Nel salutare il 2019 che la collezione Peggy Guggenheim ha dedicato a lei “ultima dogaressa” il museo veneziano si prepara a un anno nuovo, come sempre denso di mostre e appuntamenti.

Palazzo Venier dei Leoni, la “casa di Peggy” sul Canal Grande ospita una delle maggiori collezioni di arte contemporanea al mondo e, fino alla fine di gennaio, la mostra curata da Karole Vail con Gražina Subelytė che ripercorre i trent’anni di sodalizio della mecenate americana con la città.

Nel 1949 infatti iniziava il rapporto che, per trent’anni, ha portato la Guggenheim a passare sempre più tempo a Venezia fino a farne la sua casa e a tenere l’arte con sé: le opere che aveva acquistato sin dal 1937, i loro autori e suoi amici.

Sessanta di queste opere sono esposte: sculture, dipinti, lavori su carta, ma soprattutto troviamo ricordi della lunga vita di questa donna straordinaria e coraggiosa, per molti versi antesignana del mecenatismo dei nostri tempi. Immagini di un tempo non troppo lontano, ritagli di giornale, le lettere che tanto parlano di lei.

Si possono ammirare quadri di alcuni artisti (che non conoscevo) meno noti come Kenzo Okada e Tomonori Toyofuku, accanto a nomi più famosi come Constantin Brancusi e Alberto Giacometti, Jackson Pollock e Jean Arp (protagonista della precedente mostra) che di solito le sono associati, assieme agli artisti italiani Bacci, Parmeggiani e Vedova. I miei preferiti sono però Francis Bacon e René Magritte. Ho sostato lungamente in silenzio, davanti all’impero della luce e allo Studio per scimpanzé.

Ho anche ammirato un piccolo grande capolavoro, la Boîte – en – Valise di Marcel Duchamp, che è appena tornato a Venezia dopo essere stato restaurato a Firenze, all’Opificio delle Pietre Dure. L’ultima dogaressa è anche il titolo del libro sulla Guggenheim, uscito in concomitanza con l’esposizione veneziana.

Saranno tre le mostre che ci attendono quest’anno alla Collezione Guggenheim. Migrating Objects è la prima mostra che dal 15 febbraio prossimo aprirà la lunga stagione 2020, mentre dal 27 giugno sarà la volta di Lygia Clark e dal 27 ottobre Edmondo Bacci. Nel primo caso si intende indagare gli oggetti intesi come forme d’arte, in movimento assieme alle persone che li hanno trasportati da un capo all’altro del mondo dall’America all’Europa, dall’Africa e Oceania, per essere esposti proprio a Venezia. Nel caso della Clark invece sotto i riflettori c’è l’avanguardia brasiliana, infine sarà l’artista veneziano Bacci a chiudere l’anno delle esposizioni temporanee.

Link utili:

http://www.guggenheim-venice.it/exhibitions/dogaressa/index.html

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