Domani 20 maggio a Venezia riapriranno i Vigneti della Serenissima situati a Cannaregio, a due passi dalla stazione di Santa Lucia nel prestigioso convento dei Carmelitani Scalzi.

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Saranno visitabili su prenotazione fino a tutto il mese di ottobre, in concomitanza con Expo.

Questa meravigliosa avventura di archeo enologia è frutto di una lunga e generosa collaborazione tra enti di ricerca italiani e stranieri tra i quali la Camera di Commercio di Venezia, le Università di Milano, Padova e Berlino, il Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano. Iniziata nel 2010 sotto la direzione del professor Attilio Scienza è stata utile anche a creare uno storico gemellaggio con Milano dove, da pochissimo, hanno riaperto gli Orti di Leonardo.

Dietro Corso Magenta, in pieno centro città vi sono ora 8.000 mq coltivati dove già nel 1923 c’era un orto. Gli scavi effettuati a partire dal 2011 nel giardino preesistente, in previsione di Expo, hanno rivelato un insieme ingarbugliato di vecchie radici di piante erbacee, arbustive, arboree, appartenenti a 40-50 specie diverse, quindi non solo viti. Il database ricostruito da tali tracce ha permesso oggi agli studiosi di risalire agli antichi ceppi di vite utilizzati sin dai tempi di Leonardo, così geniale, anche in questo ambito di studi, da comprendere persino un possibile destino per la viticoltura futura a seguito dei cambiamenti climatici. Piccole glaciazioni per esempio, evidenziate dai registri delle coltivazioni dei monaci benedettini con i preziosi dati sulla produttività delle stesse, variabile in funzione delle variazioni del clima, così come variavano le superfici vitate, le date della vendemmia e la produzione viticola. Tutto questo cinquecento anni fa, senza l’ausilio di mezzi tecnologici.

Per tornare a Venezia, le viti sono state messe a dimora a Cannaregio, in quello che era un antico brolo, e prima ancora a Torcello. Sono state scelte tra le più lontane, dal punto di vista morfologico, dalle viti dei vitigni più noti presenti in provincia di Venezia, nei luoghi dove per secoli i Veneziani le hanno coltivate: a Pellestrina e Sant’Erasmo per esempio, ma anche a San Lazzaro degli Armeni e alle Vignole.

La loro mappatura genetica con metodi molecolari ha permesso di identificare, da oltre 60 piante, sia quelle appartenenti alla specie Vitis Vinifera sia quelle ibride.

La presentazione del progetto si è tenuta lo scorso 5 marzo, sempre a Venezia, nel convegno Verso Venice to Expo a simboleggiare i legami storici tra due città, Milano e Venezia, che in passato coltivavano certamente la vite ma che oggi non sono famose per la loro produzione vitivinicola.

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Il vino nella storia di Venezia è il titolo del libro presentato in tale occasione, racconta la storia di Venezia, città d’acqua, incrociata con la storia del vino grazie ai commerci per mare che la resero potente soprattutto verso oriente, dov’erano raccolte le uve da cui si ricavava il vino dei Veneziani. L’acqua salata del mare era già allora unita all’acqua dolce della laguna e agli inebrianti aromi del vino.

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I luoghi d’origine sono gli stessi da dove la viticoltura ha avuto origine: il Caucaso (Georgia, Armenia) poi Creta, Lefkada, Cefalonia e altre isole greche, Istria e Dalmazia, dove nonostante le asperità del terreno fu possibile coltivare la vite su superfici più ampie e redditizie di quelle disponibili a Venezia. In laguna invece furono scelte isole piccole e piccolissime per l’impianto dei vigneti e orti della Serenissima, colture combinate (carciofi, verdure a foglia larga).

Il vino si consumava in luoghi specifici, era usato anche come merce di scambio e per dire messa. Calle della Malvasia è un toponimo ancora presente in ben sette luoghi (anticamente erano 13). Esistevano persino le corporazioni dei Mercanti de malvasia da vin. Malvasia significa porto senza uscita, sulla storia di questo glorioso ceppo di vino legatissimo a Venezia sono possibili tanti approfondimenti. La storia di Venezia, invece, ha più volte dimostrato che la città trova sempre uno sbocco al rinnovamento, e oggi ne ha un estremo bisogno, come una Fenice che risorge sempre dai suoi stessi fasti e declini. Infine, domani 20 maggio sarà il mio quarantasettesimo compleanno (!!!), lo festeggerò con un brindisi speciale proprio a Venezia.

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