Carlo Cappellari torna a passeggiare nel centro di Mestre, nella seconda puntata delle sue scorribande scova alcuni segreti e storie nascoste della vecchia storia (e geografia) della città.

Carissima Compagnia Gongolante,

la tangenziale non è bypassabile, perché, per farlo, dovrei entrare in casa, peraltro vuota, di chi ha trovato ricovero sotto le campate prefabbricate, e ciò non mi sembra bello (nemmeno da documentare), per cui riprendo la mia descrizione del Marzenego da una strada in corso di realizzazione che le corre parallela a valle. Ad evitare le ire del direttore dei lavori del cantiere stradale e/o di essere scambiato per il sempre odiato ispettore INAIL, ci sono andato di sabato mattina a cantiere chiuso. Il lunedì precedente avevo comunque fotografato il Marzenego in corsa dalla tangenziale con sprezzo del pericolo e rimediando solo un paio di clacsonate da un TIR frettoloso. Il fiume, appena dopo la tangenziale, è totalmente sbarrato ed il dislivello è notevole come si può vedere da valle.

Da li prosegue verso il ponte della linea ferroviaria Venezia – Trieste intorno alla quale fervono (si fa per dire) lavori che rendono materialmente impossibile documentare, sia da monte che da valle, il luogo in cui il Marzenego si divide nei due rami delle Muneghe (monache) o della Campana e delle Beccherie (macellerie) o della Dogana. Il ramo delle Beccherie avvolge piazza Ferretto, passando a nord della stessa mentre il ramo delle Muneghe abbraccia la piazza passandole a sud.

Dove finiscono le reti arancioni c’è la passerella, che attraversa il ramo delle Beccherie per accedere sul retro delle piscine comunali da cui è possibile vedere che il fiume curva a sinistra fino ad un’altra passerella, a cui è però impossibile accedere anche se pesate meno di 20 tonnellate. Un’ansa e una contro ansa, siamo in centro città ed è subito parcheggio. Diciamo che adesso è parcheggio, ma fino a dieci anni fa era l’area dell’ospedale civile Umberto I°, prima ancora era stata la sede amministrativa dei Canonici Regolari di San Salvador di Venezia che avevano ottenuto nel 1453 di poter utilizzare l’allora Castelvecchio e l’intera cinta muraria.

 

 

Stiamo, quindi, parlando del nucleo originario di Mestre, il suo primo castello sorto sul sito del castrum romano nel punto di congiunzione tra due importanti vie (Terraglio e Castellana) e anche voi vi chiederete se nulla è rimasto a testimoniarne la storia. La risposta viene dal fiume ed è rappresentata dal ponte che vedete dopo la conduttura. Non è un ponte facile da raggiungere perché dovete arrivare in fondo a via Castelvecchio, ignorare i dissuasori e i cartelli, tanto i cani non ci sono e vi autorizzo io ad entrare in nome dell’amore per la conoscenza. Attraverso la recinzione potrete ammirare il ponte di pietra risalente all’undicesimo secolo, purtroppo abbandonato ed in evidente stato di degrado. Da lì il ramo delle Beccarie prosegue verso il Centro Candiani, il cuore culturale di Mestre, davanti a cui corre una delle passerelle mentre un’altra entra addirittura direttamente nel complesso. Se il Centro Candiani rappresenti una evoluzione positiva è un fatto controverso, atteso che prima al suo posto c’era la pizzeria Vida (vite) con annesso pergolato in cui si gustava un’ottima pizza. Un passaggio in cemento armato, ma sempre pedonale, conduce invece all’annessa multisala Img ultima creatura dei Furlan, che hanno fatto la storia del cinema a Mestre. Qui unanimemente si ritiene l’evoluzione positiva atteso che prima c’era una spianata d’asfalto. Dallo stesso passaggio è possibile ammirare la riviera sospesa sulla sinistra fiume, anche se il percorrerla non è possibile a causa di una grata all’imbocco.

 

 

In questo tratto in epoca medievale sorgeva il “porto di Mestre”, costituito da due banchine in legno utilizzate dagli abitanti del Borgo di Mestre sviluppatosi intorno a via Palazzo che fu circondato, nel quattordicesimo secolo, da una cinta muraria denominata Castelnuovo, di cui si conserva solo un lacerto, più alto che lungo, al civico 19 di via Giordano Bruno che ha dato il nome all’adiacente teatrino, poi teatro, della Murata che ha, purtroppo, da poco cessato l’attività. Qui mi fermo anch’io, almeno per questa volta, rinviandovi alla prossima mail per l’esplorazione del ramo delle Moneghe che ci porterà a conoscere tante altre straordinarie meraviglie.

Basi Grandi – Carletto da Camisan diventato venexian anzi mestrin.

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