Mercoledì partiamo per Fogo, l’isola del vulcano, alzandoci alle 4 di mattina per prendere un volo nazionale alle 8! Per fortuna Andrea da Torino detto Tronky, come in caserma bussa a tutte le stanze e per questo da allora lo chiamiamo “Tronky la sveglia umana”. La sua ragazza Fulvia è proprio fortunata. Purtroppo non arrivano i taxi prenotati e Renzo, il capogruppo di solito paterno ed imperturbabile, quasi perde la pazienza. Anche gli aerei sono in perenne ritardo e sembra che questa catena proprio non si possa spezzare. Quest’anno la TACV ha attrezzato la propria flotta con degli ATR 42 al posto dei vecchi bielica, così è più facile assicurarsi il passaggio a bordo, ma la gente continua ad accapigliarsi per prendere il posto, bambini e vecchi stracarichi di bagagli urlano e si strattonano come se poi non passassero più aerei per una settimana.

Il primo volo interno dura ben un’ora e contrariamente alle mie aspettative non balliamo per niente, anzi prima dell’atterraggio a Fogo godiamo dello spettacolo meraviglioso che dà il nome all’isola: il Volcão si erge imponente con i suoi 2800 metri e domina l’orizzonte, visibile anche dalle isole vicine.

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L’oceano è molto mosso e nel corso del tempo ha plasmato la costa con ripide scogliere e spiagge nere di origine vulcanica.

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All’arrivo il taxi aluguer prenotato ci porta in pochi minuti al capoluogo São Felipe, la nostra pensão è un alberghetto semplice, non sempre funzionale, ma a Sal ci eravamo abituati troppo bene.

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In fin dei conti non è grave se stiamo tre giorni senza ventilatore, è meno simpatico veder saltare la corrente appena entrati in doccia ma basta attrezzarsi con le candele e siamo a posto. São Felipe è deliziosa, un paesino con la chiesa, i giardini, il mercato e tutto colorato in stile capoverdiano, molto simile ai paesi al centro di Cuba nell’impianto urbano, le inferriate alle finestre e le strade pavimentate a ciottoli.

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La gente è genuina e sorridente, le donne vendono pesce e frutta agli angoli delle strade e provo una bella sensazione di pace a passeggiare per la strada.

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È facile intuire, al di là dei soliti stereotipi, che i capoverdiani stanno meglio dei cubani perché possiedono un bene prezioso e non pagabile: la Libertà, che consente loro di decidere se restare nella loro terra bellissima ma arida oppure cercare fortuna altrove. Da una parte o dall’altra continueranno sempre a sorridere e ballare, guardando al futuro con ottimismo.

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Dopo pranzo riprendiamo l’aluguer per visitare Nossa Senhora do Socorro e il vicino orto botanico. Ci guida Junior, un giovane che lavora per Tito, il padrone della pensão. Tito è emigrato da giovane negli Stati Uniti, ha passato dieci anni laggiù e quando ha messo via abbastanza soldi è tornato a casa per aprire il suo albergo.

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Abita fuori dal paese in una villa meravigliosa con giardino tropicale e una vista mozzafiato su Brava, la bella isola di fronte a Fogo dove andremo domani. Il santuario di Nossa Senhora è interessante perché solo per fede si poteva costruire una chiesetta in un luogo così isolato, dominante su un bel promontorio da cui vediamo le rocce e le formazioni vulcaniche che forgiano l’isola. L’ultima eruzione nel 1995 ha lasciato il segno e l’attività vulcanica comunque prosegue, per questo Manuela e Andrea – Tronky, appena laureati in geologia, ci fanno apprezzare strati e conformazioni, descrivendo sempre i luoghi con passione e precisione.

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Vicino al santuario c’è un bellissimo giardino botanico dove 18 persone lavorano per riforestare le colline, purtroppo piove raramente e l’acqua desalinizzata viene pompata fin quassù.

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Questa è proprio una vitaccia, gli operai confessano che è difficile conquistare la terra alla siccità, la verdura e le piante tropicali crescono a fatica: papaie, manghi, anacardi, noci e mandorle, palme da cocco e banane, è un vero giardino tropicale coltivato con il sudore della fronte. I capoverdiani sono proprio belli, sorridono sempre e appena trovano un turista con cui parlare in portoghese raccontano la loro vita per ore.

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Ora che non è più tanto caldo, desideriamo fare un bel bagno.

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Junior ci porta ad una piccola baia dove sono ormeggiate alcune barche da pesca colorate ed i pescatori stanno tirando in secca le reti colme di pesci, fra i quali sono tipici di queste acque la gustosa garoupa, di colore rosso corallo, e il tonno pinne gialle che in Italia di solito arriva inscatolato.

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La spiaggia di sabbia nera purtroppo è sporca perché la cultura dell’ambiente è ancora poco diffusa: le spazzature sono gettate dovunque, lattine e cocci rovinano l’aspetto del luogo ma non sembrano rovinare i piedi dei bambini che continuano a giocare dappertutto, rigorosamente a piedi scalzi. Devono avere un bel po’ di anticorpi, altro che le nostre vaccinazioni!

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Siccome a Sal ci eravamo abituati a fare il bagno nella spiaggia bianca, questa strana sabbia nera non è molto invitante e preferiamo rientrare a São Felipe.

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Qui c’è una scogliera impressionante lunga diversi chilometri, che scende a strapiombo su una spiaggia di sabbia nerissima. Oggi è mercoledì e la spiaggia è quasi deserta, ci sarà una decina di persone, una pace ed un silenzio incredibili.

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L’acqua fredda ci tira dentro con forza e bisogna stare attenti alla furna che ogni tanto si porta via qualche incauto nuotatore.

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Il tramonto è davvero spettacolare: barche, sabbia, cielo e mare assumono piano piano dei colori pastello incredibili, e la discesa del sole dietro l’orizzonte è uno spettacolo da godere e fotografare nella pace più totale.

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Prevedendo che la vita notturna sia scarsa, prima di cena vado al supermercato a comprare il famoso vinho de Fogo, branco e tinto, una prelibatezza di 14° coltivata con metodi biologici grazie alla collaborazione con enologi di Bolzano, che si vendemmia già a luglio ed ora si sta affinando in botti di acciaio italiane. Incredibile, coltivano le viti a questa latitudine! Dopo una scorpacciata di aragoste alla griglia da leccarsi i baffi il dopo cena è assicurato, a fine serata ci ritroviamo tra donne a bere vino sulla terrazza della pensão, il dialogo ferve e gli argomenti non mancano. Siamo io, Susanna la mia compagna di stanza fiorentina, Elena da Milano con tanta simpatia ed un sacco di consigli da dispensare al gruppo, Marina sindacalista agguerrita di Vicenza ed infine le ragazze di Torino: Manu la neo geologa, Fulvia la ragazza di Tronky e Lidia, la più pazzerella di tutte.

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