Finalmente vi parlo delle cantine aderenti al progetto Oltrepò biodiverso, ne abbiamo visitate ben quattro nel nostro tour di giugno. In totale sono quindici e mi ritengo fortunata perché le conosco quasi tutte, ve le racconterò un poco per volta partendo proprio da questa bella esperienza. In provincia di Pavia la visita delle cantine è un momento imprescindibile: vini e territorio, sostenibilità e ospitalità sono le parole chiave per comprendere il grande lavoro dietro un marchio di promozione.

Oltre il biologico e oltre le rese per ettaro volutamente basse, oltre le scelte commerciali che privilegiano la ristorazione come mercato di riferimento, in Italia e all’estero, ora si guarda più lontano, di là dai confini finora perseguiti come obiettivo. E ci si prepara in vista di nuove leggi, pronte ad aiutare vignaioli coraggiosi come questi in un prossimo futuro. I produttori oltrepadani hanno capito: speriamo che altri li seguano, che facciano rete e si mostrino sempre più uniti e con obiettivi comuni. Tra gli obiettivi comuni e condivisi, o da condividere, ci sono proprio le sfide dell’accoglienza per fare dell’enoturismo una leva sempre più forte:

  • per attrarre ospiti nelle zone enologiche e farli fermare più a lungo, oltre il tempo della visita e degustazione in cantina,
  • per impegnarli in attività diverse come le sempre più diffuse passeggiate in vigneto, spazi culturali (letture, teatro, musica) e momenti di intrattenimento adatti per adulti e bambini (giochi per esempio).

CASCINA CHIERICONI – RIVANAZZANO TERME

Rivanazzano ci siamo fermati all’inizio e alla fine del tour, ci troviamo giusto al confine con il Piemonte e visitiamo prima una cantina, dopo una gelateria. Alla Cascina Chiericoni, che è anche fattoria didattica e agriturismo, parliamo con i proprietari, la famiglia Lucotti. Oltre al vino nei venti ettari di proprietà producono frutti come ciliegie, albicocche, pesche, prugne (in ordine di apparizione). Frutteti e piante officinali collocati in posizione strategica garantiscono la biodiversità e permettono di vivere agli animali utili: le già citate farfalle e le api, preziose e indispensabili. La convivenza con le specie selvatiche però non è sempre facile.

Altri animali non sono così desiderati perché anche a loro piacciono i frutti maturi: immaginate come si sente un agricoltore se, dopo avere seguito per un’intera annata la produzione, trova l’uva mangiata da un capriolo, o se il vigneto è danneggiato dai cinghiali di passaggio.

Invece di sedermi a chiacchierare sotto la pergola con gli altri vado nel frutteto con nonno e nipote Lucotti, mi diverto un sacco a raccogliere le ultime ciliegie ferrovia, si chiamano proprio così, salendo su un ciliegio con la scala. Ho conosciuto lo scorso anno questa varietà cerasicola dalla storia curiosa, quando un importante produttore veneto di torrone ne ha decantato le proprietà (cercate torronificio sul blog e scoprirete tutto). Quest’anno ho visto e toccato le ciliegie, beh le ho anche assaggiate. Che buone!

Entrando noto il gusto dei contrasti di stile (l’abbinamento tra mobili vecchi e moderni) colore (che rende più bella ciascuna delle sale) e luce (con soluzioni per l’illuminazione azzardate ma riuscite). Immagino che ci sia un bel daffare nei fine settimana quando gli ospiti affollano l’agriturismo.

Nonno Lucotti mi prende sotto braccio per descrivere uno a uno il mobilio d’epoca: la vecchia stufa, i cimeli appesi alle pareti, le foto, ognuna con una storia da raccontare.

Il bicchiere di vino bianco con cui brindiamo alla fine della visita, leggero e perfetto per l’occasione, si abbina egregiamente alle ciliegie e albicocche a chilometro zero. Qui si coltivano principalmente vitigni a bacca rossa per la produzione di vino, come i classici Barbera e Croatina. E uva da tavola come moscato, fragolino, uva regina, da non sottovalutare per le proprietà nutrizionali.

Mi spiace ricordare che sulle nostre tavole portiamo sempre più spesso uva “lontana” coltivata molto a sud dell’Italia o all’estero. Chissà se i viticoltori si daranno da fare per produrre e mettere sul mercato la loro uva!

http://www.cascinachiericoni.it/

CASTELLO DI STEFANAGO – BORGO PRIOLO

Passando per Fortunago uno dei Borghi più belli d’Italia ci dirigiamo verso Castello di Stefanago, una scoperta per me e un piccolo viaggio nella viticoltura di domani. L’edificio che ospita la cantina è proprio un castello medievale circondato da amplissimi panorami su verdi colline, solo in parte coltivate. Grazie ai recenti e improvvisi cambiamenti climatici, a cui assistiamo per lo più impotenti, queste zone elevate (siamo a quasi 600 metri slm) stanno diventando la nuova frontiera per la produzione di vini di carattere. Escursioni termiche elevate favoriscono infatti lo sviluppo di uve dalla spiccata aromaticità e permettono di iniziare la vendemmia nel mese di settembre, come una volta.

Jacopo Baruffaldi ci racconta la storia familiare, i due fratelli a capo dell’azienda sono paladini dei vini naturali e conducono questa tenuta con amore.

Innanzi tutto ci fanno salire sulla torre medievale con una vista spettacolare che mi ricorda l’Infinito di Leopardi. Non uso il termine più in voga tra da noi blogger, aggiungo solo che arriverete in cima con il fiatone!

Questo paesaggio è molto simile alle vedute più blasonate delle Marche o della Toscana in Italia centrale, eppure siamo in Lombardia. Il castello di Montalto Pavese svetta di fronte a noi, i frutteti, cereali e vigneti sono parte di questa vista “sconfinata” ma solo 15 ettari sono impiantati a vigneto. Immaginate di venire qui per un lieto evento come un matrimonio o celebrazione familiare, dev’essere bellissimo!

Scendiamo a visitare la cantina e infine a degustare i vini biologici naturali. Tra i bianchi dobbiamo scegliere tra: Chardonnay, Mueller Thurgau, Riesling renano. Tra i rossi: Merlot, Croatina, Uva rara e Barbera. Ma il Pinot nero la fa da padrone, vinificato sia in bianco, sia in nero e rosé. Alcuni vini fanno solo acciaio, altri sono affinati in legno (barrique e botti grandi) per 12 mesi o poco più, infine in bottiglia. Non sono vini facili perché la naturalità è il primo obiettivo aziendale, devono aprirsi nel bicchiere e ho bisogno di un poco di tempo per apprezzarli al meglio. Mantenendo la barra dritta sulla tradizione ci si può preparare al futuro e una soluzione è diversificare la produzione come hanno fatto qui.

Al Castello di Stefanago accanto agli scaffali del vino si trova la loro birra artigianale, utilissima a diversificare la produzione e accontentare più persone, continuando a parlare del territorio. Sempre con un occhio attento alla confezione, a un packaging accattivante e per alcuni aspetti ironico, come le etichette!

https://www.castellodistefanago.it/

TENUTA QUVESTRA – SANTA MARIA DELLA VERSA

In località Case Nuove, dove le colline sono costellate da vigneti e in lontananza da borghi e castelli antichi, come Santa Maria della Versa, si trova questa piccola cantina. Quvestra produce ottimi vini e spumanti a partire da una superficie vitata di una dozzina di ettari, e ha giocato col territorio sin dalla scelta del nome che strizza l’occhio alla Qualità, alla parola Cuvée e non solo. Rispettare il territorio è un imperativo categorico, vuol dire minimizzare quantità e tipologia di trattamento sul vigneto. Diserbo meccanico sottofila e inerbimento al centro fila sono i cardini del lavoro in vigna, il prossimo passo è la transizione verso il biologico.

Simone ci accoglie mentre sua moglie è impegnata nella degustazione con gli ospiti che ci hanno preceduto. Ci accompagna a passeggio nel vigneto e io sono felice. Non stanca di salire fra i ripidi filari gli faccio mille domande e lui mi risponde sempre sorridente, preciso e puntuale. Un anfitrione perfetto nonostante la giovane età, Simone cresce le sue competenze grazie alla formazione continua sul campo, ai corsi per sommelier e all’unico ingrediente che non si compra ma serve più di tutti: una grande passione.

Nonostante io studi il vino da oltre vent’anni questo simpatico ripasso sulla storia degli spumanti mi è assai utile perché è un compendio sintetico ma efficace delle sfortune accadute ai vigneti europei negli ultimi 200 anni (basta nominare Oidio, Peronospera e Fillossera) e degli accadimenti enologici fra Italia e Francia. In questo contesto storico e geografico l’Oltrepò sta al centro, a lato vi sono le altre zone di produzione degli spumanti italiani, tutti diversi per metodo e filosofia. Gli appassionati sanno dove cercare le bollicine.

In sala degustazione raggiungiamo gli ospiti ancora impegnati con la moglie di Simone e completiamo la visita con uno spuntino. Formaggi da latte caprino e vaccino, salumi e pane, tutti di produzione locale, sono abbinati a tre vini. Uno spumante Metodo Classico Pinot nero e Chardonnay (75 – 25) del 2014, con 40 mesi sui lieviti. Un assemblaggio di Riesling renano e Chardonnay (60 – 40) del 2016. una Croatina del 2014 in purezza, affinata per 12 mesi in barrique a media tostatura. Sono vini decisamente inusuali che strizzano l’occhio alla ristorazione di un certo tipo, per me è importante conoscerli per apprezzarli al meglio, raccontati da chi li fa, per poi consigliarli agli amici appassionati.

Tenuta Quvestra è inserita in circuiti di turismo tradizionale e più lento tra cui percorsi a due ruote in bici e in vespa. Accanto alla cantina vi sono due case vacanze eleganti con piscina. In questi appartamenti perfettamente attrezzati si possono trascorrere piacevoli giornate in relax circondati da dolci panorami: gli ospiti soprattutto stranieri amano fermarsi anche per molti giorni e fanno passaparola per portare nuove persone, anno dopo anno.

https://www.quvestra.com/

TORRE DEGLI ALBERI – RUINO

Potrei parlare ancora di Torre degli Alberi, sarebbe la degna conclusione del racconto sulle cantine visitate durante Oltrepò Biodeverso ma ne ho già parlato in questo post. I Dal Verme sono stati primi a rispondere nel loro stile ricco e generoso alla mia email inviata dopo il tour. Confesso che sono la mia cantina preferita senza nulla togliere alle altre che abbiamo visitato, perciò ho dedicato un post tutto a loro.

Confesso infine che le mie preferenze andranno sempre e ovunque ai vini rossi che mi donano emozioni ben più forti di qualsiasi altra cosa: non ci sono bollicine che tengano né profumi di fiori o frutti a tener testa a un buon bicchiere di rosso. Quindi auguro lunga vita al metodo classico, lo spumante che porta alto in Italia e all’estero l’onore di questa zona vitivinicola, ma come chiedo a ogni visita in cantina spero che in Oltrepò ci sia sempre tempo per assaggiare il Pinot nero che amo e i vitigni più noti Barbera e Bonarda (ferma mi raccomando) da soli in purezza, o assemblati come Buttafuoco storico o Sangue di Giuda.

Post in collaborazione con:

Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese

http://www.gal-oltrepo.it/

Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese

http://www.vinoltrepo.org/it/tag/strada-del-vino-e-dei-sapori-delloltrepo-pavese/

Attivaree Oltrepò Biodiverso

F.L.A. Fondazione Lombardia per l’Ambiente

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