Si potrà visitare fino al prossimo 10 settembre la mostra che la collezione Peggy Guggenheim dedica all’artista americano Marc Tobey (1890 – 1976).

Tobey inizia la sua carriera a ventuno anni a New York, si occupa prima di moda, poi di arte e dei suoi aspetti spirituali. Negli anni Venti, dopo avere abbracciato la fede Bahai, inizia a viaggiare in Europa e Oriente per studiare la scrittura araba e persiana, ma anche per approfondire la spiritualità orientale (cinese e giapponese). Dopo la Seconda Guerra Mondiale intensifica l’attività didattica e artistica con diverse mostre personali, negli USA e in Europa, finché nel 1960 si stabilisce in Svizzera ma continua a viaggiare e produrre opere d’arte che sono anche esposte e premiate alla Biennale di Venezia. Muore nel 1976 a Basilea.

La retrospettiva della collezione Guggenheim comprende oltre settanta opere di Marc Tobey: il titolo luce filante richiama i suoi studi sulla calligrafia, sulla geometria, che lo distinguono dall’espressionismo astratto di Jackson Pollock. Assieme alla scrittura bianca ovvero l’intreccio di linee bianche sovrapposte su grandi tele.

Curata da Debra Bricker Balken, l’esposizione veneziana ha visto per l’ultima volta la direzione di Philip Rylands, carica che ha coperto per quasi quarant’anni e che è ora passata alla giovane Karole P.B. Vail, nipote di Peggy Guggenheim e proveniente dal Solomon Guggenheim Museum di New York. Rylands ha contribuito fattivamente alla crescita del museo che accoglie oltre 800.000 visitatori all’anno e oggi è la principale galleria italiana, nonché uno dei principali musei al mondo, dedicati all’arte contemporanea. Da ottobre la mostra si sposterà negli Stati Uniti alla Addison Gallery of American Art di Andover (Massachusetts).

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