Il lago di Alleghe è un piccolo specchio d’acqua verde smeraldo attorno al quale è cresciuto il paese e le sue frazioni. Case belle di montagna nonostante qui sfioriamo appena i mille metri slm, per me è sempre utile sottolineare l’altitudine perché le Dolomiti non raggiungono le vette alpine più alte… ma quanto belle sono lo stesso? Pelmo. Civetta. Marmolada, qui c’è solo l’imbarazzo della scelta per vivere la montagna dalle cose per tutti alle imprese più ardite. Per me Alleghe è sempre stato un luogo di passaggio, confesso che una sola volta ho provato a sciare in Marmolada, venticinque anni fa, con “amici di Mestre” che però sono scesi giù su una pista nera senza chiedermi come stavo, come facevo. E io ho provato a scendere ma mi sono bloccata prestissimo. Sarà stato metà per la paura, metà per il freddo (c’erano venti gradi sotto zero) ma sapete come sono scesa? In groppa a un istruttore di sci che si è impietosito nel vedermi sola soletta lassù e in evidente difficoltà. Me lo ricordo ancora. Gli “amici di Mestre” erano tranquillamente intenti a mangiare panini quando li ho raggiunti, non ricordo bene come si sia svolto il resto della giornata ma… non sono più miei amici questo è certo. E non ho mai più messo gli sci da discesa. Gli sci da fondo e le ciaspole invece SI e con piacere, siete tutti avvisati per la prossima stagione. Ma torniamo al presente, o al passato prossimo…

Arrivo al lago di Alleghe dopo una bellissima mattinata

Ero in visita alla Marmolada, che ho raccontato in questo post. Con un pensiero fisso: effettuare il giro in bici, ancora una cosa da pensionati ma che mi consente di ottimizzare i tempi e fare prima che a piedi, penso. Ci sarebbe un noleggiatore sul lungolago ma lì non c’è posto per parcheggiare l’auto così scelgo il baracchino vicino agli impianti di risalita e trovo che per un’ora di noleggio mi chiedono… 10 euro. Non so se sono abituata diversamente, se all’estero è normale spendere meno, ma siamo in Italia, faccio questo investimento e con le indicazioni della fanciulla bionda che mi segue inforco il mezzo e vado sul lungolago per percorrerlo in senso anti orario. Potrei smettere di scrivere perché le immagini sono così rappresentative che hanno bisogno di ben pochi commenti. Comunque si tratta di vista lago con e senza alberi, con case, vasi di gerani, ochette e barchette, cose così per rilassarsi e staccare la spina. E con le montagne sullo sfondo, se non sono coperte dalle nuvole. Bello bello. Sappiate che ho capito due cose qui: se anche un lago è in piano per definizione non significa che pedalerete in piano sempre, anzi. E saranno stati sei chilometri di perimetro o poco più, ma ci ho messo un’ora, proprio perché in certe salitine ho dovuto scendere e farle a piedi col fiatone, e poi faccio tante foto, e poi non c’è motivo di correre no? Itinerari slow ho scritto nel titolo, anche una che corre sempre come me rallenta a volte, qui ho rallentato e ne sono ben felice. Fate il giro del lago, fatelo come volete, sono sicura che vi piacerà.

A metà pomeriggio proseguo per Colle Santa Lucia

Si tratta di un piccolo borgo di 300 abitanti che negli anni d’oro ha prodotto decine di seconde case che pullulano, accanto a un unico hotel. Estremamente affascinante nella sua vuotezza, siamo infatti una ventina scarsa di visitatori, il borgo ha case e chiese tutte decorate con antichi affreschi e fiori. Certe case hanno cinquecento e più anni, la chiesa sulla sommità del paese è di una bellezza disarmante e d è circondata da un camposanto attorno al quale girerete in silenzio, osservando oltre alle immagini dei defunti la cura che i vivi riservano loro a ogni visita. Molto commovente. L’appartenenza alla comunità ladina è sottolineata di frequente nei cartelli e nella casa dove entro per cercare le informazioni sulle miniere del Fursil. Salendo qui ieri mi sono fermata brevemente al centro minerario di Valle Imperina che ho trovato desolatamente chiuso (sapevo che aprono sabato e domenica, d’estate più spesso ma è meglio informarsi prima) ma immensamente affascinante. Si trova a Cencenighe Agordino proprio lungo il corso del fiume Piave, non potete sbagliare. E col tempo avrà una fruibilità sempre maggiore, potrete partire da là per escursioni più o meno impegnative, la via degli ospizi per esempio dura 12 ore non so se rendo l’idea. E per parlare di ospitalità qui c’è anche un ostello che non vedo l’ora di provare, davvero…

Se a Valle Imperina si estraevano rame e argento, a Colle Santa Lucia si estraeva il ferro, per la precisione la siderite manganesifera, quella che non arrugginisce ed è particolarmente adatta per forgiare armi da taglio nonché manufatti per gli esterni delle case. Austriaci, Veneziani e nel periodo tra le due guerre mondiali pure i milanesi della Breda l’hanno cercata, finché la redditività è venuta meno. Nella casa ladina mi raccontano quanti sforzi si stanno facendo per farci rivedere le miniere del Fursil, dopo averle ripulite e messe in sicurezza. Sulla cartina la distribuzione delle miniere è sparsa in almeno 5-6 siti e ci si può spostare a piedi (per alcune ore) o in auto tra l’uno e l’altro. Nei fine settimana partono da qui le visite guidate ma oggi è troppo tardi per prendervi parte. La prossima volta voglio vederle tutte e allungarmi fino al vicino castello di Andraz, recentemente restaurato.

Sabato mattina mi resta da fare una cosa nei dintorni di Rocca Pietore

Sarò sempre a passo lento: andrò a camminare. Il tempo sta peggiorando, prima o poi pioverà, mi faccio consigliare una bella passeggiata con dei bei panorami: rifugio Migon e Malga Laste. Sulla mappa dovrei salire in un paio d’ore ma dopo mezz’ora sono già al rifugio dove trovo una simpatica coppia di gestori che aspetta i gitanti scaldandosi attorno al fuoco. Chiacchieriamo mentre bevo il caffè, chiuderanno la stagione a fine mese e torneranno nel prossimo giugno. Stanno giù in paese e come tutti fanno un lavoro stagionale nel turismo, e un altro lavoro nei mesi invernali. Sacrifici minori comunque di chi in passato faceva il minatore o il taglialegna, sacrifici per cui molti sono emigrati, gli stessi sacrifici di bambini e ragazzi che studiano nelle scuole del paese, sono pochissimi alunni e il pulmino fa la spola per portarli e andare a prenderli. Molti faranno l’istituto alberghiero relativamente vicino, il liceo e l’università sono più lontani. Emigrano anche loro, alcuni tornano, altri no. Lo spopolamento dei paesi è un fenomeno comune non solo sulle mie montagne ma mi fa sempre impressione parlarne, come se noi abituati alle comodità delle città non ci rendessimo conto di cosa significhi davvero vivere in montagna, e non viverla invece solo come luogo di villeggiatura in località magari sfavillanti e affollate in alta stagione, semideserte per la maggior parte dell’anno, per esempio con le seconde case chiuse.

La passeggiata per arrivare alla malga è esattamente ciò di cui ho bisogno: una mulattiera che sale in un bosco di conifere profumatissimo, umidiccio, nebbioso, senza il minimo segno di cambiare colore, nemmeno i larici. Sento un profumo di funghi traditore perché non c’è nessuno dei funghi che piacciono a me. Porcini, finferli e i chiodini che a settembre ci sono sempre stati nei miei boschi. La siccità del 2017 ha impedito loro di crescere bene, ha pregiudicato buona parte della stagione e solo con ingenti piogge la terra sarà pronta per farli uscire. I bastoncini mi permettono di procedere spedita ma vado davvero veloce, come se qualcuno mi spingesse o mi stesse accanto, spronandomi a tenere il passo. Ciao papà, è arrivato e mi cammina vicino, l’angelo custode che viaggia con me ora silenzioso, ora più presente, come adesso. Gli parlo, mi ascolta, sono in pace. Prima nel bosco, poi sulla spianata dove le vacche brucano l’erba e mi guardano con fare curioso o minaccioso. In totale impiego meno di due ore a fare duecento metri di dislivello, su fino alla malga (e molto meno a scendere). Parlo con le due signore in attesa pure loro dei pochi ospiti di oggi, fanno un formaggio fresco dall’aspetto strepitoso, di latte vaccino, che nella fretta non assaggio. Faccio foto e mi rendo conto che la vista tutto intorno sarebbe amplissima ma… nuvole grigie sempre più scure si addensano all’orizzonte e non vedo quasi nulla. Chiedete invece com’è il panorama col sole ad Azzurra, collega blogger di Babytrekking, lei mi ha consigliato questa passeggiata che ha fatto un paio di mesi fa. Io sono contentissima lo stesso e sapete perché. I miei due giorni sulle Dolomiti bellunesi patrimonio Unesco non potevano essere migliori. Salgo in macchina verso un altro posto che mi attende in una provincia vicina, e non lo conosco per niente. Arrivederci!

Post in collaborazione con

Il più goloso hotel della Marmolada

Ti è piaciuto questo post su Venezia e il Veneto? Allora leggi anche gli altri, li trovi qui:

Inoltre vi consiglio di leggere...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. Required fields are marked *