Lunedì 05 gennaio 2015

Oggi abbiamo una lunga giornata davanti, con poca voglia di lasciare Darjeeling.

Darjeeling_Himalayan_Railway
Darjeeling_Himalayan_Railway

Di prima mattina saliamo a Tiger Hill a vedere l’alba sulle montagne. Non c’è nessuno sulla strada e anche su ci siamo solo noi, a godere in silenzio di un grandioso spettacolo della natura da cui è difficile staccarsi, davvero.

Tiger_Hill
Tiger Hill

Le foto si sprecano quassù, da soli e in gruppo. E ne faremo ancor più sul Toy Train, il trenino della Darjeeling Himalayan Railway (DHR), patrimonio UNESCO, dove ci apprestiamo a salire.

Abbiamo caricato i bagagli sulla jeep, scendiamo direttamente alla stazione DHR dove salutiamo Santu e Wang, che partono da soli e ci attendono a valle.

Sullo stradone dovrebbe esserci un bar per avere una bevanda calda, così Wang ci ha assicurato.

Darjeeling_Himalayan_Railway
Darjeeling_Himalayan_Railway

Invece ci sono solo negozi “normali” di commercio alimentari. Ammiriamo i panorami e le persone, proviamo a sederci in un paio di posti ma non è orario e non ci degnano di uno sguardo.

Mentre facciamo un sacco di foto optiamo per la soluzione più spartana: al binario ci sono vari ambulanti con cibi, bevande, frutta. Fra questi un baracchino con una teiera fumante, dalla quale ci serviamo.

Ci appoggiamo allo sportello (chiuso) del “Tourist Assistance Booth” per mangiare i panini forniti dall’hotel.

Tourist_Assistance_Booth
Tourist_Assistance_Booth

Andiamo in bagno e ci sale l’emozione quando vediamo arrivare un treno. Ancora foto, video, ma… non è il nostro treno!

Saliamo ma ci fanno scendere, chissà dove saremmo andati!

I nostri orari sono: partenza H 10,15, arrivo previsto H 13,15, viaggio in prima classe (seconda classe esaurita). Per fare people watching questo è il luogo ideale!

Assistiamo a lunghissimi preparativi delle carrozze e della motrice, a lavori in corso improbabili con utilizzo di risorse umane più numerose del necessario, all’andirivieni delle persone, soprattutto indiani.

Loro sono felici come noi di prendere il trenino, infatti si fanno tante foto, naturalmente anche con noi.

Che bello vedere questo spezzone di vita e confondersi a loro, assieme ai pochi turisti, soprattutto stranieri.

Darjeeling
Darjeeling

Partiamo. La prima classe è molto spartana e fredda, i finestrini sono aperti ed entra un’aria gelida.

Dobbiamo coprirci anche la testa con sciarpa e cappello. Brr!

Dagli oltre 2.100 metri di Darjeeling l’altitudine cala lentamente.

Siamo seduti al contrario rispetto al senso di marcia, il mondo che stiamo per salutare va all’indietro.

Il trenino a scartamento ridotto scende piano, sbuffa e suona mentre si avvicina ai villaggi che attraversa.

Ogni fermata mostra un piccolo mondo che si apre davanti ai nostri occhi.

Attaccate (letteralmente) agli stretti binari ci sono case e capanne, negozietti e banchetti.

Credo di avere fotografato tutti i cartelli, potrei elencare i nomi di ciascuna stazioncina. Ghum. Sonada. Tung…

Tra un villaggio e l’altro si estendono infinite piantagioni di tè, boschi e campi.

Kurseong è la nostra destinazione, sono quasi le 14 e meno male non andiamo oltre.

Tre ore così sono più che sufficienti, proseguire in treno sarebbe stato faticoso, al freddo.

Tung
Tung

Peccato per loro perché in oltre tre anni tra il 2011 e il 2015, dopo le frane che hanno distrutto la ferrovia, si è fatto ben poco per metterla a posto. Nessun intervento sostanziale, solo piccole riparazioni.

Scesi dal treno siamo così infreddoliti che desideriamo solo una zuppa o una bevanda calda. Ci rifocilliamo in un ristorantino però così non abbiamo tempo per una visita. Kurseong in piccolo assomiglia a Darjeeling, pregi e difetti. Case British style, sporcizia e disordine. La nebbia ci accompagna da qui per i giorni a venire.

Siliguri con la sua confusione ci rivede in discesa dai monti, fra tornanti, nuove piantagioni di tè e il traffico del West Bengala, maggiore che nel Sikkim. Qui salutiamo Wang senza rimpianti, qui iniziamo un viaggio tutto nuovo a est.

La pianura si fa attendere dopo nuovi boschi e colline, curve e sterrato. Ed è immensa, verdissima, spettrale per la nebbia. Nuove piantagioni di tè si susseguono, così come i cartelli delle aziende di trasformazione.

Siamo in inverno, le piante sono a riposo, proprio come i nostri vigneti. Le attività in campo riprenderanno a marzo.

Vi risparmio paragoni con la viticoltura che ci starebbero a pennello, è un discorso lungo, meglio farlo a voce.

Ecolodge
Ecolodge

Arriviamo a Madarihat dopo due ore e mezza, qui abbiamo appuntamento a un distributore di benzina per incontrare la guida del parco. Ci manda invece un ragazzino con tutte le indicazioni per stasera.

Dormiamo in un eco cottage a South Khairbari, dove c’è il Rescue Centre (Centro di recupero per animali feriti). Domattina faremo Elephant safari e, volendo, anche Jeep safari. A prezzi elevatissimi ma… siamo venuti fino a qui per questo. E siamo lontani dal lusso, in qualsiasi forma, anzi abbiamo delle sistemazioni alquanto spartane. Che solo domani vedremo bene alla luce del sole.

Ai lodge si arriva dopo mezz’ora di percorso sterrato nella foresta, al buio, lo scenario è selvaggio e spettrale.

Abbiamo a disposizione lo staff dell’agenzia a cui ci siamo rivolti ma non parlano inglese o quasi.

La fatica per capirci: per orientarci fino ai nostri bungalow, per chiedere le cose che ci servono (come un secchio d’acqua) si mescola alla stanchezza.

Alla luce fioca di una lampadina, con una cucina di fortuna, ci preparano una cena ottima e abbondante fatta con cibi freschi, rinfrescata dalle birre che abbiamo preso prima di lasciare la civiltà.

Siamo letteralmente in the middle of nowhere ma, una volta superato lo smarrimento iniziale, ci piace farci coccolare da questi indiani gentili, alla fine riusciamo a comunicare decentemente con loro.

Però alle dieci di sera crolliamo e andiamo a dormire. Almeno ci proviamo. Domani ci aspetta un’immersione totale nella natura. Buona notte!

UNO SGUARDO SULLE VISITE DI OGGI

DARJEELING

La città sta appollaiata su una cresta montuosa a 2.100 m slm, è sovrastata dagli 8.500 m della terza montagna più alta del mondo, dopo Everest e K2. Il Kanchendzonga si lascia ammirare all’alba da Tiger Hill (passando per il monastero di Ghoom) e di giorno passeggiando nel centro città. Ma qual è il centro di Darjeeling?

Immaginavo di andare in una città pulita e ordinata, English style, invece di English ho trovato solo le bellissime case e chiese, e per il resto siamo in un’India dalle tinte forti: strade, mercati, il disordine ecc.!

Darjeeling è sinonimo di tè, retaggio della colonizzazione inglese, con splendidi giardini terrazzati e fabbriche di trasformazione collocate dentro e intorno alla città. Il tè dal 2011 gode della denominazione d’origine a tutela del prodotto migliore (da esportare): è soprattutto tè nero, un macrocosmo con tutte le sfumature di qualità che solo col tempo si possono apprezzare.

Preferendo i tè verdi, oolong e in genere con sfumature aromatiche delicate, nelle degustazioni quasi non mi sono emozionata. Per fortuna esistono anche prodotti particolari, tè neri first flush o tè verdi o bianchi, provare per credere e… occhio quando metterete mano al portafoglio, sono carissimi!

Darjeeling è un ottimo posto per lo shopping, noi iniziamo da un luogo denso di suggestione, il Tibetan Refugees Self Help Centre che racconta le tribolate vicende dei profughi tibetani arrivati in tre nel lontano 1959, e ora presenti in ben 300 unità che lavorano la lana in una lunga interessantissima filiera. Tashidelek è il saluto per loro al posto del solito Namaste.

I luoghi culturali da visitare sono: chiese ed edifici coloniali, templi e monasteri, HMI e zoo annesso, tanto che vi si accede con un unico biglietto, per costringere anche i più zelanti visitatori a gioire della dettagliata storia dell’alpinismo, interessante, e poi inorridire davanti a bellissime bestie tenute in cattività, che vanno avanti e indietro davanti al loro recinto per pochi metri, come per chiedere di essere liberate.

Tigri, leopardi, lupi, cervi ecc mantengono il portamento elegante di animali che vorrebbero correre nella foresta o volare nei cieli indiani, vi sono anche molti esemplari di uccelli e primati, ma hanno un aspetto triste, non interagiscono tra loro, non emettono suoni. Che brutta esperienza!

TOY TRAIN

Questo viaggio imperdibile dura quasi 3h per soli 30 km di percorso, una lenta discesa dai 2.100 metri di Darjeeling ai 1.500 di Kurseong, attraverso le foreste del WB uguali a quelle del Sikkim, terrazze coltivate a tè, villaggi nei quali il trenino a scartamento ridotto, con i binari larghi solo 60 cm, si insinua letteralmente nelle case e capanne, da dove fanno capolino abitanti grandi e piccini. Altrettanto divertente del viaggio è la lunga attesa del treno della DHR alla stazione. In questo tempo facciamo colazione in piedi con i panini forniti dall’hotel e il chai di un baracchino, osserviamo indiani e stranieri affollare questo luogo speciale con la loro varia umanità colorata, “controlliamo” i ferrovieri che controllano carrozze e locomotive. Bellissimo!

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