Emozionati e pensierosi dopo la visita della Corte Benedettina cambiamo completamente il tono della visita, inforcando scintillanti biciclette per una pedalata lungo l’argine destro del Bacchiglione, che ci ossigena tutto il corpo e ci mette in pace.
Intorno a noi ci sono solo il silenzio dei campi a riposo, qualche sparuto uccello e le galline (non le ciuffose galline padovane) nelle aie.
Potremmo pedalare per decine di chilometri in entrambe le direzioni, verso Padova o verso il mare…
ma purtroppo il nostro è solo un assaggio di ciò che significa una vacanza slow nella bassa padovana, che ci invoglia senz’altro a tornare magari nelle stagioni di mezzo.
Assaggio? A metà mattina finiamo la visita di Correzzola a Corte San Giuliano, un altro agriturismo impegnato nella produzione agricola e nell’ospitalità.
Qui assistiamo alle attività artigianali degli anni passati, effettuate da personaggi in costume che riproducono così lavori come il calzolaio, la merlettaia, l’impagliatore di sedie eccetera.
Vita d’Altri Tempi è una manifestazione itinerante organizzata dalla Pro Loco di Correzzola. Ma è anche tempo di assaggiare i prodotti tipici del luogo, con un pizzico di fame stuzzicata dalla breve pedalata.
Ai vicini vini DOC dei colli euganei si è affiancata la DOC Consorzio di tutela vini “Corti Benedettine del Padovano” prodotti dalle cantine locali, sia private (come Sansovino, Zennato, Corte delle Rose) sia riunite in cantine sociali cooperative come a Cavarzere e Cona. Sono vini semplici e di facile beva, sia i bianchi (non solo prosecco ma anche per esempio chardonnay, moscato, tocai) sia i rossi, i miei preferiti (cabernet, merlot e il “garbo” raboso).
Eppure alcuni viticoltori si sono impegnati ad arrotondarli ed evolverli con un buon lavoro in cantina che comprende brevi passaggi in legno, rendendoli sicuramente più rotondi e gradevoli ma, per me, anche meno caratteristici rispetto a quanto il palato si aspetta da un vino veneto. Opinione, anzi gusto personale. Crostini di pane con zucca o radicchio, salame di casa, miele e melata dei produttori locali ci saziano, e siamo pronti per salire sul bus.
Sostiamo brevemente all’Oasi di Ca’ di Mezzo dove si pratica la fitodepurazione, un’altra vera oasi di pace e silenzio dove però nelle stagioni della migrazione degli uccelli ci dev’essere tutto un pullulare di vita, vegetale e animale.
Dovremmo arrivare a Pontelongo col bus per imbarcarci alla volta di Chioggia, ma il fiume Adige è così ingrossato dalle forti piogge che non possiamo salpare e siamo dirottati su Cavanella d’Adige.
In poco più di due ore di tranquilla navigazione vediamo cambiare il paesaggio di fronte a noi da fluviale a lagunare, né fiume né mare, né acqua dolce né salata.
Gli spazi sono sempre più aperti e passano sulle nostre teste alcuni rappresentanti dell’avifauna, ancora presente nonostante siamo a novembre. Oltre ai cocai, gli onnipresenti gabbiani, vi sono palmipedi come anatre e germani, trampolieri come garzette e varie specie di aironi.
Tra una foto e l’altra mi ronza in testa una delle mie poesie preferite, San Martino di Giosuè Carducci, che a un certo punto recita Stormi d’uccelli neri – Com’esuli pensieri – Nel vespero migrar.
Altro che “Stormi d’uccelli neri”, al massimo vedremo due folaghe e un airone cenerino ma non i bellissimi stormi che ogni anno, a novembre, passano sui nostri cieli mentre migrano verso altri cieli. L’undici novembre, il giorno di San Martino, cadrà la prossima settimana quindi il periodo è giusto, e appena rientrata a Milano ne ho conferma, ma ne parlerò in un post dedicato.
Siamo sulla Delta Patavium, una comodissima motonave Deltatour, di quelle che percorrono il fiume Po da Venezia fino a Mantova in una crociera di una settimana (con cabine a bordo e capacità di 160 passeggeri), ma anche il fiume Brenta da Padova a Venezia per ammirare le ville venete, le piccole isole di Burano, Murano e Torcello, belle forse più di Venezia.
Il ponte di accesso a Chioggia è alla nostra sinistra, affollato di auto e camion, la SS 309 Romea è la brutta strada che collega Venezia a Ravenna, con un traffico sempre intenso e un tasso d’incidenti pazzesco.
Noi entriamo via acqua nella città chiamata “piccola Venezia” quasi senza accorgercene, finché dopo avere oltrepassato Conche e Brondolo (sede del grande mercato ortofrutticolo) siamo circondati dai palazzi caratteristici e dalle barche dei pescatori chioggiotti, sempre al lavoro.
Ci siamo forse distratti? Forse sì, tra una foto e una chiacchiera ci viene allestito un pranzo di pesce, a bordo, davvero coi fiocchi. A parte un buffet smisurato per iniziare ricordo solo l’inizio e la fine del pasto, con alici marinate, gamberetti, sarde in saor, gli antipasti, e un branzino fritto con patate al forno che mi ricordo ancora. Il tutto innaffiato da un vinello bianco che va giù che è un piacere.
Mi ricordano una cosa a cui non avevo mai fatto caso, la fama dei chioggiotti di essere gente litigiosa tanto che Carlo Goldoni dedicò loro una delle sue commedie più famose, le Baruffe Ciosote. In realtà credo si tratti di persone tranquille col cuore grande che, come la maggior parte dei veneti, ha solo bisogno di tempo per aprirsi all’altro. Per questo il basso Veneto andrebbe assaporato piano piano, un po’ alla volta, come il delizioso pranzo di pesce che abbiamo appena consumato.
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