Bottega Cini ha aperto i battenti un anno fa, il 20 giugno 2020. Si trova a San Vio nel sestiere di Dorsoduro ed è un concentrato con il meglio dell’artigianalità veneziana. In questo angolo vivace di Venezia trovate:

  •  l’arte del vetro di Murano “firmata” da Ercole Moretti e NasonMoretti,
  •  la carta fatta a mano di Toscolano,
  •  i libri eleganti di Linea d’Acqua e Marsilio,
  •  le porcellane Geminiano Cozzi 1765.

E molto altro ancora. Naturalmente trovate l’arte profumiera di The Merchant of Venice: Marco Vidal è l’anima e il cuore di questa straordinaria impresa.

Bottega è un nome che richiama il passato, le tradizioni, ma appena varcato l’ingresso si percepisce che le basi aziendali qui sono saldamente ancorate al passato. Ma sono altrettanto proiettate nel futuro, nel mondo che guarda a Venezia come culla della storia e fucina di maestri artigiani, da 1600 anni.

Tutto torna a Venezia. Dalla Cina e dalle terre più lontane, dal passato con le diverse civiltà che hanno popolato la terra in America, Asia, Africa, viaggia e si ferma in questo porto sicuro dove getta l’ancora.

Fra queste c’è l’artigiana residente Marisa Convento, di mestiere impiraressa. Marisa infila perle e, a partire dalle perle, crea i suoi gioielli luminosi, pezzi unici da indossare e ammirare. Nella bella stagione la trovate fuori dalla bottega, intenta a infilare perle come un tempo facevano le donne veneziane, sull’uscio di casa.

Le storie che si incrociano in bottega sono un motivo per visitarla, un valore aggiunto fatto di professionalità. Le persone, con il loro bagaglio di competenza e umanità, sono un patrimonio da preservare e trasmettere, come solo qui sanno fare.

Vederla all’opera è illuminante per capire la preziosità del suo lavoro. Ascoltarla mentre descrive la sua arte è pura poesia. Essere nello specchio magico, io e lei in bottega, è gioia pura. Che bella foto hai fatto?

Oggi l’arte delle perle di vetro è un bene comune, anzi un patrimonio dell’umanità come ha sancito UNESCO solo pochi mesi fa.

Marisa ha un potere taumaturgico su di me: mi rilassa con le sue parole, mi mette calma col suo sguardo. Occhi chiari, idee chiare, un esempio da seguire. Non ricordo quando ci siamo incontrate, anzi incrociate la prima volta, sicuramente assieme ad altre belle persone che vivono o lavorano a Venezia. Con loro mi sento sempre un poco pesce fuor d’acqua per il mio controverso rapporto con Venezia, per le mie frequentazioni poco frequenti, spesso sporadiche. Da un anno so che ogni giorno la trovo in bottega e, quando voglio far bella figura e far contenti gli amici in visita, li porto in bottega. Ora lascio la parola a Marisa che qui ci racconta, anzi si racconta. Grazie Marisa, ogni volta che ci vediamo illumini la mia giornata!

1  Chi sei – dove ti trovi? Raccontaci qualcosa di te e del tuo lavoro.

Sono Marisa Convento e sono un’impiraressa, ovvero infilatrice di perle di vetro veneziane, creatrice di bijou e decori. Attualmente sono “artigiana residente” presso BOTTEGA CINI, un nuovo concept store di regali culturali a Dorsoduro nella cosidetta Museum Mile veneziana.

2  Da dove vengono i tuoi visitatori? Sono più italiani o stranieri?

Sono di tutte le nazionalità, ricevo anche qualche visita di locali che sono curiosi di riscoprire le tradizioni antiche, ed ho diversi clienti italiani, che tornano spesso a trovarmi o mi contattano online. Ma ho anche dei clienti affezionati che posso considerare miei “collezionisti” stranieri. Amano Venezia e il suo artigianato artistico.

3  Hai verificato alcuni stereotipi sulle caratteristiche dei turisti a seconda della loro provenienza?

Difficile da dire in questi tempi di globalizzazione. Se vogliamo parlare di codici culturali, ovvio sì, ogni regione geografica ha una sua radice culturale che va compresa se si vuole entrare in empatia col visitatore. Gli statunitensi sono molto curiosi e aperti, quindi sono dei viaggiatori entusiasti. I francesi proteggono molto le proprie tradizioni anche manifatturiere e quindi apprezzano molto anche le nostre. I giapponesi hanno grande rispetto della figura del maestro artigiano, che in alcuni casi in patria viene definito “monumento vivente”, quindi sono molto sensibili.

4  Raccontaci qualche aneddoto bello o brutto legato al tuo lavoro.

Aneddoti belli: in tanti anni di lavoro ne avrei troppi da raccontare e farei torto a troppe persone se ne raccontassi uno solo. Quelli spiacevoli preferisco dimenticarli. Sono magari episodi di furto o truffa, oppure casi di persone che non sono venute a trovarmi “in pace”, o perché volevano carpire segreti del mio mestiere, o dimostrare che non sono una buona artigiana. Ma ho ricevuto talmente tanto affetto, nei momenti felici e nei momenti difficili, che alla fine il bilancio è positivo.

5  Cosa fa di un cliente una persona speciale, di quelle che a fine visita fa venire voglia di starci insieme più tempo? Si può diventare amici dei clienti e mantenersi in contatto anche dopo?

Un cliente che diventa amico, è come ogni altro amico: una persona che arriva a vedere come sei, nel bene e nel male, e nonostante ciò ti vuole bene. E ovviamente, il sentimento è reciproco. Io sono fortunata, mi è successo spesso.

6  L’attività di un artigiano si compone di tanti fattori, secondo te quali doti o talenti deve avere chi se ne occupa, e cosa si impara invece lavorando “sul campo”?

La costanza è il fattore più importante, e un giusto mix di “ragione e sentimento”. Seguire solo la passione può essere pericoloso. Ci sono molte problematiche legate ad ogni attività commerciale, dai costi di gestione alla burocrazia. Poi c’è il rapporto con la clientela. E, oggi sempre più, il mondo dell’online. Ma l’artigiano deve anche “fabbricare” qualcosa, e l’attività artigianale prende moltissimo tempo, è slow. Tutto ciò può diventare molto impegnativo e stressante.

Sul campo si impara a gestire il proprio tempo, che è sempre tiranno. Darsi dei ritmi è cruciale. Le mani non si muovono da sole, ci vuole concentrazione. Se si è assediati da troppe altre faccende non si combina nulla.

7  Ospitare significa anche uscire, far conoscere le persone e il territorio “dietro” un negozio o bottega artigiana. In altre parole viaggiare. Come pubblicizzi la tua attività? Dove vai quando non sei impegnata al lavoro?

Per far conoscere la mia attività da anni uso molto i social e cerco di partecipare alle iniziative cittadine che mettono in luce quello che Venezia ha di buono e bello da offrire, come per esempio la Venice Glass Week, o la Venice Fashion Week.

Recentemente ho rinnovato il mio sito online (marisaconvento.it) che contiene anche un blog. Cerco di raccontare Venezia come la vedo e sento. Non è difficile: è una città meravigliosa, dove anch’io mi sento sempre come se la vedessi per la prima volta.

Dimenticavo dove piace andare a me quando viaggio:

Per i grandi panorami, in passato mi è piaciuto molto il Centro America: Messico e Guatemala. Ci sono stata diverse volte Poi amo molto andare nelle grandi città, è il diverso stile di vita metropolitano che mi affascina, i grandi musei, i monumenti iconici. Parigi, New York, Londra. Mi piacerebbe andare in Giappone un giorno.

Ultimamente non ho più potuto viaggiare, ma il Veneto offre luoghi splendidi per viaggi meravigliosi a pochi chilometri da casa.

8  Consiglieresti a un giovane di fare l’artigiano? SI – NO – Perché?

Non consiglio assolutamente a un giovane di fare l’artigiano.

Non è un mestiere che si fa. O lo sei o non lo sei, è un modo di vivere, uno stato mentale.

Un artigiano potrebbe smettere di lavorare, ma difficilmente smetterà di sentire il bisogno di fare. Potrebbe andare in pensione e continuare a lavorare per hobby, sperimentando con materiali e tecniche che non aveva avuto tempo e modo di provare.

Per saperne di più:

 http://www.bottegacini.it/ 

marisaconvento.it

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