Perché mi è piaciuta tanto? Perché mentre scrivo, a distanza di una settimana dalla nostra visita, ho metabolizzato quanto abbiamo visto. San Zenone è un posto sorprendente, una gemma nascosta attorniata da altre gemme, un luogo da scoprire e assaporare popolato da una comunità unita e non solo impegnata nel lavoro. Attività culturali, corsi di filosofia e incontri letterari spesso promosse dalla Proloco e dal Presidente Carlo De Domeneghi animano le serate ecelinensi.
Che nome strano eh? Gli Ezzelini furono una dinastia forte di origine tedesca che da San Zenone cercò di espandersi in varie direzioni, Milano inclusa (!!!) tra i secoli XII e XIII. Dopo la drammatica fine nel 1260 essi hanno visto risorgere, se non un’eredità familiare, eredi ideali altrettanto forti. Oggi le gesta degli Ezzelini sono ricordate da uno zoccolo duro di appassionati, riuniti nella gloriosa Academia Sodalitas Ecelinorum. Da oltre 15 anni l’Academia ricorda la storia di San Zenone con esibizioni in costume dove partecipano oltre 400 figuranti di tutte le età, che partecipano a rievocazioni storiche, anche fuori regione.
Proprio alcuni di loro ci attendono per condurci nella visita: chi è armato di tutto punto, chi è elegantemente abbigliato…
Saliamo le pendici del colle Castellaro e assistiamo anche a una simulazione di combattimento medievale (l’Academia organizza corsi specifici legati al Medio Evo).
Ci sono la chiesa con una cripta in restauro, dicono che tra poco riaprirà e dev’essere bellissima. Il Santuario della Madonna del Monte, di forme ottocentesche, sorge sul sito della precedente chiesa del Quattrocento. Mi colpisce per il piccolo vuoto creato dal portico e il gioco sapiente dei colori, il rosso mattone delle pareti e il verde della cupola in rame, ossidata come nella migliore tradizione mitteleuropea. Mi fa sentire fuori dal tempo e, allo stesso tempo, mi mette in pace.
Ci sono le fondamenta del Castello, vecchio di quasi 1000 anni, che fu costruito e fortificato da Ezzelino III da Romano per essere inespugnabile.
Alberico da Romano, fratello di Ezzelino, nel 1259 dovette rifugiarsi al suo interno con la famiglia. C’erano i Guelfi e i Ghibellini all’epoca, Alberico era un uomo molto potente con un’influenza estesa in una buona parte del Veneto centrale ma le sue posizioni erano chiaramente contro lo Stato Pontificio. Vi rimase al sicuro per quasi un anno, poi un tradimento portò i nemici al suo interno, evento che segnò pochi mesi dopo la loro ingloriosa e tragica fine.
C’è la Torre degli Ezzelini dalla cui sommità si vede tutto nelle giornate più limpide: il Monte Grappa a nord e le guglie del campanile di San Marco a Venezia, a sud, con il riflesso del sole sulla laguna luccicante, uno spettacolo.
Saliamo facilmente in cima grazie alle scalette di legno moderne che, oltre ad agevolare il passo, illustrano la storia sanzenonese con comodi pannelli multilingue.
I colori dominanti dovrebbero essere i tenui verdi, gialli e rossi dell’autunno, siamo a fine ottobre eppure c’è ancora un sole tiepido, siamo davvero fortunati. Mi impressionano i capannoni e le fabbriche a valle, quelli che hanno fatto arricchire in denaro i miei compaesani, ma che sicuramente li hanno inquinati e impoveriti dentro, facendo venir meno la solidarietà e il mutuo aiuto che sentivano in passato, rendendoli meno puri e più cinici gli uni verso gli altri.
Le stesse ville del Palladio, come ha mostrato una recente puntata di Report, hanno insediamenti produttivi tutt’intorno, spesso a breve distanza, un fatto che a molti non piace. Anche questo è il prezzo da pagare allo sviluppo, forse.
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