli scogli della Riviera ligure; finalmente a Brava sono accontentati e d’ora in poi cercheranno sempre spiagge rocciose. Invece Mauro e Daniela a dispetto del gruppo si muovono con calma e si fanno aspettare anche quando abbiamo fretta o dobbiamo ammassarci nel pickup tipo sardine in scatola. Comunque, complimenti perché fanno proprio tutte le visite previste senza perdersi nemmeno un’escursione, a volte trasportati in braccio da forzuti capoverdiani.

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Poiché fa molto caldo bevo molto e quando finisco l’ennesima bottiglia d’acqua non trovo mai un cestino delle spazzature, così chiedo a una ragazza dove posso gettarlo. Dallo pure a me, risponde, e mentre glie lo porgo sento dire alle mie spalle “ma guarda che a lei la bottiglia serve”. Così sorrido e le chiedo in tono scherzoso “allora dammi 10 escudos” e ci mettiamo tutti a ridere. A volte basta poco per far contenta la gente, ogni volta che ripeterò questo gesto troverò sempre qualcuno a cui dare la mia bottiglia vuota. Tornati all’imbarcadero lo skipper Antònio è solo mentre i due marinai sono andati al bar a bere con i nostri soldi e tornano dopo un’ora belli sbronzi. Per fortuna al ritorno l’oceano è praticamente piatto e torniamo a Sao Felipe senza intoppi. Lidia ci chiede com’è possibile che i pesci volino, all’inizio pensiamo che abbia preso troppo sole poi ci accorgiamo che in effetti vi sono molti pesci volanti che ritroveremo più avanti anche nelle reti dei pescatori.

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Una giornata così intensa stanca tutti, dopo cena andiamo subito a letto, l’indomani ci attende la giornata più impegnativa: la salita al vulcano.

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