Qvevri

Ho trascorso due giorni nel Kakheti nel 2019, immersa nel vino georgiano che qui si fa da 8.000 anni sempre allo stesso modo, e oggi con accorgimenti tecnologici che hanno proiettato il paese caucasico verso i mercati internazionali. La notorietà del metodo qvevri, le anfore di terracotta interrate, ha messo la Georgia al centro di ricerche scientifiche, anche in collaborazione con l’Italia. Le istituzioni che si occupano di viticoltura ed enologia seguono da vicino la vitivinicoltura georgiana, fra queste spiccano tre centri di ricerca prestigiosi qui a nordest, che si trovono a Conegliano (TV), San Michele all’Adige (TN) e Rauscedo (PN).

Cosa ho fatto in due giorni nel Kakheti

Ho fatto tanto in poco tempo nella regione del Kakheti oltre alle visite alle cantine e… senza correre! Ho dormito ospite a casa loro, ho visitato un caseificio che strizza l’occhio ai formaggi francesi e svizzeri, ho scorrazzato fra i vigneti, le campagne e le fattorie dove scorrazzano le galline nell’aia e si coltiva il necessario, in un fazzoletto di terra attorno alle case. Sono stata in un centro di ricerca e formazione sulle nuove tecnologie, frequentato da giovani e adulti.

Ho viaggiato a bordo di una marshrutka circondata da georgiani gentilissimi, che hanno dissipato il mio disagio quando cercavo di leggere i cartelli incomprensibili e mi hanno assicurato che stavamo andando nel posto giusto. Abbiamo ascoltato le canzoni di Adriano Celentano e le abbiamo cantate – tutte tranne una che non conoscevo, incredibile no?

Con loro ho attraversato paesaggi sconfinati, aspri e verdi, gialli per le colture di cereali e punteggiati da greggi e mandrie al pascolo, mi sono riempita occhi e cuore e sono stata davvero felice. Nonostante qui le condizioni di vita non siano facili, nelle campagne c’è molta povertà ma è molto dignitosa, ed è meglio della miseria che serpeggia nelle strade di città, in tutti i paesi del mondo.

Ho pure bevuto la grappa, per non farmi sfuggire le bevande alcoliche locali. E prima di questa escursione ho visitato la fiera del vino di Tbilisi, da cui è nato tutto, ma ne parlerò alla fine, andiamo con ordine.

Il viaggio da Tbilisi a Telavi

Partita a piedi dall’ostello, di prima mattina sono corsa alla stazione dei bus Ortachala, pur temendo per l’orario ho preso al volo un mazzolino di fiori di campo da una signora anziana. Mi aspettavano a Telavi e non potevo arrivare a mani vuote. Ho provato tenerezza la fioraia, l’ho scelta senza pensare fra le tante che in città guadagnano qualche soldo così. E il bus collettivo ha quasi aspettato me prima di partire, puntuale, per un viaggio di due ore o poco più da Tbilisi a Telavi. Sobborghi, strade che si fanno malconce appena inizia la campagna, saliscendi e musica a palla, è stato un viaggio bellissimo in buona compagnia. Mi è quasi dispiaciuto scendere e ho appena intravisto dei bei palazzi a Telavi, ma avevamo molto da fare con Visit Kakheti DMO di cui sono stata ospite, per ben due giorni. Siamo state un attimo a casa per organizzare le visite, i fiori di campo sono andati nelle buone mani della mamma che mi ha ringraziato con garbo. Abbiamo preso un caffè e via in auto.

Odlisi cheese

Visitare un caseificio dotato di attrezzature all’avanguardia, produttore di formaggi a varia stagionatura, anche erborinati e affinati, destinati a ristoranti georgiani e stranieri. Tutto mi sarei aspettata tranne questo prima di partire. Eppure esiste e mi fa piacere: quando un paese si sviluppa e intraprende percorsi di qualità cresce bene, se è in grado di gestirli con una visione lungimirante e le persone giuste. Odlisi cheese fa proprio questo, qui più che in Georgia mi è sembrato di essere in Francia o in Svizzera, infatti il business plan che ha fatto partire il progetto è stato fatto prima in collaborazione con scuole svizzere di caseificazione, e poi con fondi alla cooperazione. Abbiamo visitato il reparto di caseificazione, la cella di stagionatura e infine la sala di degustazione, assieme ai profumi e al gusto dei prodotti lattiero caseari ho respirato tutta la voglia di crescere e maturare, proprio come un ottimo formaggio.

Marani Milorauli

La creatura di Tamara Milorava e del marito Sandro è un piccolo gioiello. Fra le vigne si trovano i vitigni autoctoni come il Saperavi, il più famoso fra quelli a bacca rossa, vino rosso secco che rappresenta l’essenza di questa regione. Poi ci sono vitigni a bacca bianca come Rkatsiteli, Mtvane passito, brandy e altri distillati. Hanno investito pure nei vitigni internazionali come il Montepulciano e Cabernet. Seduti al tavolino in giardino, all’ombra degli alberi da frutta abbiamo assaggiato questi vini, i cui sentori principali sono floreale e fruttato con note di freschezza e mineralità. La gradazione è attorno ai 13°. I nuovi impianti permetteranno di accrescere la produzione, destinata all’export: Tamara e Sandro sottolineano la snella burocrazia e il costante supporto del governo. Non proprio come da noi in Italia. Vi sono delle barrique esauste a decorare il giardino fiorito, e ci tengono a mostrarmi la vite centenaria disegnata sulle etichette (e logo della cantina), alla base della quale riposa un qvevri, esausto pure quello. Tutto il resto è in movimento e in fermento, sono uscita dalla cantina piena di energia. Sarà stato grazie al vino e agli assaggi che hanno accompagnato la degustazione: pane fresco e formaggio, albicocche appena raccolte dolcissime, i dolcetti con le noci che adoro. Fiori di campo recisi decorano il tavolo di legno, cosa volere di più?

Archili Utiashvili

Archili’s Winery è una “vecchia cantina” (Telavi old cellar) che guarda all’Europa e agli USA nella sua espansione, ne abbiamo parlato superficialmente ma mi è chiaro che ha le idee chiare. Per riprenderci dalla precedente visita andiamo a passeggio in vigneto, bellissimo verdissimo tutto inerbito, dove i grappoli hanno appena iniziato l’allegagione. La biodiversità c’è tutta, assieme alla cura della terra e dei suoi frutti preziosi. Attorno al vigneto si sviluppa un pescheto, i filari sono separati da alti alberi di noci. Un campo di grano attende di essere mietuto, le montagne innevate si stagliano sullo sfondo. In cantina ci sono lavori in corso per sviluppare nella casa di famiglia le attività di enoturismo e accogliere gli ospiti, per mangiare e dormire. Intanto la pergola con l’uva c’è, le panchine pure, accoglienza perfetta. In casa apriamo altre bottiglie di vino: il logo è una vecchia vite, i vitigni sono sempre Rkatsiteli e Saperavi; noci e albicocche secche accompagnano la degustazione. Prima ci sediamo in sala: in una conversazione dotta ma informale affrontiamo proprio il mercato del vino georgiano e come è stato accolto, in Europa in generale e in Italia in particolare, in questi anni. Le prospettive sono ottime appena si intercettano gli amanti del vino curiosi e fiduciosi di provare un prodotto sano, genuino, con il fascino del vino di una volta e i pregi dei vini di oggi. La Georgia è perfetta da questo punto di vista.

Zurab Kviriashvili

In sala degustazione con me e Zurab c’è tutta la sua famiglia, bambini compresi e futuri vignaioli. Zurab mi mostra con orgoglio i premi ottenuti dai suoi vini, passaporto per conquiste future a livello nazionale e internazionale. Degustiamo il loro Rkatsiteli e Saperavi, chiacchieriamo in inglese, mangiucchiamo quelle cose squisite che nutrono e non stancano. Le etichette sono sagomate a forma di qvevri con una foglia di vite disegnata e il nome del vitigno. Il tempo scorre allegro. Tutto ruota attorno ai qvevri, le anfore di terracotta interrate dove la fermentazione dei vini bianchi e rossi dura alcuni mesi, sulle bucce. Queste fasi sembrano semplici ma richiedono cura e attenzioni, a partire dai primi rimontaggi. Tecnologia e tradizione, passato e futuro del vino. Vediamo i qvevri in tutte e tre le cantine, ognuna è diversa pur nella stessa cura maniacale e passione, con il desiderio di dare il meglio a me e agli altri visitatori che, sempre più spesso, si affacciano alla Georgia del vino.

Il racconto dell’esperienza sulla mia pagina Facebook Gamberetta Travelblog

[Il digital detox in cantina nella culla del vino] Oggi per me è stata una domenica tra vecchi amici, ad assaggiare pane formaggio e soprattutto vino nelle cantine di Telavi nel Kakheti, che avevo conosciuto al Wine festival di Tbilisi, passeggiata nel vigneto inclusa. Tutto in piccola quantità ed elevata qualità, condito con l’ospitalità georgiana che è splendida e infatti stasera dormo qui a casa loro. Chiedetemi se sono felice!

Innovation Center Akhmeta

Nel centro di tecnologia di Alhmeta vedo la Georgia del futuro, nel secondo giorno di visita. Il futuro è aiutato dal’ester(n)o ma già si regge sulle gambe delle persone, ricercatori e docenti, soprattutto tante donne forti come le responsabili di Visit Kakheti che mi hanno fatto conoscer il loro bellissimo mondo. Chiedono di presentarmi in un video dove parlo in inglese per alcuni minuti, racconto di me, dell’Italia e della Georgia:

My name is Roberta Zennaro and I come from Venice, Italy. I am a food technologist and six months ago, when I planned my journey to Georgia, I knew I would have liked to taste its famous wines. Because Expo Georgia was organizing wine festival these days I decided to combine tourist activities and visits to cultural and historical sites with the exhibition last week. Not only I could taste these wonderful Georgian wines at the show, but also I got in touch with prestigious winemakers and Visit Kakheti / DMO, the Destination Management Management Organization promoting Kakheti region, the cradle of wine. 

Now we are in their office in Telavi. The experience I am having these days includes visiting vineyards and wine cellars for wine degustation, along with typical products like local cheese and dried fruits. But also impressive artisanal cheese producers, farming activities and other traditional Georgian productions like Kachapuri ,Mcvadi ,Khinkali and all traditional food. I invite you to see my daily activities on my Facebook account and also on Instagram and Twitter. And later on my travelblog Gamberetta I invite you to read, even if it is written in Italian, sorry about that. 

Georgia today is a great tourist destination and you know how good your wines are, but not many Italians are aware about the quality and history behind Georgian wines, local grape varieties and qvevri technology. And most important thing the human factor, because wine is made of a territory with soil and natural environment, but most of all it is made by people who love their land and do all they can to give value to it. 

This is an amazing experience but unfortunately my journey is about to end, I will bring back to Italy great Georgian memories and I will help others follow my footprints. I truly hope I will be able to come back to Georgia, possibly with friends to show them how beautiful your country is and above all Georgian hospitality that is very warm and welcoming. Georgian share this with Italians, we are similar for this! thanks a lot again, grazie, Ciao!”

In campagna ci fermiamo a vedere un’attività agricola familiare, le troviamo pure nei paesi qui in Italia, la esibiscono con orgoglio come esempio di economia circolare o autarchia. In un fazzoletto di terra non è lasciato libero un solo centimetro, ma a giugno è più che giusto. Fra le galline che razzolano vediamo insalata e zucchine, legumi, solanacee e altri ortaggi nel pieno vigore, tutto quel che serve per nutrire una famiglia con i frutti della terra. E ovviamente le viti preziose che si arrampicano verso il cielo.

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Abbiamo visitato un paio di fattorie nel Kakheti dove fazzoletti di terra molto fertile sono coltivati per uso familiare sfruttando, nel senso buono, il poco spazio disponibile. Così sotto le fronde delle generose viti già cariche di grappoli si avvicendano ortaggi, aromi e piccoli frutti, sorvegliati agli angoli da alberi da frutta grandi, anzi grandissimi. Fichi, peri, peschi, noci hanno età e dimensioni notevoli, e producono ancora. Vicino casa razzolano le galline. I maiali sono relegati in piccoli truogoli mentre greggi e mandrie fanno una vita più che dignitosa all’aria aperta. Escono ogni mattina col pastore e rientrano la sera, sono i miei incontri preferiti. I ritmi della vita in campagna sono gli stessi come da noi, con il lavoro intenso di alcuni mesi, la fatica e gioia del raccolto, il riposo invernale. Nel bene e nel male, appena chiedo se i contadini hanno notato i cambiamenti climatici rispondono sicuri con un SÌ. Piogge intense e lunghi periodi di siccità come in questo mese di giugno sono diventati una consuetudine purtroppo. Tutto il mondo è paese, nel bene e nel male. Questo è Alexander all’opera e in posa, carino, disponibile, come tutti coloro che ho incontrato in questi giorni nel Kakheti

Il viaggio da Telavi a Tbilisi

Le mie custodi trovano una vecchia Mercedes nera adibita al trasporto di persone, mi mettono nelle mani dell’autista che mi riporterà a Tbilisi per altre strade, stavolta attraverso Gambori e i passi di montagna. Sono in mani sicure mi hanno assicurato, e sui sedili dietro ci sono altri tre passeggeri. Faccio una foto in partenza poi siccome guida come un pazzo, con dei sorpassi che nemmeno sulle piste di Formula uno, chiudo gli occhi e dormo, li riapro, vedo meglio i nuovi panorami attorno a noi. Sono sempre tre ore per tornare nella capitale, ho riposato e mi è passata la paura. Entriamo a Tbilisi attraverso sobborghi brutti con casermoni in cemento e strade sgarrupate, dove scendono i miei compagni di viaggio. Per un attimo mi fermo alle bancarelle con le albicocche, saranno buone come quelle di ieri? L’autista ha pensato a me e pure lui ne prende un sacchetto. Sono per te, prendile! Che gentile, Madloba – grazie! In centro c’è il caos che conoscevo e non rimpiangevo più di tanto. Mi molla vicino all’ostello. Ciao, grazie ancora! Scendo con lo zainetto dei due giorni e tre bottiglie di vino, una per ciascuna cantina visitata, naturalmente in regalo. La gita è finita, il Kakheti è stato molto di più dei suoi ottimi vini. Sembra facile capire cosa mi hanno lasciato queste persone ma c’è molto di più: un affetto che rimane negli anni, che si è trasformato in amicizia e il desiderio di sapere – siano benedetti il web e i social network – come stiamo e cosa facciamo, pure durante la pandemia ci siamo scritti mille volte. Loro vengono in Italia, al Vinitaly di Verona, al Merano Wine Festival, ci stiamo vedendo, ora ho tanta voglia di tornare laggiù.

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16 06 Non so se tornerò a Tbilisi con la stessa marshrutka di ieri, mi piacerebbe perché l’autista ha una guida spericolata ma sicura. Ieri sono partita trafelata perché ho preso un mazzolino di fiori (molto apprezzato) come presente per la mia padrona di casa, ma stavo per perdere il mezzo e ho dovuto correre in taxi alla stazione. In due ore e mezza siamo arrivati a Telavi, dopo un assaggio di kachapuri siamo andati in un mini caseificio spettacolare dove la tradizione casearia georgiana ha sposato la tecnologia tedesca con ottimi risultati. E a seguire in una piccola cantina con sette qvevri di terracotta interrati completamente. A casa vi spiegherò bene come funziona ma in pratica è il più antico contenitore per la vinificazione, nato 8000 anni fa proprio in questa zona della Georgia. Consente una lunga fermentazione con le bucce, si applica sia ai vini bianchi sia a quelli rossi… Con ottimi risultati!

Georgia wine festival

Il Wine Festival si tiene a metà giugno e il mio viaggio in Georgia si è compiuto in concomitanza con tale evento, appositamente per entrare in contatto con i produttori di vino locali. Prima del viaggio ho contattato gli organizzatori della fiera per preparare la mia visita, e ho passato ben due giorni nel quartiere fieristico: un complesso moderno e ameno, circondato da un ampio giardino che lo nasconde alla vista dal viale principale, dove sorgono soprattutto vecchie case di stampo sovietico, alcune delle quali in condizioni non buone ma nemmeno fatiscenti. Per capirci, alcuni edifici della città vecchia stanno molto peggio! Ho molto amato questa zona “poco turistica” per usare un eufemismo.

Anche quando viaggiate di corsa prendete tempo per uscire dagli itinerari turistici, farete interessanti scoperte, vedrete città, persone e luoghi veri, non appiattiti su dinamiche spesso estranee al posto, non corrotti dalle sirene dell’omologazione, a prodotti facili per visite veloci. Per arrivare alla fiera ho percorso in autobus una zona a nord del centro città, fra le due sponde del fiume Mktvari, zona per nulla turistica come ho già detto. In questo piccolo viaggio sono passata vicino alla stazione centrale dei treni, che è bella tutto intorno ma lei proprio non lo è, o meglio mi aspettavo altro (vedere paragrafo Treni). In fiera ho assaggiato dei vini strepitosi e privi di alcuna relazione con i nostri vini, in un crescendo di emozioni multisensoriali arricchite dai piccoli cibi di accompagnamento come i diversi formaggi locali e la frutta secca, entrambi sani e gustosi. Questi vini sono prodotti ovviamente in Georgia ma pure nei paesi vicini della regione caucasica, sia Armenia sia Azerbaijan. Più le aziende partner nella tecnologia, molte delle quali italiane.

In questi giorni ho costruito rapporti interessanti e promettenti, creando sinergie sia con l’ente di promozione del territorio Visit Kakheti DMO, sia con i produttori di vino che ho poi visitato nel fine settimana. Questo mi fa ben sperare per il futuro, con l’obiettivo di creare nuovi legami virtuosi in entrambe le direzioni: sia portare in Italia i fantastici vini georgiani, vecchi di una tradizione di ben 8000 anni rimasta in buona sostanza immutata, sia portare gli appassionati italiani a scoprire la “Georgia culla del vino”. Tenendo a mente due parole chiave per chi visita il paese in chiave enologica, che ripeterò più volte nei post dedicati: Kakheti la regione culla del vino, e Qvevri, l’anfora in terracotta che fa “respirare” l’uva e permette una fermentazione sulle bucce per mesi (!!) sia per i vini rossi sia per quelli bianchi (!!!!!).

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13 06 Nella culla del vino, il Caucaso, ci sono cantine storiche ma anche nuovi produttori, piccoli, a volte piccolissimi. Tutti impegnati sui consueti fronti che rendono buono il contenuto, e bello il vestito del vino, e nelle sfide commerciali di oggi tra cui entrare nei mercati europei dove i vini georgiani sono poco conosciuti, quasi assenti. Un vero peccato perché sono ottimi e hanno infinite sfumature dovute tra l’altro alle tecniche di vinificazione. Tenete a mente questa parola: qvevri. Etichette accattivanti richiamano al territorio, soprattutto il Kakheti a est di Tbilisi, ma la prova dell’assaggio è sempre la più importante. Che soddisfazione è stata per me oggi entrare in punta di piedi in questo mondo che non conoscevo : ho imparato tanto alla fiera di Tbilisi, ho avuto la conferma che il vino è un sapiente mix di territori e persone. Ora metto a posto i biglietti da visita e cerco di organizzarmi per andare laggiù nel fine settimana!




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4 comments

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Fa sempre molto piacere leggere i tuoi resoconti di viaggio abbinati alla scoperta di ottimi vini.
In questo caso sei riuscita davvero a raccontare la tradizione, la passione e l’amore che si cela dietro a questi prodotti e alle persone che lavorano la terra e che hai incontrato lungo il tuo cammino!
Adesso siamo davvero molto curiosi di poter assaggiare almeno una volta questi vini la cui origine si perde nella notte dei tempi… Hai qualche bottiglia in particolare da consigliarci?

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Ci sono i grandi vini rossi e bianchi e i vitigni descritti nel post si trovano, a cercarli bene, in enoteche selezionate anche qi in Italia. Ma molto meglio andare laggiù dove è nato tutto, 8000 anni fa! Grazie e a presto

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La Georgia mi affascina davvero molto e questo suo lato eno-gastronomico non fa che aumentare le mie aspettative. Anche se non sono un grande bevitore, mi piacerebbe molto assaggiare i suoi vini!

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Fabio hai centrato un punto – non occorre essere grandi bevitori per apprezzare i paesaggi in cui le cantine georgiane sono inserite, e poi il viaggio con i mezzi pubblici, il contatto con la gente, insomma tutte belle esperienze che ti auguro di provare di persona!

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