Diario giornaliero del mio viaggio in solitaria in Perù: secondo giorno

Il 6 novembre sono già sveglia alle 6 di mattina, ho dormito bene tranne quando pensavo alla cucaracha enorme che staziona in bagno, non vi dico le acrobazie fatte per evitarla. L’alba sull’oceano è bella ed evoca i ricordi di viaggio sulla costa ovest, sempre negli anni Novanta, negli USA. La colazione è bella e buona, sarà sempre più o meno la stessa: frittata, caffè caldo, pane fresco e succo di frutta (papaya in questo caso). Salgo a prendere i bagagli, quando scendo la padrona è arrivata a dare il cambio ad Alexandra, la ragazza che ha fatto la notte e si appresta a uscire. Ha dormito sul divano.

Da Pisco a Paracas

Usciamo insieme su Calle Miranda, io e Alexandra andiamo a sinistra verso la carretera principale e all’angolo lei ferma un’auto per chiedere che mi porti a Paracas. All’autista chofer de confianza dice di portami A la oficina I Peru cerca del muelle. Segno sul diario i nomi delle brave persone che incontro, i primi sono i taxisti e Alexandra. Cattive persone non pervenute (questo per tutto il viaggio). Siedo davanti e l’autista mi aiuta a mettere la cintura di sicurezza. Guardo davanti a me la strada, a sinistra case sgarrupate, a destra barche in secca e in acqua, l’oceano pacifico. Profumo di mare, carburante, pesce, un mix indimenticabile. In mezzo tante insegne. Bellissimo. Mi giro e vedo tre persone sedute strette sui sedili posteriori, di cui finora non mi ero accorta perché tacciono e respirano piano. Facciamo benzina poi i tre passeggeri scendono, questa economia informale è molto comune e fa lavorare, o arrotondare le entrate, a molti peruviani. Proseguiamo verso sud e non servono molte indicazioni, gli spiego che cerco una barca per visitare le isole Ballestas e guarda caso, è il suo lavoro. Fa l’agente di viaggio, sta andando in agenzia e mi dice così le varie opzioni e prezzi, in linea con le tariffe che conoscevo. Ballestas. Paracas. Huacachina. Usa barche grandi con tutti i dispositivi di sicurezza, posso pagare con tarjeta, ok fatta. Alla rotonda principale dove si scende verso il molo c’è l’ufficio, in ristrutturazione ma attivo, con una collaboratrice a ricevere i clienti e gestire le pratiche. Mi mostrano i cataloghi con foto, scelgo e pago. Ho tempo per prendere un altro caffè prima di unirmi al suo gruppo e andare al molo a imbarcarci.

Isole Ballestas

Questa piccola crociera di appena un’ora e mezza mi piace tantissimo, anche perché partiamo dopo gli altri gruppi e non troviamo molte barche davanti alle varie isole, alle tappe prestabilite. Nel porto vediamo tante barchette colorate di pescatori, una lunga spiaggia, palme dietro di noi e il mare calmo davanti a noi. Una volta usciti ci salutano grossi stormi di uccelli neri. Migrano, chissà dove vanno. Tutto il resto è blu, sopra il cielo, sotto il mare. All’orizzonte:

  •  navi grandi e piccole,
  •  isole chiare e scure,
  •  tanti uccelli, soprattutto gabbiani, avvoltoi e altri rapaci.

Stiamo in silenzio sulla barca ad ascoltare le spiegazioni della guida. In sottofondo hanno messo la musica perfetta, alternano una canzone in spagnolo e una in inglese. Tipo Gloria Estefan e poi i Coldplay. Tutta l’area marina è una riserva protetta e non si può scendere dalla barca. Giriamo attorno a un arco naturale. Arrivano poi gli isolotti ricoperti da montagne di guano maleodorante, nel 2021 l’hanno raccolto per l’ultima volta. Ora lo lasciano accumulare, rifaranno la raccolta nel 2024. Altre isole più piccole sono poco più di scogli scuri e grotte, dove si infrangono le onde e dove riposano tanti animali uno più carino dell’altro:

  •  pinguini di Humboldt,
  •  granchietti rossi,
  •  leoni marini.

Sotto di noi i fondali sono chiari. Se davvero le Isole Ballestas sono chiamate le Galapagos dei poveri, come saranno le vere Galapagos quelle dei ricchi? Ci andrò? L’Ecuador merita una visita approfondita? Sulla via del ritorno ci fanno vedere el candelabro alto 180 metri e largo 80, con un disegno inconfondibile e misterioso, ideale per introdurre le linee di Nazca che sono solo pochi km a sud. Le vedrò? Mi fermerò? Avrò tempo e voglia? Quest’ultima domanda è la più sensata…

Infine seguiamo un piccolo peschereccio che sta tirando su le reti con dentro le acciughe. Leoni marini aspettano gli avanzi della pesca, qualche pescetto da recuperare. Mi piace tanto tutto, anche se ci dicono che la pesca è in diminuzione por el cambio climatico.

Riserva nazionale di Paracas

Alle 11,30 a la Oficina pago la seconda gita e ripartiamo per la penisola di Paracas. Escursione superlativa di tre ore e mezza. Siamo con il nostro agente di viaggio, sul suo fuoristrada io sto sempre seduti davanti, dietro una famigliola va subito nell’elenco delle brave persone. Padre madre e figlia sono venuti qui per il fine settimana, vengono dall’altra parte del Perù e due su tre compiono gli anni oggi 6 novembre. Inutile dire che mi raccontano tutto fra una spiegazione e l’altra della riserva, mi fanno mille domande e ci facciamo tante foto. Pensate a un papà che viene qui e festeggia il primo compleanno della sua bambina, assieme al suo, io lo trovo carinissimo e mi piace esserne parte, discretamente. In realtà sono loro ad accogliermi a braccia aperte come se volessero confortare la mia solitudine (!!!). Ci divertiamo tutti, un po’ mi fanno il terzo grado ma io mi presto a raccontare di me. Pure loro mi raccontano la loro vita e gli impegni lavorativi, sono un funzionario amministrativo nel privato lui, psicologa nel pubblico lei. La bimba sa il fatto suo, è super carina e dolce ma pure tosta. Ho visto che in ufficio si sono cambiati per tenere il costume sotto i vestiti, forse si può fare il bagno, dicono. Il bagno?? in effetti ci sono 30 gradi ma non ho voglia di cambiarmi, in caso mi toglierò qualcosa in spiaggia, vedrò il da farsi. Paracas è una penisola dalla bellezza inattesa, inizia dal deserto con una lunga striscia scura d’asfalto tutta dritta, poi presso le spiagge prende i vari colori delle rocce, il blu del cielo e del mare. Il vento non ci disturba ma rinfresca l’aria che altrimenti sarebbe bella calda. Prima di pranzo vorremmo vedere il museo etnografico, dedicato a Julio C Tello, ma lunedì ahimè è chiuso. Allora abbiamo visitato il vicino Centro de Interpretacion disposto su due piani, molto interessante (e quasi tutto per noi senza altri visitatori) per approfondire molte cose anche in modo interattivo:

  •  gli ecosistemi locali, flora, fauna, minerali, con animali finti e imbalsamati (!!!),
  •  la storia di Pisco, con ampi pannelli cronologici,
  •  la storia della vita sulla terra, sopra e sotto il mare,
  •  la corrente di Humboldt,
  •  il guano dal punto di vista naturalistico ed economico,
  •  la strada del ceviche (!!!),
  •  le scoperte geografiche e scientifiche che hanno portato qui gli Europei, con conseguenze positive e negative.

Le minacce dei cambiamenti climatici occupano molto spazio, chissà che succede qui se si alza il livello del mare! Ci fermiamo alla spiaggia rossa con il suo mirador bellissimo, poi è ora di mangiare. La pausa pranzo è in un ristorantino con vista su una baia tranquilla, riparata, dove prendo un ceviche stupendo e una birra fresca perfetta. Cusqueña de trigo. Pisco sour shottino per iniziare e brindare ai due compleanni. Prima di pagare il conto sento parlare italiano al tavolo vicino e sì, sono i quattro amici che hanno volato con me da Madrid a Lima con Air Europa, com’è piccolo il mondo! Vado a salutarli, mi presento, ci scambiamo un contatto Facebook che rimane ancora nel 2024 poiché Maurizio, uno di loro, abita a Treviso. Nei mesi seguenti più volte ci incrociamo senza trovarci dalle nostre parti. Carinissimi tutti, da bravi pensionati (che invidia) si preparano a passare due mesi in Sudamerica poi tre rientrano e uno si ferma a svernare in Brasile…

Nel primo pomeriggio ci fermiamo a Playa Lagunillas e Playa La Mina (ex miniera di carbone) e vado subito in spiaggia! Pure qui i peruviani fanno festa in questo piccolo paradiso, si bagnano, prendono il sole. Salvamento è il cartello pitturato al gabbiotto del baywatch ma è vuoto, peccato! L’acqua è tiepida, al centro della baia c’è sabbia grossa e scura, ai lati pietre grosse e scure e alghe. Oltre c’è la zona di riposo e nidificazione del gabbiano grigio, delimitata da corde e cartelli.

Da Paracas a Ica

Rientriamo di corsa a Paracas perché siamo subito in partenza, alle ore 15, sul Bus colectivo per Ica. I nostri bagagli (di tutti e quattro) vanno accanto all’autista perché il mezzo è pieno, non riesco nemmeno a salutare le due persone che in agenzia si sono prese cura di noi, mi dispiace. Avranno sicuramente da fare… Nel traffico del pomeriggio e dei centri abitati che ci separano da Ica mi guardo intorno, ho fatto molto oggi ma ho ancora del tempo forse. Sosta a Huacachina dove molti turisti scendono per vedere le dune, fra poco al tramonto saranno bellissime ma mi accontento di vederle dal bus. L’autista è gentilissimo, quando gli dico la mia destinazione si ferma a una sola cuadra dal mio ostello e mi bastano pochi minuti a piedi per arrivare. Il padrone scende ad aprirmi e mi aiuta a portare il trolley su per due piani di scale, faccio il check-in e mi porta alla piccola camerata dove c’è il mio letto a una piazza e mezza, bello grande di legno. Sarebbe un letto a castello ma sopra di me non c’è nessuno. Accanto a me sono appena arrivate tre ragazze brasiliane. Si preparano ad uscire, sono giovani, carine e piuttosto caciarone ma simpatiche, vivaci al punto giusto, chiacchieriamo – prendete nota. Altri viaggiatori entrano ed escono, questo è un po’ un porto di mare come tanti altri ostelli che ho frequentato. Quelli che sembrano due dormitori condivisi hanno in realtà un minimo di separazione uomini – donne, i bagni sono pulitissimi e gli spazi comuni ai piani sono ariosi. Molto ariosa la terrazza ma lo scoprirò solo la sera. Da quassù c’è una bella vista sulla città e le alte dune di sabbia. Yoship il padrone alla mia richiesta di quale cantina di Pisco visitare (parlo della bevanda) mi intrattiene per oltre un’ora mentre io scalpito, vorrei uscire prima che faccia buio, oppure potrei andarci domattina ma così non vedrei la città e non avrei voglia di bere. Lui non conosce le Bodegas segnalate sulla Lonely Planet e mi dà consigli diversi, cartina alla mano. Mi spiega che il vino qui è dolce e io ho un brivido lungo la schiena, ma devo assaggiarlo. Le sue cantine preferite sono diverse, dove andare? Ok vado.

Bodega Lazo

H 18 – 18,30, in mezz’ora attraverso la città di Ica verso nord, a bordo di un mini colectivo preso all’angolo della strada principale. Esce per la carretera, la stessa da dove siamo arrivati in bus, super affollata alla fine della giornata lavorativa. Percorriamo strade di campagna buie, poco illuminate, leggermente inquietanti. Sto seduta davanti come le altre volte, dietro tre uomini che scendono in the middle of nowhere. Ho scaricato la mappa del percorso e il mio bravissimo autista mi conduce senza indugio alla cantina. Gli chiedo il numero per riportarmi in città fra circa un’ora. Ma non risponderà e prenderò un altro taxi al ritorno. La cantina è bella e la visita istruttiva, anche se mi aspettavo altre cose. Vi sono applicate tecniche moderne (come la distillazione con alambicchi) simili alle nostre, e rimangono elementi tradizionali (come la fermentazione in anfore di terracotta e la pigiatura dell’uva coi piedi). Per il resto tutto sembra naturale, quasi ancestrale, con metodi di vinificazione che noi abbiamo abbandonato. Pur essendo alla fine del 2023 le restrizioni imposte dal Covid sono in parte rimaste, alcune cose – come assaggiare il vino nuovo aspirandolo dall’anfora con una piccola canna di bambù – non si fanno più. Che peccato! Bodega Lazo ha una lunghissima storia alle spalle, è stata fondata nel lontano 1809, e ha anche una strana gestione commerciale. Le due persone che mi accolgono col sorriso (data la tarda ora è già tanto) non sanno dei dati tecnici per me importanti come gli ettari vitati e le bottiglie prodotte, pazienza. Quasi tutte le vendite, dicono, si fanno qui in cantina, pare che vino e pisco non siano esportati, mi pare strano. Infine la degustazione è molto diversa da come la facciamo noi, la ragazza che mi conduce nella visita mi dà un bicchierino di plastica tipo da shottino e mi versa un goccio alla volta del vino da assaggiare, spiegandolo abbastanza bene. Alcool da 10 a 14 gradi, dolcezza elevata, profumi diversi per i vari vitigni che hanno nomi strani tipo Grenaccia. Italia. Bordeaux. Poi mi fa provare i tre diversi tipi di Pisco, secco e profumato, che va giù a meraviglia. Compro una bottiglia di vino da portare in ostello per la serata, scelgo la meno dolce. Chiamano un taxi tutto per me per rientrare a Ica e ora, al ritorno, sulla Panamericana non c’è più nessuno. Scendo al distributore Repsol vicino all’ostello e in un attimo sono su, non ho voglia di stare fuori, mangiare, camminare, per oggi ho fatto abbastanza. Dopo una doccia sono rinata e provo a salire in terrazza, ma che freddo fa? Ho anche i capelli bagnati. Torno giù al piano della reception e tiro fuori il vino. Yoship ha una bottiglia di pisco e saliamo ben coperti sulla terrazza, con un terzo soggetto. Javier è un ragazzo colombiano in visita, è carinissimo, a casa sua fa il chirurgo plastico. Parliamo tantissimo fra un brindisi e l’altro, in varie lingue incluso il quechua (e ci sentiamo tuttora ed è pure venuto a trovarmi ma non pensate male eh). A un certo punto sono stremata e vado a dormire, questa è stata una giornata lunghissima.

Il racconto della giornata sulla mia pagina facebook Gamberetta travelblog

06 11 23  Todo el dia junto a la naturaleza. Islas Ballestas (en barco) y parque de Paracas (en autobus) nada mas #gamberettainperu day 2

[Bodega Lazo Ica Perù]  Sempre sia lodata la guida @lonelyplanet_it che mi ha segnalato la fabbrica di Pisco più antica di Ica! Bodega Lazo è attiva dal lontano 1809, opera nella trasformazione dell’uva per fare sia vini mediamente dolci, sia Pisco che creme, le più dolci di tutto, in vari gusti. Mi hanno aspettato a un’orario in cui io avrei chiuso bottega, abbiamo fatto il giro del sito di produzione, interessante sia nei processi simili ai nostri (come la distillazione) sia in alcune tradizioni (come la vinificazione in anfora e la pigiatura con i piedi) Alla fine abbiamo degustato a piccoli sorsi una dozzina di prodotti. Il Pisco è sempre buono e anche se i vini peruviani sono molto più dolci dei nostri, ho conosciuto un mondo nuovo tra i vini del nuovo mondo. Non vedo l’ora di vederli anche in Italia #gamberettainperu day 2

Ho potuto intraprendere questo viaggio grazie a un biglietto aereo Air Europa vinto nel novembre 2022.

L’assicurazione viaggio è stata offerta da Heymondo. Se questo diario di viaggio ti è piaciuto fra poche settimane pubblicherò la giornata successiva. Cerca con la lente il Perù per tutti i post pubblicati. Se invece vuoi sapere le informazioni pratiche di viaggio leggi qua   https://www.gamberetta.it/it/2023/11/26/cosa-vedere-in-peru-in-dieci-giorni/

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