Quest’anno ho una fissazione: le attività all’aria aperta che sin da bambina sapevo mi facessero bene. Ma ora di più. Ho camminato e pedalato in primavera ed estate, con qualche attenzione e senza eccessi questo è un toccasana per il corpo, dalla testa ai piedi. Nei prossimi mesi più freddi intendo continuare, prendermi tempo per ossigenare il cervello e liberarlo da tutti i pensieri. Lo scorso fine settimana sono stata ad Abano Terme alla presentazione del nuovo menu Bwell2 dell’hotel Bristol Buja, assieme a una trentina di giornalisti e blogger ed alcuni produttori locali che hanno fattivamente contribuito a mettere a punto il menu, non solo con i loro ingredienti ma anche con la loro competenza ed esperienza “sul campo”. Al mio arrivo ad Abano, venerdì sera, ho subito chiesto al direttore Flavio Salmistraro se ci fosse la possibilità di visitare i dintorni in bici, ho avuto non solo una risposta affermativa e la disponibilità di una delle bici per gli ospiti dell’hotel, ma anche gli entusiasti consigli di un ciclista impegnato, fuori dal lavoro, in imprese importanti su due ruote (fatevi raccontare qualche aneddoto). Una passione viscerale e tante avventure da raccontare con lo stesso stile e impegno che mette nell’accogliere e seguire gli ospiti dell’albergo. Una gran persona con cui è piacevole lavorare, ne sono certa.

Domenica in tarda mattinata mi sono messa in sella e sono uscita dal Bristol Buja in cerca della pista ciclabile, con destinazione il Castello del Catajo. Ci ho messo un poco a trovarla e per fortuna, come mi avevano anticipato, non c’era traffico. C’era invece un cielo bellissimo, il miglior cielo che settembre ci poteva regalare, alla faccia delle funeste previsioni meteo del week end. E un bellissimo sole caldo. Per fare meno di dieci chilometri in pianura ci vuole meno di un’ora ma io ho fatto zigzag, ho alternato le pedalate a soste e deviazioni per guardarmi intorno, bere e fare foto, salutare i tanti ciclisti della domenica di tutte le età. La sagoma imponente del castello è inconfondibile e l’impulso che i nuovi proprietari gli stanno dando da due anni fa ben sperare per la valorizzazione di questo sito, uno dei tanti gioielli che si possono scoprire nel basso Veneto. Il fatto che sia una dimora privata mi spaventa perché vorrei che la bellezza fosse di tutti e per tutti, pubblica nella sua migliore accezione, ma in Italia questo non è sempre possibile e quindi ben vengano gli investimenti e i restauri, gli eventi pubblici e privati, i matrimoni in queste location splendide ed esclusive. Proprio a causa di un matrimonio non abbiamo potuto inserire la visita nel programma di sabato ma io, determinata come il mio solito, ho voluto prendermi del tempo e ho avuto la grande fortuna di vederlo al meglio domenica.

Rococò picnic – ne avete sentito parlare? Io no ma questo era il titolo curioso dell’evento organizzato al castello in seno a un ricco programma estivo, che mi ha incuriosito assai. Potete immaginare lo stupore che ho provato nel trovarmi intorno decine di persone in abiti del Settecento, pronte ad allietare gli ospiti con la loro presenza silenziosa, accoccolate nel parco per il pranzo e a turno impegnate come me nella visita guidata. Peccato che gli interni non si possano fotografare, ma il sito web fornisce tutti i dettagli e le immagini di cui possiamo avere bisogno. Chiara e Maria Chiara sono le due guide che ho conosciuto qui, una bionda e una mora, carine e preparatissime. Vi auguro di averle come cicerone quando verrete in questo luogo unico che è stato costruito per stupire i visitatori nell’arco di sei secoli, che ha nel nome il fascino dell’esotico e richiama terre lontane: l’oriente di Marco Polo e i rapporti commerciali di Venezia nel suo massimo splendore.

Il castello del Catajo è una casa, anzi una reggia, in un castello, è nato come residenza estiva ed è stato portato allo sfarzo di una dimora con 350 stanze, nell’arco di cinque secoli. Il piano nobile celebra la famiglia Obizzi, originaria della Borgogna, con quaranta affreschi (meravigliosi) di Gian Battista Zelotti allievo del Veronese. Storie di guerra e pace per mare e per terra, amori e lotte di questi semplici mercenari, quindi non nobili, convertiti al mecenatismo che a un certo punto si inserirono perfettamente nella società veneziana. I principali ampliamenti costruttivi e architettonici sono del Cinquecento ad opera dell’architetto Andrea da Valle, ma cinque secoli prima il castello c’era già e questa sua “evoluzione” è continuata anche dopo, quando la proprietà è passata agli Este poi agli Asburgo, per tornare in mani italiane dopo la Grande Guerra. Pertanto questa “dimora estiva” è stata sempre mantenuta dai proprietari, tuttora è aperta e viva, durante la visita infatti oltre al perfetto stato di conservazione degli affreschi ho notato la vitalità del posto, ho avuto la sensazione netta di stare in una casa abitata, aperta, vibrante. Sono entrata appena era iniziata la visita, salendo lo scalone immaginando che cavalli e cavalieri vi siano saliti in passato. Il gruppo era in terrazza ad ammirare il panorama sui colli, abbiamo percorso tutto il piano nobile con il naso all’insù e siamo scesi per le scale interne scavate nella roccia sino al Cortile dei Giganti, enorme e stupefacente, adibito a spettacoli e persino a battaglie navali. La fontana dell’elefante mi ha altrettanto stupita, la guida ha sottolineato che proprio quello era lo scopo della scultura: stimolare l’immaginazione di ospiti che non conoscevano i Paesi esotici e lontani, come indica il nome Catajo.

Il Giardino delle Delizie è stato la tappa finale della visita, un giardino romantico inglese messo a punto tra il Cinquecento e l’Ottocento che inizia con un filare di agrumi ma ospita anche alberi secolari, sequoie e magnolie, ancora una volta provenienti da Paesi lontani. Non volevo più venire via! Al ritorno andavo piano, pedalare col sole sulla schiena è ancora più piacevole, ho osservato in silenzio animali e piante sulle rive del canale Battaglia alimentato dal fiume Bacchiglione, ammirando le aziende agricole piene di vita in questa lunga estate che non vorrebbe finire. Mi sono quasi perduta nelle strade di Abano prima di rientrare in hotel. Le vie pedonali non erano affollate, tutti avevano la faccia rilassata, io ero stanca ma felice. Se avessi avuto tempo avrei guardato qualche bella vetrina. Al Bristol Buja mi hanno dato un telo, mi sono subito tuffata nella piscina termale sguazzando fuori all’aperto dove si stava benissimissimo e il getto d’acqua sulle spalle era proprio il top per le mie cervicali. Poi idromassaggio doccia veloce e via in stazione a prendere il treno di ritorno.

Un piccolo consiglio per la visita – se volete fare con calma potete stare in giro quasi tutto il giorno: prendete un’ora per scendere e un’ora per salire, scegliete un’azienda lungo il percorso dove assaggiare i prodotti a chilometro zero, fermatevi un paio d’ore per la visita completa del palazzo e del giardino. E se non siete stanchi allungate la visita sino a Battaglia Terme un altro luogo pieno di storia e visitate il museo della navigazione fluviale. L’anello dei colli euganei è lungo sessanta chilometri e interessa i principali siti storici e naturalistici della bassa padovana, inizia a dieci chilometri dal capoluogo. Include Praglia con la sua stupenda abbazia benedettina, Este e Monselice cittadine che amo per la loro storia millenaria e la bellezza oggettiva che “nascondono” dietro antiche mura, il castello di Valbona, numerose ville venete magari meno famose delle classiche ville palladiane ma sicuramente degne di visita.

Last but not least passiamo ai ringraziamenti che sono d’obbligo verso chi ci ha ospitato nei giorni scorsi all’hotel Bristol Buja di Abano Terme, una squadra affiatata e mai affettata, piena di energia, sempre sorridente e disponibile, instancabile. Una famiglia dentro la famiglia perché tutti i dipendenti e i collaboratori sono così. Buja da cinque generazioni è sinonimo di ospitalità di lusso e alta cucina, è impegno nel mettere a punto menu innovativi improntati al benessere, per completare oggi l’offerta classica di cure termali, caratteristiche di Abano, che sempre ci sarà. Ma Bristol Buja è molto di più, una destinazione sicura per una clientela raffinata internazionale, per chi vuole sentirsi coccolato durante tutto il soggiorno sino a desiderare di tornare. Come me. A questa bellissima esperienza, e alle nuove amicizie che ho portato a casa, dedicherò tutto lo spazio che merita. Arrivederci a presto. Qui su Gamberetta.

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