L’Italia del vino è un macrocosmo di produttori, uomini e donne, famiglie e imprese che lavorano la terra tutto l’anno affinché dia negli anni ottimi frutti, l’uva e il vino. Migliaia di aziende coltivano uno, dieci, cento ettari di vigneto e oltre, producendo uno dei maggiori simboli del Made in Italy nel mondo. Dal 2009 Italia del Vino è anche un consorzio di produttori che raccoglie una dozzina di cantine di valore, dislocate su tutto il territorio nazionale dal Piemonte alla Sicilia, produttrici di 150 milioni di bottiglie esportate per oltre il 50% della produzione, con un fatturato 2014 di circa 800 milioni di euro.

Ho avuto il piacere di conoscere Italia del Vino con i suoi progetti interessanti e lungimiranti alla presentazione tenutasi a Milano alcuni mesi fa, in vista di una loro presenza importante nel Padiglione Italia dell’Expo. Per l’occasione ho anche visto la sede dell’Associazione Stampa Estera, una location particolare, raccolta e silenziosa quanto basta per ascoltare le parole del presidente, conoscere alcuni associati e ammirare un quadro alla parete di fondo, che mi ha riportato indietro ai tempi della scuola oltre trent’anni fa.

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Conoscevo le singole realtà delle cantine consorziate, ma vederle unite e agguerrite per il fine comune mi ha fatto ben sperare in un futuro radioso, per la viticultura di qualità e per le reti d’impresa, casomai qualcuno dubitasse che l’unione fa la forza. Nell’Italia dove di solito si cura soprattutto il proprio giardinetto un modello virtuoso come Italia del Vino dovrebbe servire d’esempio per creare sinergie, aiutarsi, cercare una via comune anche per uscire dalle strette maglie di una burocrazia farraginosa, per molti versi inutile e dannosa, che andrebbe semplificata o meglio radicalmente riformata.

E all’estero cosa succede? Le grandi cantine francesi, ad esempio, viaggiano insieme da tempo sotto la stessa bandiera nazionale, cosicché i suoi migliori vini e distillati sono presenti nei ristoranti di lusso e nelle principali catene di distribuzione internazionali, con volumi di vendite che in certi mercati sono dieci volte più grandi di quelli italiani. Ciò significa che ci vorranno molti anni per avere una penetrazione importante in questi Paesi lontani, ma i primi passi in questo senso sono stati fatti.

Presieduto da Andrea Sartori dell’omonima casa vinicola veronese, il consorzio Italia del Vino rappresenta oltre 60 DOC e 40 IGT ed è composto da: Cantina Lunae, Marchesi di Barolo, Fratelli Lunelli, Gruppo Italiano Vini, Sartori, Zonin, Santa Margherita, Drei Donà, Banfi, Librandi Antonio e Nicodemo, Terredora, Medici Ermete e figli. Queste dodici cantine sono già presenti sui principali mercati internazionali, tra gli obiettivi futuri esse hanno una presenza sempre più marcata nei mercati asiatici (soprattutto Cina e Giappone), il consolidamento delle posizioni in Europa e USA, una presenza maggiore in Paesi come la Russia attualmente problematici per la sfavorevole congiuntura internazionale.

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La formazione degli operatori commerciali e l’informazione mirata per i consumatori locali è solo una parte delle attività, che comprendono la partecipazione alle fiere internazionali, il coinvolgimento di importatori e distributori in eventi mirati. Anche portandoli in Italia per dimostrare come si fa il vino migliore e dove nasce il Made in Italy, abbinando enogastronomia e moda, lusso e lifestyle. Il nostro migliore biglietto da visita, oggi e domani. Perché se in passato è stato difficile entrare nel mercato americano, sarà ancor più complesso entrare nel mercato cinese, il vero obiettivo del consorzio e la grande sfida per il futuro di Italia del Vino.

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