Mercoledì 02 agosto

Andiamo verso ovest per fare una camminata totalmente diversa in un altro ambiente, sarà sempre così, ogni giorno una nuova emozione. Prima visitiamo Sao Mateus, al porto c’è un piccolo museo baleniero testimonianza di un tempo vicino di cui ogni isola è dotata, utile ad ammonire i visitatori sulla necessità di rispettare l’ambiente per lasciarlo in buone condizioni alle generazioni future. Un poster attira la mia attenzione, c’è scritto BALEIAS E GOLFINHOS, con disegni e descrizioni dettagliate delle specie che si possono avvistare alle Azzorre durante le migrazioni. Balene e delfini, un giorno scriverò un glossario portoghese e azzorriano, un compendio delle mie parole preferite di questa lingua latina stupenda, amata in Italia soprattutto per la musica popolare brasiliana o MPB come la chiamano loro. Ho imparato il portoghese su basi non solide (ora dovrei perfezionarlo) quando lavoravo in Brasile vent’anni fa, l’ho amato subito e per sempre. Tenete a mente il poster perché tornerà a farsi vedere a Horta tra una settimana. E tenete a mente il dualismo portoghese – brasiliano, tornerà pure quello a Sao Roque tra quattro giorni…

Non approfondisco la musica popolare azzorriana la cui rappresentante più famosa e ora un poco persa è Nelly Furtado. Dovrebbe stare in Canada con la famiglia, nel 2001 spaccava, ai tempi di I’m like a bird, ricordate? Qualcun altro?? Qui non cerchiamo nemmeno di ascoltare, inciso o dal vivo, il fado o altra musica portoghese, preferendo tormentoni portati direttamente dall’Italia, con buona pace dei cultori della musica di qualità tra i quali vorrei stare. Devo dirvi qualche titolo? Promettete che non mi cancellate? Aiuto, cominciamo con cose facili e non necessariamente nuovissime tipo Andiamo a comandare e l’immancabile Despacito. Ora chiedo aiuto ai venticinquenni del gruppo affinché ricostruiscano la colonna sonora del viaggio, io certi cantanti e canzoni non li avevo mai sentiti prima di partire, mi fa piacere comunque ampliare i miei orizzonti musicali…

Su in paese c’è un vecchio mulino a vento, ne vedremo ovunque. A questo hanno lasciato le pale, ad altri no, è dipinto di bianco, altri sono rossi, devo approfondire questa cosa. Passa una mandria di vacche (sempre frisone quelle da latte) e facciamo una bella foto di gruppo. I mulini fanno molto vecchia Olanda infatti gli olandesi all’inizio della colonizzazione sono venuti in massa alle Azzorre, hanno reso il terreno adatto all’agricoltura e all’allevamento, non sono forse di origine olandese le vacche frisone? E se vedete persone con gli occhi e i capelli chiari, presumibilmente sono discendenti dei mitteleuropei di cui sopra. Una tendenza diffusa alle Azzorre è riadattare edifici rurali per renderli fruibili al pubblico, o ad uso commerciale. Turismo rurale, agriturismo, bed & breakfast. Tutto il mondo è paese e qui chi rientra da migrante dopo qualche anno in USA o Canada coi soldi in tasca, non vede l’ora di investirli. I paesini sono pieni di bandierine di queste nazioni che hanno accolto gli azzorriani, alcuni dei quali mi raccontano com’è vivere da eterno migrante. I miei preferiti però sono quelli che investono in agricoltura e allevamento, le attività più faticose. Alzi la mano chi ha voglia di sgobbare dall’alba al tramonto, 365 giorni l’anno? Questa è solo una delle ragioni per cui sono abbandonate le campagne e meno prodotti locali sono disponibili sul mercato, a meno che qualcuno (la UE per esempio) finanzi tali imprese. Tutto il mondo è paese no? Poi quando vedo i campi da golf con l’erbetta ben pettinata e fiori e fontane, un’alternativa alla conversione di aree agricole, provo sentimenti contrastanti.

Il dislivello e i tempi di percorrenza a Serreta sono piccoli e le tre ore indicate sono realistiche. C’è molto più verde e stiamo quasi sempre immersi in una foresta incantata ma più ampia di quella di ieri. Latifoglie e conifere si alternano, finché saliamo a sinistra a Lagoinha, un piccolo lago circondato dal bosco con una grande vista sul mare… quando si vede oltre le nuvole che il vento spazza di qua e di là. Ci sono tanti turisti soprattutto italiani, una ragazza perde l’appiglio e vede la macchina fotografica tuffarsi irrimediabilmente in una delle tante pozze di fango. Povera, pensavo fossero pericolose per le persone, non per gli apparecchi! Insomma pure qui bisogna prestare attenzione attaccandosi ad ogni possibile appiglio. Un’altra ora in discesa si svolge tra boschi e prati che ci fanno sentire in Irlanda, che brutta cosa quando uno viaggia tanto e si immagina sempre di essere altrove.

Doze Ribeiras

Nel primo pomeriggio ci rilassiamo a Doze Ribeiras che è una piccola baia dove le onde dell’oceano sbattono, più alte e fragorose di ieri. Meno male ci sono due piscinette per rilassarsi e bagnarsi, e l’immancabile baretto che svaligiamo prendendo bevande e snack. E le visite culturali dove sono? Furnas do Enxofre salta, peccato, avevo proprio voglia di vedere le acque sulfuree bollenti, ci rifaremo a Sao Miguel. You always have a second chance, canticchio sempre i Rolling Stones in questi casi.

Algar do Carvao

Oggi abbiamo tempo solo per Algar do Carvao, una grotta particolare aperta dalle ore 14 alle 18, indovinate a che ora arriviamo? Ma non è colpa nostra, il pulmino tossicchia già sulle strade normali e non è proprio adatto ad affrontare gli ultimi chilometri sullo sterrato, finché non può proprio proseguire quando si surriscalda il motore. E allora? Le jeep accelerano con noi stipati sul cassone, vanno avanti e indietro più volte per far arrivare tutti i 32 (31) pax alla biglietteria. Io sto fra i primi, i miei potrebbero accusarmi di fare come Schettino che ha abbandonato la nave, in realtà devo fare i biglietti… insomma siamo sempre trafelati ma riusciamo a vedere questo sito particolare con le concrezioni coperte dal muschio e una luce che incombe dall’alto.

Fontinhas

Andiamo infine a Fontinhas dove oggi c’è la tourada, nulla di cruento ma una semplice corsa con i tori aizzati per le vie del paese, in ricordo delle antiche battaglie contro gli invasori che venivano dal mare e furono indotti alla fuga di fronte a questi minacciosi bovini. Sono contenta di averla vista, è una tradizione sincera non certo per i turisti, che d’estate riunisce giovani e vecchi e li rimette insieme quando invece son spesso separati durante l’anno. Ma a questi spettacoli posso anche rinunciare, e vorrei sapere se il povero toro si diverte a essere tirato di qua e di là.

Così come rinuncerò volentieri alla cena in mezzo ai bricchi nel ristorante del capo autista, un locale con cucina tipica ma elegante e caro. Insomma godetevi i ristorantini di Angra, per me è molto meglio passare la serata in questa città stupenda che purtroppo domani saluteremo.

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