
Diario giornaliero del viaggio in Bengala e Sikkim, dicembre 2014 – gennaio 2015
Giovedì 08 gennaio 2015
Il nostro hotel a Murshidabad è in una posizione bellissima: siamo sulle rive del Gange dove aleggiano una nebbiolina e umidità per nulla fastidiose, foriere di pace e vitalità.
Fiori e piante ci sommergono di colori, voliere piene di cocorite gialle e blu ci stordiscono con i loro suoni, una bellissima confusione. La vita è tutto attorno a noi.
Dietro l’albergo incombono due sagome: Imambara e Hazarduari, i palazzi che si fronteggiano quasi volessero fare a gara per chi è più grande e potente. Dobbiamo partire, peccato, ma Kolkata ci attende.
Attraversiamo il Gange in religioso silenzio, io mi emoziono proprio perché è un fiume immenso e la vera linfa vitale di questa parte del Paese. Non possiamo fare foto, ci sono postazioni di polizia armata a vegliare sulle auto in transito.


Dalle 8 alle 15 siamo sempre in strada, facciamo solo tre brevissime pause tecniche. Colazione più bagno, carburante, tè e caffè. Le strade sono pessime come al solito, i paesi congestionati, ma ci regalano sempre i volti della gente, paesaggi che amo, colori da imprimere nel cuore. Odori meglio non parlarne, ma l’India è anche questo, e verso la capitale la situazione migliora solo un poco.
Quando diciamo a Santu che vorremmo fermarci a Hooghly si sorprende, dice che è fuori dal percorso. Non vuole portarci? Non può? In effetti sulla cartina si vede una strada diretta per Kolkata, e deve chiedere più volte il punto dove girare finché ci siamo. A un incrocio gira a destra, poi a sinistra per Barrackpore, poi ancora a destra fino a infilarsi in viuzze e vicoli dove io mi perderei in un istante. Siamo arrivati.
Bansberia, la piccola Bishnupur, è il nostro premio di consolazione per non aver potuto vedere i templi più belli della regione, pazienza. Visitiamo i suoi due templi più piccoli, collocati l’uno di fronte all’altro, dove al nostro arrivo si svolgono cerimonie molto partecipate.
Un tempio a cupole, assai austero, con ben 13 minareti, secondo la guida LP ricorda San Pietroburgo, mah.
Un tempietto di terracotta, finemente decorato, attrae maggiormente la mia attenzione.
Ghirlande di fiori sono in vendita.
Hooghly ha un grande imambara e due minareti ai lati, uno per uomini e uno per donne, dove si può salire facendo 156 scalini. Turisti stranieri zero, ci siamo solo noi.


Pure per uscire in auto troviamo il traffico impazzito dell’ora di punta (quando sarà mai) con file di tuktuk, studenti in uscita da scuola, un caos senza fine. Per fare i 40 km che ci separano da Kolkata impieghiamo tre ore e all’arrivo siamo sfiniti, figuriamoci il povero autista. Santu vuole partire subito per tornare verso casa, a nord. Gli proponiamo di stare con coi per riposare ed essere fresco il mattino dopo ma niente. Gli diamo la mancia, saluta e si rimette in strada.
Lindsay Street è come l’abbiamo lasciata, l’albergo è accogliente ma non abbiamo tempo da perdere perché dobbiamo subito uscire a cena, e alle ore 20 è già un po’ tardi. Torniamo verso i locali della prima sera, mangiamo bene e facciamo solo due – passi – due prima di rientrare. Abbiamo fretta di riposare perché l’indomani ci alziamo di nuovo presto, anzi prestissimo.
UNO SGUARDO SULLE VISITE DI OGGI
MURSHIDABAD


Si trova sulle rive del Gange, fiume amplissimo che impieghiamo più di 10 minuti per attraversare a passo d’uomo. A Murshidabad sorge quella che era la capitale del Bengala, prima dell’arrivo degli inglesi che la trasferirono a Kolkata. Per questo è stata abbellita da palazzi sontuosi, mausolei e templi. Il Nawab di Murshidabad diede del filo da torcere agli inglesi, era così ben armato che contava sul 50.000 soldati contro i 3.000 dell’esercito invasore inglese. Fu sconfitto solo per il tradimento del suo luogotenente nella famosa battaglia di Plassey del 1757, che si svolse nel campo dei 100.000 manghi come il museo di Calcutta descrive in una ricostruzione dettagliata. Ora la città è un groviglio disordinato di cose e persone dove il Grande Fiume domina su tutto, e vi sono tanti edifici da visitare: templi, moschee ma soprattutto Hazarduari, il palazzo delle 1000 porte, e un bianchissimo Imambara costruiti nel XVIII secolo.
BERHAMPORE
Così si chiama la parte di città moderna cresciuta vicino a Murshidabad, si usa come base per dormire (ma fermatevi a Murshidabad se potete che è molto più comodo per le visite).
BISHNUPUR (non visitato)
La città dei pregevoli templi in terracotta ci è mancata, avendo ritardato il tour nei giorni precedenti anche a causa della lunga deviazione a Jaldapara. Dopo aver discusso l’opportunità di farci anche 12h di jeep in un giorno, a malincuore ci abbiamo rinunciato. Anche se probabilmente Bishnupur è il maggior luogo d’interesse storico del West Bengala. Ci siamo accontentati dei due piccoli paesi poco a nord di Calcutta, dotati di piccoli templi che per consolarci abbiamo chiamato “la piccola Bishnupur”.
BANSBERIA
Questa strana città sopra Hooghly è una tappa di consolazione scendendo verso Calcutta, scelta per vedere qualcosa in una delirante giornata di trasferimento. Ma che carina! Il tempio dedicato a Krishna, Hangeshwari, ha ben 13 minareti ed è paragonato sulla LP alla chiesa di San Pietroburgo (!!!). Il tempio piccolo dedicato alla dea Kali, Dananta Vasudeva, è stato da noi ribattezzato “la piccola Bishnupur” per sdrammatizzare la mancata visita della città dei templi di terracotta (!!!).
HOOGHLY
è un altro nome del Gange, o il nome del suo tributario principale che vi confluisce poco a nord di Calcutta, e dà anche il nome a questa città con un Imambara molto interessante dove siamo stati i primi visitatori italiani da lungo tempo. Dalla cima dei due minareti, uno per le donne e uno per gli uomini, si gode un notevole panorama della città. Si tratta di edifici costruiti tra il Settecento e l’Ottocento, in buono stato di conservazione perché sono sempre affollati di fedeli.
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