
A nordest di Venezia si protendono isole grandi e piccole. Io mi fermo a pedalare a Sant’Erasmo o Punta Sabbioni, dove arrivano ferry boat e vaporetti. Più oltre vediamo sulla terraferma le mete balneari dai numeri milionari, con lunghe spiagge dorate che di giorno sono animate dai turisti dei soggiorni lunghi (la villeggiatura di una volta) e corti (i turisti mordi e fuggi e quelli del fine settimana). Jesolo, Cavallino e dintorni di sera diventano luoghi di divertimento, illuminati dalle mille luci della vita notturna, non solo nella stagione estiva.
Dove vado io a pedalare? Non certo a Murano, Burano, Torcello. Io non cerco le spiagge per la loro vita, diurna e notturna. Prendo i mezzi pubblici, noleggio una bici e per un paio d’ore pedalo. Poi la consegno, me la cavo con 5 – 10 euro di spesa (una cifra più che umana) poi cammino e torno indietro verso la terraferma, magari fermandomi a Venezia. Amo questi luoghi più di Jesolo e dintorni, anche se rispetto queste mete turistiche famose.
Oggi iniziamo a vedere le isole di Venezia in sella a una bici, prima andiamo in laguna nord poi andremo nella laguna sud. Aggiornerò l’articolo ad ogni nuova visita, con qualche consiglio per delle tappe golose o rilassanti.
In bici a Sant’Erasmo


Sant’Erasmo è un’isola grande, tozza nella forma e verdissima, un susseguirsi di orti e zone umide, sentieri sterrati e stradine dove sfrecciano rumorosi motorini, apette e poco altro. Percorrere queste strade in bici è divertentissimo! Sant’Erasmo è lunga ben cinque chilometri e si può andare da una parte all’altra dell’isola a piedi (impiegate due ore o più) o appunto in bici (un’ora basta in teoria ma starete più a lungo). Scendete a Capannone, la prima fermata del vaporetto che arriva qui dalle Fondamente Nove. A breve distanza, girando a destra e poi a sinistra, trovate il Bacan, la spiaggia e il locale dove potete mangiare piatti di pesce e bere vino buono, stendervi sulla sabbia o rilassarvi guardandovi attorno. Le bici a nolo si prendono lì vicino al lato azzurro, vedere oltre. Consiglio il giro in senso anti orario già che siete qui. Passate sulle stradine in cemento e, appena potete, uscite sui sentieri verso spiagge e barene. Ovunque trovate piante e fiori, se siete fortunati vedrete anche il passaggio dei grossi uccelli, trampolieri e non solo, che migrano nelle stagioni di mezzo e si fermano qui nei mesi estivi.
La terra di Sant’Erasmo è assai fertile


Nei piccoli vigneti, con le rose ai bordi dei filari, si coltivano la dorona e altri vitigni antichi, recuperati da vignaioli lungimiranti. Ed è pieno di fiori, le api fanno il loro dovere anche per dare il miele. Ci sono cartelli invitanti “Vendita miele” mentre “Osti in orto, la natura nel piatto” è un grande progetto di quasi 20 ristoratori veneziani che qui coltivano le loro materie prime vegetali e, se ricordo bene, allevano le galline ovaiole. Non è bellissimo? Non per niente queste isole sono anche chiamate “gli orti di Venezia”. In primavera potete avere la fortuna di vedere la messa a dimora delle piantine, che arrivano in cassettine e, scaricate dalle barche, vanno ai campi dove cresceranno… se non piove troppo! I cambiamenti climatici stanno modificando il modo di fare agricoltura pure qui, chissà cosa ci aspetta in futuro.


I grandi alberi fanno ombra e proteggono la terra. Gli alberi da frutto da giugno in poi si caricano di ciliegie, albicocche, prugne… fate i bravi che sono su proprietà privata, anche se la tentazione di allungare una mano è forte. Idem gli ortaggi in file ordinate fanno un bel vedere – guardare ma non toccare! Forse fra i rovi potete prendere le more, fortunato chi le trova mature! L’inverno porta le brassicacee come cavoli, verze e cappucci. Poi d’estate le solanacee, pomodori, peperoni, melanzane. I carciofi ci sono sempre, tutto l’anno, nelle varie fasi vegetative. Le carciofaie si vedono da lontano con le grandi foglie prima verdi argentate, poi di un verde più carico. E i carciofi fioriti con i loro grandi bottoni viola sono bellissimi da vedere, pure d’estate quando la terra può risultare arsa e secca.
Il carciofo violetto di Sant’Erasmo è il frutto più prezioso di questa terra, a maggio la festa omonima anima tutta l’isola per una lunga giornata in cui arrivano migliaia di persone in visita. L’ho vista una volta e ne sono felice, ho mangiato e bevuto in ottima compagnia, ho visto la mostra fotografica dentro la Torre Massimiliana, ma c’era ampiamente troppa gente e questo non fa proprio per me.
Gli edifici di Sant’Erasmo


Parliamo delle opere dell’uomo. La più imponente fra le costruzioni di Sant’Erasmo, infatti si vede da ben lontano, è proprio la Torre Massimiliana. Questo edificio in mattoni fu costruita nell’Ottocento dai francesi (la fortezza alla base) e dagli austriaci (la torre vera e propria). La Torre Massimiliana ha due piani e ora la possiamo visitare, dentro e fuori, quando è aperta al pubblico per gli eventi. Fino a una trentina di anni fa però versava in stato di abbandono dopo l’utilizzo per scopi bellici, nella Seconda guerra mondiale.
Un edificio più “brutto” ma solo per ciò che rappresenta, è il Ridotto di Sant’Erasmo, sempre di costruzione francese, vi potete avvicinare ma è seminascosto fra la boscaglia. Molto meglio i cippi di conterminazione, presenti in una vasta area della terraferma veneziana fino a nord, diciamo verso Jesolo, e a sud verso Chioggia. I cippi di Sant’Erasmo sono ben 18 e si trovano da un estremo all’altro dell’isola, che ne è punteggiata letteralmente. Se cominciate a cercare questi simboli del passato come ho fatto io, è finita! Certi cippi sono sulla strada, altri in mezzo alla selva e alla sterpaglia, irraggiungibili. Risalgono a un periodo storico preciso, quando la Serenissima Repubblica di Venezia passava in mano austriaca. Li trovo belli esteticamente e super affascinanti. Come tutti i segni nei luoghi di confine.


A metà percorso, dopo un paio di chilometri, trovate una strada a sinistra che taglia l’isola in direzione nord, a metà ancora il piccolo cimitero di Sant’Erasmo ricorda chi non c’è più, riposano in pace è proprio il caso di dirlo. In fondo vedete l’affaccio sulla laguna e alla fine trovate il centro abitato con le case e la chiesa, negozi e locali, la vita normale insomma. Gli abitanti di Sant’Erasmo lamentano la carenza di alcuni servizi e le scuole sono tenute in piedi, nonostante i pochissimi alunni. Ammiro tantissimo queste persone, io sono stata abituata alle comodità della città sin da piccola e non ho mai pensato di poter vivere in un posto isolato come questo. Perciò vengo in visita! Altre persone protestano per l’antenna con il famoso 5G che dovrebbe migliorare la ricezione dei telefoni, non so a che punto siamo ma è una cosa piuttosto surreale, che non so da che parte schierarmi. E mi fermo qui.
Pedalando proseguo a est fino all’estremità dell’isola che guarda un altro luogo di pace e spiritualità. L’isola di San Francesco del Deserto è proprio di fronte a noi, vicinissima. Merita una visita e per i fortunati che si fermano a dormire ci sarà tempo di pensare in silenzio e guardarsi intorno, è tutto bello. E il silenzio è “richiesto” sin dal vostro arrivo. Ma questa è un’altra isola (e in bici non ci andrete).
Pedalare a Sant’Erasmo è un’esperienza sensoriale, a 360 gradi, che alterna calma a energia, il silenzio ai rumori prodotti dall’uomo. Ho già parlato dei mezzi di trasporto, soprattutto a due ruote, ma anche le imbarcazioni solcano le acque della laguna. Oltre alle barche a motore ci sono le barche a remi, che qui si spingono stando in piedi, è la cosiddetta Voga alla veneta. E poi ci sono barche in secca o che vanno a fondo, che ne sarà di loro?? Tornerò a vedere, avvisate se volete farmi compagnia!!
Tutte le cose che vedete qui descritte sono raggiungibili sia a piedi sia in bici
Quando andare a Sant’Erasmo


Ho messo piede per la prima volta a Sant’Erasmo dieci anni fa, in inverno. Le piante erano a riposo, le acque dei canali, laguna, barena, immerse in un silenzio vero, di pace, interrotto dai pochi turisti della domenica venuti a camminare come me. Me ne sono innamorata e quando sono tornata altre volte, in primavera ed estate, ho amato Sant’Erasmo sempre più. Ci ho anche passato una notte a giugno 2024, Il Lato Azzurro mi ha ospitata e me l’ha fatta vedere nella veste serale e di prima mattina, di nuovo tranquilla. Quando i visitatori se ne vanno, restano sull’isola gli abitanti, gli ospiti delle poche strutture. Tornerò da settembre, in autunno, chissà che colori ci saranno. Venite con me?
Il racconto delle visite sulla mia pagina Facebook Gamberetta Travelblog



05 06 23 Animali cose fiori. Buongiorno dall’isola di Sant’Erasmo. Se pure voi facevate questo gioco da bambini sappiate che è pieno di fiori qui, guardate che belli! Animali un po’ meno, ci sono tanti uccelli questo sì. E poche cose create dall’uomo anche in tempi antichi, oggi ve le faccio vedere. Ho dormito qui, ringrazio il lato azzurro che mi ha ospitata e ora… Colazione! Buongiorno a tutti gli amici!
29 07 21 Bella alcaciofa. Un vecchio spot del Cynar con Natalia Estrada. Chi se lo ricorda? Qui invece c’è la vecchia zia Robi in un selfie controsole, senza trucco e senza inganno. Pronta per tornare a pedalare. Ma dove? Accetto consigli tra mare e montagna qui ero a sant’Erasmo una settimana fa.
24 07 21 [Sant’Erasmo in bicicletta]
Pedalare senza fretta (cit.) fra gli orti di Venezia, in vista della laguna. Ascoltare il frinire delle cicale assordante ma che fa tanto estate. E gli uccelli stanziali passare vicino a noi in cielo, noncuranti della nostra presenza. Ognuno col suo verso. Osservare gli alberi carichi di frutti maturi. Gli ortaggi in file ordinate che aspettano di essere raccolti con mano sicura dal contadino. Ammirare i gioielli più preziosi di sant’Erasmo ora in fiore. Il carciofo violetto punteggia di viola i campi dove viene raccolto a maggio, e coccolato tutto l’anno. Rilassarsi al Bacan presso la Torre Massimiliana, dove potete mangiare e bere. Amici siete stati qui? Servono altre informazioni? Altre piccole idee in arrivo sul blog Gamberetta per una breve fuga dal centro storico di Venezia, più natura e meno cultura, più animali e meno persone.
In bici da Punta Sabbioni a Lio Piccolo


Lio Piccolo è un luogo di pace e silenzio, almeno in bassa stagione, circondato da acque popolate da uccelli stanziali e migratori, specie vegetali straordinarie e poco altro. Un vero paradiso per chi cerca pace e silenzio. Questo è un itinerario di 8 + 8 chilometri che inizia a Punta Sabbioni, dove scendete dal ferry boat e poco lontano trovate il noleggio bici. Andate verso sinistra, costeggiate Ca’ Savio dove su una comoda pista ciclabile avrete attorno a voi i campi coltivati e l’acqua del Canale Saccagnana. A Treporti abbandonate la strada principale che si chiama Via Pordelio, ricordate questo nome e tenetela per la prossima gita in bici.


Girate a sinistra seguendo i cartelli, in un ambiente sempre meno urbanizzato, un poco più naturale e selvaggio, che presto diventa terra, acqua e poco più. Anche la strada si restringe, nella seconda metà del percorso fate attenzione a pedoni, ciclisti e automobilisti. Andate piano e godetevi il panorama bellissimo! A Lio Piccolo infine trovate un piazzale e una chiesa, vi potete fermare qui o cercare un luogo per mangiare, come l’agriturismo Le Saline. E da qui tornate indietro per la medesima strada.
In bici verso il Cavallino


Un’alternativa di uguale percorrenza, 16 km totali, molto meno impegnata e più rilassante, è andare “verso i campeggi”. Prendete sempre la bici a Punta Sabbioni, invece che a sinistra andate a destra verso il Cavallino. Quasi tutta su pista ciclabile, la strada prosegue fino ai campeggi. Io all’apertura una volta sono andata al Camping Village, un bellissimo campeggio attrezzato con piscine, negozi, ristorante oltre ovviamente alla spiaggia e alle aree di sosta attrezzate. Apre a maggio e non c’è niente di meglio che venire qui per pedalare e rilassarsi, unire l’utile al dilettevole.
La pista ciclabile del Pordelio
Infine una cosa molto più chic, nuovissima e tecnologica, è la pista ciclabile che va verso il Cavallino, lungo la via Pordelio. Non l’ho ancora fatta, non so se ho voglia di fare 30 km in bici. E soprattutto a me piacciono le cose più semplici, naturali, selvagge. Tutto il contrario di questo percorso: il Pordelio è stato inaugurato a più riprese per le varie tranche, con taglio di nastri e discorsi dei politici di turno. Certo è stata studiata per i turisti, rappresenta un grosso traguardo e ha un impatto visivo importante. Ci andrò? Mi piacerà? Vi farò sapere.
Il racconto della visita sulla mia pagina Facebook Gamberetta Travelblog



16 05 22 Ieri quando ho visto un fenicottero ho capito che ero arrivata, non l’ho fotografato e vi dovete fidare di me 🙂 Lio piccolo era proprio come l’avevo immaginato dalle immagini degli amici che ci sono stati la scorsa estate. Suggestivo e silenzioso, prima che arrivino orde di visitatori vi consiglio di andarci. Magari in bici, sono solo 8 km da Punta Sabbioni, una piccola gita appagante per tutti i sensi al costo di soli 5 euro (noleggio di 2h) e altri 4 euro (vaporetto)
Ti è piaciuto questo post su Venezia e il Veneto? Allora leggi anche gli altri, li trovi qui:
http://www.gamberetta.it/it/myselfsudime/bentornata-a-nordest/