Venerdì 24 06

Il mio piccolo gruppo è il primo dell’anno a partire per la Mongolia, il 24 giugno 2011. Voleremo con Aeroflot, abbiamo appuntamento a Mosca ma io… non arrivo. A bordo dell’aereo ci informano che per “problemi tecnici” dobbiamo aspettare, ci fanno rimanere fermi in pista 3h. Decolliamo alle 16, e con 3h di volo più 3h di ritardo perdo la coincidenza Mosca – UB. I miei ragazzi sono in volo, li avviso con un sms. Cinque su sei del gruppo arriveranno come previsto meno me, la coordinatrice, che imbarazzo. Atterrati a Mosca tutti corrono per prendere il volo successivo mentre io rimango al transfer gate con un palmo di naso, assieme a due miei coetanei di Padova con lo stesso problema. Il volo è partito e siamo bloccati in transito per le prossime 24h in attesa del volo successivo per UB. Ludmila, un donnone minaccioso, bruscamente prende i ns documenti e ci porta al Novotel Sheremetevo Airport, terzo piano, “transit zone”. Aeroflot ci tiene prigionieri in quanto privi di visto per la Russia, e fino alla sera dopo non ci fanno muovere dal terzo piano. Ci portano i pasti in stanza, per email comunico l’accaduto ad Avventure e al corrispondente a UB (è notte in Mongolia), il tempo non passa mai e chissà dove sono finiti i bagagli!

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Sabato 25 06

Le vite parallele: il gruppo mi attende inutilmente al gate d’imbarco dell’aeroporto di Mosca, poi rassegnato parte e, all’arrivo a UB, trova Uugie e spiega che arriverò il giorno dopo. I miei ragazzi fanno il giro della città con il pulmino, senza di me raccolgono i soldi, cambiano i primi Tugrik e aprono la cassa comune, dopo cena cercano un locale per trascorrere la serata, è sabato ed è ben nota l’intensa vita notturna nella capitale! Vanno allo String, dove torneremo a fine viaggio con l’autista e la guida dato che essi stessi lo conoscono e lo consigliano, che ganzi! E poi a letto. Invece io e i due padovani alle 18 siamo riportati in aeroporto e finalmente, alle 20, decolliamo. Il servizio a bordo è scarso, Aeroflot è una delusione.

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Domenica 26 06 – Le vite parallele finalmente si incontrano all’hotel di UB. Con l’emozione e l’imbarazzo di chi arriva a un appuntamento in ritardo, anche se involontario, abbraccio i miei ragazzi in sala colazione, ci sono Fabio e Gianni due amici lucani, Serena di Bologna, Tullio e Federica, padre e figlia, due miei ex partecipanti di Milano con cui ero stata in Cina. Sono un’ottima compagnia, ci raccontiamo quest’inizio di viaggio un po’ rocambolesco e finalmente usciamo. Il corrispondente Uugie mi presenta Tsojioo l’autista e Bothro la guida, carichiamo il mezzo, un vecchio Uaz blu, e partiamo! UB rimane per me un mistero, sono una persona di città quindi subisco sempre il fascino delle capitali, ma per i miei ragazzi UB non ha nulla di bello: musei e monumenti sono soffocati da traffico, confusione, inquinamento, insomma non vedono l’ora di uscire dalla città. Visitiamo Gandan, un monastero bello e grande, con lo stile architettonico della tradizione buddista tibetana (la principale corrente religiosa mongola) ma a tratti riconducibile anche alla Cina e all’India. Assieme a numerosi turisti e fedeli visitiamo il primo tempio, più piccolo, e il tempio principale riccamente addobbato con thangka colorati, dove assistiamo anche alla puja, la preghiera del mattino. Trovo sempre toccanti queste cerimonie soprattutto in città dove i monasteri sono, al pari dei giardini, tra le poche oasi di pace dove è possibile rifugiarsi per sfuggire al caos urbano. Poi all’uscita da UB troviamo un supermercato dove carichiamo le scorte per i ns spuntini: tanta acqua ma anche frutta, pane a cassetta, una bottiglia di vodka. C’è traffico sulla strada asfaltata, con auto di ogni tipo dai grossi fuoristrada coreani ai camion, furgoni, utilitarie, motorini, questi mezzi viaggiano pure sullo sterrato, non ho mai capito come facciano a procedere in condizioni stradali davvero sfavorevoli. Tutti ci salutano, sorridono, ci vogliono parlare, in effetti non vi sono tanti turisti in giro. Cerco di annotare i km percorsi ma vedo lancette ferme su tutto il quadro comandi: non funzionano né il contachilometri, né il tachimetro, né il clacson.

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Al parco di Khustain Nuruu si arriva dopo 100 km in direzione ovest, lo stile di Tsojoo alla guida del fuoristrada è allegro ma efficace. Che bella la steppa, le colline ricoperte d’erba sono punteggiate dagli animali al pascolo, tutto è verde intorno a noi.

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Dovremmo vedere i takhi, o cavalli di Prezwalsky, preservati dall’estinzione e con buone probabilità di riprodursi efficacemente in futuro. Ma non è un buon orario fino all’ora del tramonto non si faranno vedere, nascosti dietro le colline. Nemmeno i potenti teleobiettivi dei miei amici avvistano dei cavalli allora improvvisiamo un pranzetto, il primo picnic sul prato.

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L’ambiente che ci circonda è stupendo e soffia un venticello, che mette nell’aria gli aromi delle numerose specie vegetali presenti, anche endemiche. Molte di queste sono dotate di potere curativo, per questo sono utilizzate in medicina tradizionale. Annuso le foglie, struscio le dita sugli arbusti, cerco di riconoscere i fiori di montagna, a volte simili ai nostri.

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Rientrati all’ingresso del parco proseguiamo per Khognokhaan, un altopiano semidesertico con alte montagne, frutto di eruzioni vulcaniche delle quali rimangono rocce granitiche dalle forme bizzarre a cui si abbarbicano alberi e arbusti che sopportano le scarse precipitazioni.

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L’omonimo camp ci aspetta, è bello, pulito e soprattutto ci siamo solo noi, come se i campi tendati aprissero proprio in questi giorni. Serena ed io siamo emozionate la prima volta che entriamo in una gher, prendo possesso del letto a sx, sarà sempre così. Una candela ci illuminerà quando spegneranno il generatore.

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I miei ragazzi vanno a fare due passi prima di cena mentre il sole scende dietro le montagne, io faccio una bella doccia e mi riposo, sono in giro dal giorno precedente e ho sulle spalle un lungo viaggio.

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La prima cena nella gher ristorante è divertente: ordiniamo solo le bevande, per il resto è tutto standardizzato, ci danno un antipasto, di solito insalata russa o verdura, poi un piatto principale di carne con contorno di verdura e un dolcetto.

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Stiamo tutti insieme allo stesso tavolo, inclusi Tsojoo e Bothro, in una piacevole unione che rimarrà per tutto il viaggio.

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Fuori c’è ancora un po’ di luce, i miei ragazzi vogliono mostrarmi l’arco e la grotta che hanno appena visitato; passeggiamo in un ambiente surreale, per rientrare infine stanchi e pronti ad andare a letto.

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2 comments

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Solo a te possono capitare queste !Avventure nel Mondo” … sei un mito Roby!!!!

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invidiosa! con calma scriverò anche altre disavventure… tutte a lieto fine. so far so good xxx

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