Parlare di vino in modo innovativo non è facile: bisogna conoscere il prodotto e saperlo raccontare. Ma ancora non basta. Lionella Genovese lo sa bene, si occupa di consulenza e comunicazione sul vino a 360 gradi e in questi anni ci ha abituato a incontri di qualità, “firmati” con il suo marchio Eleganza Veneta.
Degustazioni e non solo dove si mettono di fronte produttori di nicchia, vignaioli con un’elevata impronta qualitativa e appassionati di vino (fra cui la sottoscritta).
Questi eventi sono utilissimi e servono anche a chi si vuole avvicinare al mondo del vino.
A dare valore a ogni serata ci sono alcuni fra i più quotati sommelier, non solo a livello locale.
Ne cito due in particolare a cui sono affezionata, non me ne abbiano a male gli altri!
Sono Andrea Da Ros e Massimiliano Loca. Il primo per le indubbie competenze, il secondo per il legame che ci unisce dai tempi spensierati dell’università a Udine, nei lontani anni Ottanta.
Entrambi sono dotati di un’arte oratoria fuori dal comune, è davvero un piacere ascoltarli.
Nell’ultima stagione estiva Lionella ha ricominciato a proporre gli eventi in presenza a cui ho partecipato con piacere. A Vittorio Veneto (TV) si è parlato di PIWI, i vitigni resistenti.
Alla Pasina di Casier (TV) si sono confrontati vari spumanti da un punto di vista tecnico scientifico.
Sempre alla Pasina, a ottobre si è tenuta una serata sui Colli bolognesi alla presenza di due vignaioli.
A seguire, fra novembre e dicembre si sono tenuti altri corsi:
- la progettazione del vigneto resistente Vitis Faber,
- il mercato FIVI dei vignaioli indipendenti a Piacenza,
- la presentazione del libro Il linguaggio del vino di Francesco Annibali a Senigallia (AN).
- la degustazione di quattro grandi classici del centro Italia a Treviso.
Forse non è tutto, consiglio di controllare il sito Eleganza Veneta per rimanere aggiornati.
O di contattarla sui social network dove mostra sempre puntualmente queste attività.
Convegno sui vitigni resistenti, il futuro della viticoltura. Vittorio Veneto TV, 31 luglio 2021
In occasione della Fiera di Sant’Osvaldo, a fine luglio a Vittorio Veneto si sono incontrati tecnici, produttori e operatori al convegno dedicato ai PIWI, che ne ha aperto le attività.
Accanto a uomini di spessore, che da anni si occupano di ricerca e produzione vinicola, c’erano quattro donne del vino. Splendide professioniste: Sara Meneguz della cantina omonima. Lisa Cimolin ed Elisa De Polo sommelier. Lionella Genovese organizzatrice.

Non so voi ma io amo le donne del vino, a qualunque titolo si impegnino a produrre o promuovere il nettare degli dei. E non sono mai abbastanza, e quando le vedete all’opera, in vigna o in cantina, a una fiera o convegno, vi invito ad ascoltarle con attenzione.
La location che ci ha ospitato è un gioiello da visitare nella marca trevigiana.

L’aula civica (per il convegno), la Loggia (per la degustazione) del Museo della Battaglia.
Venerdì sera il museo ha aperto le porte agli appassionati di vino, ed è stata subito poesia. Domenica mattina è stato il turno della masterclass sempre sui vitigni resistenti, nel vicino chiostro della Rotonda Papadopoli.

A condurre le danze si sono avvicendati autorità locali ed esperti del settore, giornalisti e docenti FISAR.
Enjoy the bubbles. Osteria alla Pasina, Casier TV 3 settembre 2021
All’ora dell’aperitivo le bollicine ci stanno bene che ne dite?
Ne ho assaggiate diverse all’osteria La Pasina di Casier. Eleganza Veneta, con la competenza e la classe a cui ci ha abituati, ha organizzato una serata di approfondimento tecnico condotta da Giuliano Boni di Vinidea. Ci ha intrattenuti oltre un’ora e mezza con una lunga serie di diapositive, molte delle quali in francese.

Su cose facili come metodo classico e champenois. E difficili come i rifermentati e gli ancestrali.
Ero così stanca al mio arrivo che mi sono messa ad ascoltare, senza prendere appunti. Mai successo!

Sugli spumanti sapevo che ci fosse tanto da studiare, ho davvero imparato un sacco di nozioni e pratiche nuove sui dieci modi, e forse più, di produrre bollicine. In Francia, Italia, Spagna e in altri paesi dove vignaioli grandi e piccoli coccolano l’uva in vigneto, per trasformarla in un nettare spumeggiante in cantina. Bello no?
E buoni, anzi buonissimi, erano gli spumanti in degustazione, che ci hanno illustrato i quattro produttori presenti.
- Ca’ dei Giari, Valdobbiadene TV.
- Casa Cecchini, Montebello VI.
- Cantina Simoni, Palù di Giovo TN.
- Kabaj, Dobrovo SLO.

Alcuni coltivano dieci ettari e oltre a vigneto. Altri molto meno, anche solo un paio di ettari, e su diverse parcelle piccolissime. Inutile dire che ho voglia di andare a trovarli in cantina. Tra Treviso e Vicenza per stare vicino a noi e, più lontano, tra Trento e la Slovenia.
I colli bolognesi di Cesare Corazza e Giorgio Erioli. Osteria alla Pasina, Casier TV 22 ottobre 2021
Alzi la mano chi conosce il pignoletto vitigno autoctono dei Colli Bolognesi!
Appena ho assaggiato le varie declinazioni di questo vitigno, presso Osteria alla Pasina di Casier, mi sono ricordata di tanti anni fa quando ho imparato a conoscerlo. Nei miei giri e nelle cene di lavoro.

Pignoletto è l’essenza dei colli bolognesi, la DOC si coltiva nelle province di Bologna e in piccole aree delle province di Modena e Ravenna. Eppure, per stessa ammissione dei produttori, il pignoletto esce poco dal suo luogo di nascita ed elezione. In favore di vini più facili (senza far nomi eh che qui in Veneto ce ne sarebbe da dire). Però possiamo trovarlo dall’altro capo del mondo, sulle tavole dei ristoranti all’estero, in USA e Corea per esempio.
Ha origini antiche, uva greca come la retzina o il grechetto gentile (quello che per capirci si coltiva a Todi in Umbria), ed è arrivato in Italia prima dei Romani, all’epoca degli Etruschi o dei Galli.
Oggi se ne produce circa un milione di bottiglie. Non è molto e ci sono sicuramente spazi per farlo crescere, grazie a produttori coraggiosi come Erioli e Corazza.

I cambiamenti climatici ci hanno messo lo zampino e le ultime annate, per l’elevata siccità, hanno visto una bassa produzione – siamo tra i 50 e 70 quintali / ettaro – ma una qualità dell’uva elevata.
Il pignoletto DOCG è prodotto in quantità limitata da produttori artigianali, alcuni dei quali mantengono boschi e seminativo, accanto alle vigne, e si dedicano pure all’allevamento del bestiame.
I vitigni più famosi e più presenti in Emilia Romagna sono Albana e Lambrusco fra gli autoctoni; Barbera, Merlot e Sauvignon fra i vitigni internazionali.

I colli bolognesi sono un’area vocata alla viticoltura e hanno una lunga storia vitivinicola. Pignoletto è un vino per veri winelover che non si fermano a una etichetta o alle apparenze ma vogliono assaggiare, provare, ascoltare un vino raccontato da chi lo fa.
L’abbiamo assaggiato in diverse versioni: fermo, spumante e frizzante. A fine serata abbiamo assaggiato una piccola chicca che si chiama Alionza, un’altra delle antiche varietà locali.

Cesare Corazza e Giorgio Erioli ci hanno accolto a Treviso, ci hanno deliziato raccontando la loro storia.
Vi assicuro che è stato un piacere sentire nelle loro parole l’amore per questo che è un duro lavoro, ma dà tante soddisfazioni. Ci hanno donato anche alcune perle di saggezza, che mi sono segnata. “Si nasce agricoltori, si diventa vignaioli. Questa è farina del loro sacco.

“Per fare un grande vino ci vuole tempo e buonsenso”. Questa invece è una citazione di Walter Massa, un altro grande vignaiolo che si trova in Piemonte, sul quale pure io avrei qualche vecchio aneddoto da raccontare. Ora ci aspettano in cantina. Sui colli Bolognesi ovvio!
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