Lo scorso 21 luglio si è tenuta a Cortina d’Ampezzo la conferenza stampa di presentazione della funivia Freccia nel Cielo che ha compiuto cinquant’anni, come me, un altro anniversario di chi ha visto la luce nel 1968. Non mi sono fatta sfuggire tale importante occasione perché tra le Dolomiti, “le mie montagne”, Cortina è il mio luogo del cuore dove ho trascorso le estati più belle della giovinezza. E le Tofane sono le mie montagne preferite, le prime che mi accolgono sulla sinistra arrivando nella conca ampezzana. Anche se sono state teatro di un incidente che solo per un millimetro non ha avuto conseguenze importanti su di me, magari ne parlerò alla fine. Questo è il racconto dello splendido fine settimana cortinese trascorso in compagnia di vecchi e nuovi amici, in attesa di tornare al fresco, nelle mie montagne, nei prossimi giorni.

Salgo a Cortina a bordo di una corriera scura e scendo su un nuovissimo bus arancio e verde, tre ore di viaggio passano veloci e riconosco ogni chilometro di una strada che ho fatto mille volte. L’autostazione ha il fascino antico delle vecchie stazioni, peccato che il treno da Venezia abbia smesso le sue corse negli anni Sessanta quando il trasporto pubblico su ruota ha preso il sopravvento rispetto a quello su rotaie. Le piste ciclabili che oggi percorriamo in montagna provengono spesso dall’adattamento di vecchie vie ferroviarie, chissà che queste vengano ripristinate perché sono sicura che l’utenza potenziale esiste, le strade sarebbero liberate da tanto traffico e inquinamento ma non spetta certo a me decidere. Scendo subito in Corso Italia e mi faccio due vasche su e giù (quella che in altre parti del Paese si chiamerebbe struscio), alla pasticceria Lovat prendo un caffè ed entro subito in modalità shopping. In Cooperativa eseguo una rapida scansione delle scarpe e vestiti esposti, promettendomi una più accurata ispezione il giorno successivo. Il corso è affollato e parrebbe di essere in agosto, sicuramente ci sarà più gente nei prossimi giorni, in questo momento piove a dirotto. Speriamo che torni il sole e che arrivino anche i miei vecchi amici e i Vip, al momento latitanti.

Cammino in direzione nord, oltre Corso Italia e sino allo stadio del ghiaccio: edificio simbolico, assieme al trampolino, delle Olimpiadi invernali svoltesi proprio a Cortina nel 1956. I cinque cerchi colorati, e le memorie olimpiche ad essi collegate, sono un simbolo ricorrente in città. Oggi invece lo sponsor principale delle attività sportive a Cortina è un noto marchio di auto tedesche, il cui logo ha quattro cerchi. La funivia che porta a Cima Tofana parte dal piazzale situato dietro lo stadio del ghiaccio, è dotata di tre tronconi che si fermano a Col Drusciè (1.778 metri) e Ra Valles (2.470 metri). Arriva a Cima Tofana a 3.244 metri slm, la cima più alta di Cortina e la terza delle Dolomiti. Ai rinnovamenti degli ultimi anni se ne succederanno altri in vista degli appuntamenti in arrivo, a partire dai campionati di sci alpino in programma tra tre anni, nel 2021.

Prendo la Freccia nel Cielo e scendo subito a Col Drusciè, dove mi accolgono fioriere traboccanti di colori e un percorso astronomico che parte dall’osservatorio. Il cielo grigio e l’umidità non mi permettono di vedere i panorami che posso solo immaginare. Cerco delle facce note al ristorante ma non è ancora arrivato nessuno. Torno alla funivia ed ecco i miei amici con cui passerò il resto della giornata.

Dopo i saluti di rito ci disponiamo attorno alle vetrate per vedere fuori. Prendiamo il secondo troncone, sotto di noi incrociamo lo splendido laghetto Ghedina, a forma di cuore, che si raggiunge camminando proprio da Col Drusciè. Mentre noi saliamo e siamo sempre più vicini alla montagna, incrociamo la funivia in discesa, ce ne sono di vecchie (le mie preferite coi colori pastello di una volta) e nuove (sponsorizzate da una compagnia aerea lowcost). A Ra Valles, dove si tiene la conferenza stampa in una sala ristorante già gremita, ci sono dieci gradi e pioviggina, dicono che sopra i tremila metri potrebbe nevicare: sulla Marmolada per esempio sta nevicando. Sono le cime più alte delle Dolomiti, il mio pensiero va sempre alla neve perenne che possiamo toccare anche d’estate, finché i cambiamenti climatici ce lo permetteranno. Questo importante comprensorio sciistico si deve avvalere delle tecnologie per la cosiddetta “neve programmata” che a me non piace ma, evidentemente, è un male necessario per garantire l’innevamento costante nella stagione invernale.

Diverse autorità locali e nazionali si susseguono a parlare del futuro, di Cortina e della Freccia nel Cielo, con l’orizzonte pieno di opportunità e di sfide, come la viabilità non sempre adeguata. Cortina 2021 per prima, con i campionati del mondo di sci alpino per i quali fervono i preparativi. E il 2026 con le Olimpiadi che chissà se torneranno qui. Tra un discorso e l’altro suona la banda musicale di Cortina: la si può ascoltare in periodiche esibizioni in centro e negli appuntamenti di fine agosto, che consiglio assolutamente di seguire. Di tutti gli interventi ricordo con piacere soprattutto il mio mito dello sci. Perché a me questo sport non piace, tranne lo sci di fondo che mi riempie di pace nel corpo e nello spirito. Ma ho sempre seguito Kristian Ghedina e le sue mitiche imprese di discesa libera, la rivalità con l’altro personaggio Alberto Tomba, campione dello slalom che proprio sulle piste di Cortina ha mosso i primi passi trent’anni fa. Non c’è paragone di carattere e stile tra i due, io ho sempre tifato per Kristian e quando all’epoca ho avuto la fortuna di trascorrerci del tempo a chiacchierare mi sono resa conto della sua genuinità e schiettezza. Lui c’è, Cortina pure, speriamo che facciano ancora grandi cose insieme da qui al 2026.

Ma cosa succederà alla funivia negli anni a venire? Freccia nel Cielo avrà una stazione a valle completamente rinnovata e diventerà una cabinovia nel primo tratto, per velocizzare il transito e aumentare i passeggeri. Queste opere portano il nome della famiglia Vascellari che rappresenta la storia cinquantenaria degli impianti, presente ancor oggi: ha affidato i progetti all’architetto Claudine Holstein e allo studio G22 Projects. Per l’occasione racconta l’epopea familiare e del territorio in un prezioso libro. Una famiglia, tante imprese, una storia – la Regina delle Dolomiti Marmolada e la Freccia nel Cielo Tofana raccoglie con parole e immagini come si sono sviluppati gli impianti funiviari su Marmolada e Tofana, grazie a tante persone che hanno reso possibile tutto questo, generazione dopo generazione, mostrando le competenze e l’entusiasmo che tuttora esse mettono in queste opere coraggiose, quasi “ardite”.

Così come dovevano essere spinti da sentimenti arditi, indubbie capacità alpinistiche e conoscenza del territorio le guide alpine che dalla metà dell’Ottocento hanno scalato queste montagne. Con mezzi limitati (certamente non c’era la tecnologia di oggi al loro fianco) ma con tanto coraggio essi hanno segnato le vie che portano i loro nomi. Se oggi possiamo salire fino a rifugi e bivacchi, e proseguire sino alle vette di queste montagne stupende, è merito loro perché tutto è iniziato così, nel rispetto e nella volontà di superare sempre nuovi limiti. Sedici di questi personaggi sono stati immortalati in immagini d’epoca che possiamo ammirare sino al prossimo 23 settembre a Cima Tofana, nella mostra Per Aspera ad Astra, un nome più che azzeccato. Si tratta di uomini e donne, italiani e stranieri tra cui il terzo re del Belgio, ritratto durante queste imprese epocali che le immagini rendono alla perfezione.

Per chi vuole godere dello spettacolo delle montagne le tre Tofane: (di Rozes, di Mezzo e di Dentro) sono lo scenario ideale, capace di accontentare un pubblico diverso, più o meno esperto, più o meno “montanaro”. Vi sono infatti diversi tipi di intrattenimento quotidiano, un intenso programma di eventi e, non ultimo, la possibilità di rifocillarsi al bar o pranzare al ristorante. Escursioni a piedi e vie ferrate, mountain bike e downhill sono le classiche attività estive. Peak to peak e Rappeling sono due nuove attività, avviate con la stagione 2018. Gli itinerari di guerra costituiscono uno spaccato toccante dei combattimenti svoltisi fino a cent’anni fa su queste montagne, lungamente contese tra Italia e Austria: proprio qui correva il fronte e questo è un museo a cielo aperto. Tra gli appuntamenti in programma in Tofana si possono scegliere lezioni di yoga, salite all’alba o al tramonto (per ammirare lo spettacolo detto “Enrosadira”) e visite guidate. Mentre se salite in Marmolada troverete un ricchissimo museo dedicato alla Grande Guerra, pieno di cimeli di guerra e ricordi impressionanti.

La mia visita agli impianti di risalita sulla Tofana finisce dov’era iniziata, nel piazzale della Freccia nel cielo accanto al quale si trova la sagoma imponente dello Stadio del Ghiaccio con altri ricordi della mia gioventù. Il palazzetto è dotato di una pista per la locale squadra di hockey, impegnata ai massimi livelli, negli altri giorni diventa un luogo di divertimento dove tutti possono praticare il pattinaggio e divertirsi in compagnia. Più volte ammodernato, è adatto anche a famiglie con bambini: uno spazio polivalente aperto tutto l’anno con eventi diurni e serali, dotato fra l’altro di bar e solarium. Quella che fu una vetrina mondiale per Cortina nel lontano 1956, una straordinaria avventura per l’Italia da poco uscita dalla guerra, è una delle più grandi sfide di oggi: riportare proprio qui i giochi olimpici del 2026. La candidatura di Cortina, in concorrenza con Milano e Torino, è molto sentita nella nostra regione, speriamo di raggiungere questo obiettivo a cui si sta lavorando da anni. Guardare lontano?? Dovremmo farlo sempre, se vogliamo mirare in alto nel cielo possiamo farlo proprio qui accanto allo Stadio del Ghiaccio dove sorge una nuova struttura, il Planetario inaugurato nel 2009 e intitolato a Nicolò Cusano, che affianca l’Osservatorio astronomico di Col Drusciè e consente di andare alla scoperta di pianeti e costellazioni nelle notti stellate. Il sentiero didattico naturalistico si chiama Astro Ring, è suddiviso in due parti (Sentiero dei pianeti e Sentiero dell’universo) e costituisce un vero e proprio percorso per astrofili e appassionati.

Ed ora torno a parlare un po’ di me, tra i mille bei ricordi della mia infanzia e giovinezza, proprio qui sono successi due episodi a lieto fine, a metà degli anni ottanta. Allo Stadio del Ghiaccio mi sono fatta male durante un pomeriggio sui pattini, alla mia prima esperienza. Già facevo fatica a stare in piedi, dopo un’ora che giravo lungo il perimetro sono caduta come un sacco di patate e mi sono rotta il polso destro. All’ospedale Codivilla mi hanno ingessato e da allora non ho più messo i pattini ai piedi. Ma la storia più difficile per me sulle montagne di Cortina si è svolta proprio sulle Tofane 35 anni fa. Il 29 luglio del 1983 papà ha portato me e mia sorella sulla ferrata Lipella che sale la Tofana di Rozes sul versante più occidentale, non quello affacciato su Cortina per intenderci, un percorso di media difficoltà che alterna tratti di corda metallica a tratti da percorrere a piedi. Nonostante fossimo attrezzati con imbragatura e caschetto ci siamo trovati in parete, a poca distanza dalla cima, sovrastati da due turisti tedeschi che inavvertitamente hanno fatto cadere un sasso su di noi. Nonostante sapessi di dover appoggiare il casco alla roccia per coprirmi e proteggere la testa, per vedere il sasso ho sollevato il capo ed esso è rimbalzato sulla roccia, colpendomi l’occhio sinistro. Dolore, sangue, vista annebbiata. Siamo rimasti lassù il tempo di riflettere sul da farsi, guardando in alto alla nostra meta, giù a valle da dove eravamo saliti, poi abbiamo deciso di proseguire. Senza vederci dall’occhio ferito ho ripreso il cammino fra le lacrime fin su al rifugio, poi sempre a piedi siamo scesi alla macchina. Una passeggiata normale alla fine di un giorno in montagna è diventata per me una fatica immensa, in condizioni che non auguro a nessuno. Al Codivilla mi hanno visitato e fasciato l’occhio, hanno prescritto una settimana di riposo assoluto a letto per far ripristinare le funzioni e mi hanno dimesso. Secondo il medico per un millimetro ho salvato l’occhio, a quindici anni avrei potuto continuare la mia vita con un occhio azzurro su due. Mi è andata bene, ho raccontato mille volte questo episodio. E ho mantenuto il mio attaccamento alle Tofane prima e dopo, come le vedevo ogni giorno durante le vacanze estive con la famiglia. Anche adesso le saluto con la mano quando, arrivando nella “Perla delle Dolomiti”, appaiono sulla mia sinistra: più imponenti del Col Rosà, Croda Rossa e Pomagagnon, più belle dell’Antelao e del Cristallo. Sono le mie Tofane.

Link utili:

http://www.freccianelcielo.com/

http://www.cortina2021.com/

https://www.dolomiti.org/it/aziende/dolomiti-aziende/impianti-tofana-freccia-nel-cielo/

 

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