In questo mese di maggio 2023 sono successe tante cose sul fronte culturale. Della Biennale Achitettura ho visto solo gli esterni e le folle, giunte in laguna già nei giorni precedenti l’inaugurazione, sabato 20 maggio (il mio compleanno NdR). Sono riconoscibili da lontano per come si presentano, abbigliamento e sguardo snob. Qui invece parliamo di ciò che è successo attorno a Giardini e Arsenale, (non tutto che di esposizioni temporanee ce ne sono molte di più) e attorno a Venezia in altre mostre tutte belle, tutte diverse.

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VIVIAN MAIER. SHADOWS AND MIRRORS. PALAZZO SARCINELLI CONEGLIANO

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Oggi nell’epoca dei selfie (che poi è ancora epoca di selfie o me li faccio solo io?) una mostra di 93 autoritratti sembra un atto rivoluzionario o fuori dal tempo. Vivian Meier per mezzo secolo si è ritratta, o autoritratta, nei contesti più diversi e spesso si è fatta piccola piccola per mostrare il mondo attorno a sé. Si è fatta ombra mentre la sua vita di bambinaia scorreva nell’ombra a Chicago, dove lavorava. Un modo bizzarro di indagare su di sé, per guardarsi dentro, e fuori per osservare il mondo che cambiava rapidamente. Ombra. Riflesso. Specchio. Queste sono le tre sezioni della mostra che a Conegliano TV espone foto e video. Anne Morin curatrice della mostra ce le ha spiegate in conferenza stampa. Sono meno di un millesimo della sua produzione, quasi 150.000 scatti scoperti quasi per caso e portati alla luce, letteralmente, solo nel 2007 da John Maloof.

Vivian Maier. Shadows and mirrors. Palazzo Sarcinelli Conegliano. Fino al’11 giugno.

CARLA ACCARDI. GLI ANNI SETTANTA: I LENZUOLI. MUSEO CORRER VENEZIA

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Carla Accardi è stata una pittrice all’avanguardia dell’arte italiana del 900, ha portato l’astrattismo all’attenzione del pubblico a partire dal 1947. Dalla Sicilia a Roma e a Venezia. Al Museo Correr trovate esposte le sue grandi opere che, con forme e colori sgargianti, danno luce alla sala delle quattro porte.

Carla Accardi. Gli anni Settanta: I lenzuoli. Museo Correr Venezia fino al 29 ottobre.

VIRGILIO MILANI E L’ARTE DEL 900 IN POLESINE. PALAZZO RONCALE ROVIGO

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Virgilio Milani (1888 – 1977) è nato e morto a Rovigo, è sempre stato legato alla sua città e avendo un carattere schivo, si sarebbe potuto dimenticare. Invece il corpus delle sue opere è stato messo in buone mani ed è così arrivato fino a noi. Milani ha plasmato la terracotta per produrre, e poi riportare su bronzo, sculture piccole e grandi. Come la Contadina polesana, figura semplice e timida, simbolo della mostra di Rovigo con due versioni che si guardano e introducono alla mostra, al piano terra di Palazzo Roncale. Al primo piano si trovano vicine tante altre sculture, uno spaccato della società in cui Milani è vissuto, assieme ai quadri dei suoi colleghi, pittori contemporanei. Insieme hanno attraversato il Novecento e i suoi movimenti artistici, astrattismo, surrealismo e altri. A mostrare i dettagli delle opere ci ha pensato il fotografo Fabio Zonta, lo stesso che avevamo visto a Venezia nei mesi scorsi impegnato a ingrandire alcune delle più importanti sculture di Canova. Rovigo si è fatta bella per questa stagione di cultura e arte, qui vicino c’è la mostra su Renoir e poi nei suoi musei ci sono le collezioni permanenti. Abbiamo tanti motivi per visitare il capoluogo del Polesine!

Virgilio Milani e l’arte del 900 in Polesine. Palazzo Roncale Rovigo, fino al 25 giugno.

NICOLO MANUCCI IL MARCO POLO DELL’INDIA. PALAZZO VENDRAMIN GRIMANI VENEZIA

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L’India in mostra a Venezia. Sono stata a Palazzo Vendramin Grimani, sede della Fondazione dell’albero d’oro, il 29 aprile per una conferenza stampa che mi ha suscitato mille emozioni e trasportato in India. Anzi di più, ai tempi della dinastia Moghul quando è stato costruito il Taj Mahal per capirci. In quel tempo un piccolo veneziano di umili origini arrivò dopo un viaggio rocambolesco per mare e per terra, attraversando Turchia e Persia, imparando lingua, usi e costumi locali. Per stabilirsi infine proprio alla corte dei Moghul. Nicolò Manucci diventò medico di corte, il suo fu un viaggio di sola andata, senza ritorno a Venezia sua terra natale, non sappiamo nemmeno dov’è sepolto. La sua storia per molti versi ricorda quella del suo predecessore più famoso, Marco Polo, ma è poco nota e la mostra veneziana gli vuole rendere un tributo postumo. Grazie alla immensa ricerca dei curatori e alla collaborazione di musei (in Francia e Germania per esempio) i cimeli in mostra ci restituiscono uno spaccato fedele dell’India fra Seicento e Settecento. Ci sono le sue opere, il libro rosso e il libro nero. Miniature preziose. Armature, mobilio, sculture. Tante bellezze inserite nella bellezza di un antico palazzo veneziano. Da ammirare e per sognare un nuovo viaggio in India.

Nicolò Manucci il Marco Polo dell’India. Palazzo Vendramin Grimani Venezia, fino al 26 novembre.

RAFFAELLO, NATO ARCHITETTO. PALLADIO MUSEUM VICENZA

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Raffaello Sanzio (1483 – 1520) è nato a Urbino e morto a Roma il 6 aprile 1520. Nel giorno del suo anniversario Vicenza ha inaugurato una grande mostra che ne racconta gli inizi, il percorso artistico, i legami con Andrea Palladio, forse suo erede. Dall’architettura alla pittura. Hanno parlato alla conferenza stampa il sindaco, i curatori e le istituzioni, in un carosello di racconti e un caleidoscopio di colori, visti poi in mostra, negli spazi raccolti ma pienissimi di Palladio Museum.

Raffaello, nato architetto. Palladio Museum Vicenza fino al 9 luglio.

CENTO ANNI DI NASON MORETTI. MUSEO DEL VETRO, MURANO VENEZIA

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Presentata con gli stessi maestri del vetro a raccontarci la loro storia centenaria, la mostra al museo del vetro di Murano espone tanto di Nason Moretti.

  •  I materiali e i colori.
  •  I premi e riconoscimenti internazionali.
  •  Disegni e bozzetti.

Un percorso cronologico che nel museo del vetro rende omaggio alla famiglia muranese del vetro.

Cento anni di Nason Moretti. Storia di una famiglia muranese. Murano museo del vetro, fino al 6 gennaio 2024

ARTURO MARTINI. I CAPOLAVORI. MUSEO BAILO TREVISO

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Una grande mostra si misura nella qualità delle opere, e in questo l’evento di Treviso è sicuramente grande. La varietà dei materiali e delle tecniche artistiche è un’altra cifra al museo Bailo dove troverete:

  •  sculture in bronzo e marmo, pietra e terracotta.
  •  Dipinti, bozzetti, ceramiche.
  •  Opere piccole e grandi. Molto grandi.

Molte di queste opere sono per la prima volta visibili al pubblico, comunque mai esposte in tale quantità da oltre 50 anni. Nel 1967 infatti c’è stata l’ultima grande mostra sullo scultore trevigiano, uno dei maggiori esponenti dell’arte del Novecento, a livello mondiale. Nella biografia messa a punto dai curatori, Arturo Martini viene paragonato ai giganti della scultura di tutti i tempi, in primis Antonio Canova con cui due secoli dopo ha ripetuto alcune scelte di vita. Ad esempio lavorare per un dittatore, Napoleone al tempo di Canova, Mussolini al tempo di Martini. Fra le grandi sculture di Arturo Martini che trovate esposte al Museo Bailo ci sono:

  •  Grandi opere in marmo di Carrara: Leda e il cigno. Sacro cuore. Tito Livio. Legionario ferito. La sposa felice.
  •  Grandi opere in bronzo: la Pisana. Il figliuol prodigo. Tobiolo (Tobias)
  •  Opere in terracotta: la moglie del marinaio, donna alla finestra, la veglia.
  •  Opere in pietra: il bevitore (la sete).

Complimenti per questa mostra spettacolare, che richiamerà a Treviso tanti amanti della cultura, alla squadra del sindaco di Treviso, Mario Conte, in particolare l’assessora Lavinia Colonna Preti. Siete una squadra competente ed affiatata!

Arturo Martini. I capolavori. Museo Bailo Treviso, fino al 30 luglio.

I CENTO ANNI DEL MUSEO DI STORIA NATURALE DI VENEZIA

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Venezia, Museo di storia naturale. In occasione del centenario della fondazione i festeggiamenti per questo importante traguardo sono iniziati sabato 13 maggio, con un open day a ingresso gratuito per tutto il giorno H 9-18. Occasione per bambini e adulti, per famiglie ma anche per una single come me di vedere come si è evoluta la ricerca scientifica e museale, come stiano bene insieme i vecchi allestimenti (quelli per capirci con gli animali imbalsamati) e quelli nuovi (quelli multimediali e multisensoriali). Il centenario è appena iniziato, i festeggiamenti pure!

KENGO KUMA. ONOMATOPOEIA. ARCHITECTURE. PALAZZO FRANCHETTI VENEZIA

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Il Giappone in mostra a Venezia. Nell’architettura giapponese vi sono tre elementi chiave. Carta, metallo e legno. L’architetto giapponese Kengo Kuma li racconta portando a Venezia 22 modelli dei suoi progetti, che ha portato in tutto il mondo. Cerca così di mettere in dialogo uomo e materiale, e di far girare l’architetto (oggetto) attorno alle sue opere (soggetto). Vale specialmente per il legno. E ragiona per metafore: cosa c’è di più importante del legno a Venezia?? Il legno ne è fondamento anzi nelle fondamenta. Ed è visibile nei palazzi e in tanti manufatti che l’uomo vi ha prodotto. Pinocchio è altra metafora essendo in legno ma non per sua volontà. Chiedete a mastro Geppetto falegname, anzi artigiano del legno. Anche le tradizioni del Giappone poggiano sul legno, materiale versatile con mille applicazioni. Mostra da non perdere che ho avuto il piacere di visitare all’anteprima stampa, in presenza di Kengo Kuma, uno dei più innovativi architetti a livello mondiale. Per l’occasione ha portato a Palazzo Franchetti due installazioni. Una di metallo si trova nel giardino interno del palazzo. L’altra di legno all’ingresso della mostra nel piano nobile, l’albero della barca è un omaggio a Venezia. E al piano terra cosa c’è? Il Qatar in mostra!

Kengo Kuma. Onomatopoeia. Architecture. Palazzo Franchetti Venezia, fino al 26 novembre.

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