La prima puntata di Mangiare bere e dormire in Friuli si trova qui.

Le rassegne enogastronomiche punteggiano l’Italia in tutte le stagioni e sono un’ottima scusa per una visita culturale o un’immersione nella natura, per curiosare in zone vicino a casa che magari conosciamo poco, e poi sederci a tavola ad assaggiare le specialità locali.

La buona cucina friulana, soprattutto di terra, si esprime nelle mezze stagioni anche con eventi locali quali Invito a pranzo. Con le sue due edizioni, primaverile e autunnale, si svolge nelle Valli del Natisone e permette un’ampia scelta di locali dove mangiare i piatti stagionali della tradizione e i dolci tipici, innaffiati da ottimi vini e dalla grappa. Tutto friulano DOC. In primavera le erbe selvatiche sono protagoniste, a profumare piatti già ricchi per dar loro un tocco elegante, o come componente principale dei piatti stessi. La sapienza della tradizione contadina coniugata con la scienza degli abbinamenti in cucina.

Il nostro Invito a pranzo è in realtà un invito a cena Alla Posta a Clodig di Grimacco, al termine di una giornata pazzesca, intensissima, in perfetto stile milanese (ci metterò una settimana a descrivere tutto ciò che abbiamo fatto e visto). Grimacco è appena sotto Topolò, un borgo che ha fatto tesoro della sua posizione in fondo a una valle per diventare crocevia di popoli vicini e lontani.

Siamo distrutte ma, al nostro arrivo nel ristorante splendidamente gestito da Maria Gilda Primosic, mamma di Donatella Ruttar, architetto, artista e nostra Cicerone nelle valli del Natisone (!!!) capiamo che mangeremo divinamente. Il problema, ça va sans dire, non è la qualità del cibo, ma… la quantità.

Dire che siamo state accudite e coccolate dall’inizio alla fine della cena è poco, solo che a un certo punto non sapevamo dove far stare i piatti che arrivavano in tavola. Ecco cosa abbiamo gustato…

Non sono nulla di scontato il salame e il prosciutto crudo, né la frittatina e le uova.

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Zuppe e primi a ripetizione, anzi no, vellutate.

Una con foglie di Matricaria cugina della camomilla (mangio tutto) una con foglie di Ruta (non la mangio ma ci ho pensato).

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L’apoteosi arriva con questi gnocchi “accartocciati” in un carciofo e cotti al forno.

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Tutto con una mise en place elegantissima. Salto il secondo di carne e mi accontento di una specialissima pallina rossa: polenta al vino, verdure stufate e formaggio Montasio stagionato.

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Ci sarebbero poi i dolci, strucchi e/o gubana, o anche tiramisù con la faccia da cheesecake. Che-buo-no! E su tutto un fresco Sauvignon e un profumatissimo Cabernet.

Invito a pranzo ricomincia a fine agosto, con altri menù e altri luoghi magici dove splendidi osti e ostesse ci intratterranno. Buon pranzo!

In Friuli c’è davvero l’imbarazzo della scelta, si mangia sempre bene. Al nostro arrivo venerdì sera a Udine andiamo al Vecchio Stallo, un ristorante tradizionale pieno zeppo di oggetti più o meno antichi, dove però rimane elevata l’attenzione per i piatti che ci vengono serviti.

Polenta con formaggio montasio e funghi, maccheroni al ragù, salame cotto con polenta e frico. Insalatona.

Più semplice di così non potrebbe essere, ma che buono!

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Sabato a pranzo, poco lontano da piazza Paolo Diacono a Cividale, ci attende una antica locanda dove potremmo mangiare, bere, dormire: al Pomo d’oro. Sistemate al tavolo della terrazza esterna, con una splendida vista sulla vallata…

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riposiamo le nostre stanche membra dopo una mattinata intensa. Invece del light lunch che forse basterebbe a rifocillarci per pranzo, siamo servite di tutto dall’antipasto al dolce.

Crostini con petto d’oca…

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Strudel di carciofi…

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Soufflé di zucchine…

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Cjarcons (che non ho ancora capito come si pronuncia) sono il piatto tipico locale, ravioloni speciali ripieni dal gusto dolce e salato.

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E infine, in questa carrellata di ristoranti dedicati alla cucina locale friulana manca solo il luogo del nostro pranzo di domenica: Caffè Vecchio a Venzone. Sembrerebbe un posto semplice all’ingresso, un bar di paese dove prendere qualcosa al volo. Invece le salette interne sono tranquille e perfette per il nostro pranzo, ma anche per le famiglie che celebrano le prime comunioni che abbiamo appena “incrociato” qui e a Gemona. Il fogolar è ora un simpatico elemento d’arredo della sala, ma sicuramente nelle fredde giornate invernali riscalda gli animi dei commensali, nel rispetto della tradizione friulana.

Io sono distrutta dopo due giorni di libagioni e mi limito agli assaggi: antipasto misto, formaggio e insalatona. Ci sono invece carne e contorno per le mie blog – colleghe.

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Poi indulgo nel dolce, spero in una cosuccia leggera e mi arriva una fetta enorme di una sorta di millefoglie, circondata da cioccolato fuso. Avevo esordito dicendo che il mio sarebbe stato un pasto detox, nulla da fare!

E dove abbiamo dormito? All’Astoria Hotel in piazza XX Settembre, sempre in centro a Udine. Siamo arrivate tutte in treno e, con una passeggiata di pochi minuti, abbiamo raggiunto questo bel 4* un po’ old style in alcune stanze, ma ben curato.

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La colazione ottima e abbondante è in grado di soddisfare sia il palato dei salutisti, sia dei tradizionalisti e… dei golosi come me che fanno sempre un primo pasto abbondante per essere a posto tutto il giorno. Dicono che anche l’aperitivo a buffet meriti.

Le grandi stanze sono luminose e quasi sempre ben arredate, Astoria hotel è gestito da personale preparato e gentile, è arricchito da opere di scultura e pittura contemporanea. Esso è anche la location preferita dei cantanti che vengono a esibirsi in città. Ricordo che ai miei vecchi tempi ci furono scene di delirio per l’arrivo di Sting, ancora giovane e flemmatico, e un pubblico diverso ma sempre numeroso per Joe Cocker. Oggi lo staff mi fa un lungo elenco di cantanti e gruppi che di recente si sono esibiti allo stadio Friuli o nel vicino teatro intitolato a Giovanni da Udine, che tra gli ultimi annovera: Paolo Nutini, Giovanni Allevi, Rafael Gualazzi, i Pooh. E il grande Bruce Springsteen. Anche per questo il sito web dell’hotel lo descrive come “Artisti dell’ospitalità in centro a Udine”.

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