Per chi ama i vini come me ogni assaggio è una scoperta, ogni visita a una cantina è un nuovo viaggio. E poi ci sono le cantine del cuore che rimangono per sempre, grazie a quella combinazione tra le persone incontrate, i luoghi e i vini. Cantina Luretta è una di queste, si trova sui Colli Piacentini “un territorio molto vocato ma poco conosciuto” per usare le loro stesse parole.
Lo scorso mese di ottobre, durante il viaggio stampa dal titolo Il Mito della Malvasia ho visitato Cantina Luretta assieme a un gruppo di giornalisti e blogger. Non era la prima volta che andavo a trovarli nella loro sede, il castello di Momeliano, proprio per questo Luretta è una cantina del cuore per me… Ma vi racconterò perché solo alla fine.
La nostra visita è iniziata nel corpo principale del castello con Antonella, che prima ci ha mostrato la grande porta di legno con una scritta evocativa “La principessa dorme qui” e poi ci ha portati a vedere dove si svolge l’affinamento di tante bottiglie, gli spumanti e i vini rossi come barbera e bonarda. Questo non è niente male come luogo di riposo per dei grandi vini sia dai vitigni autoctoni sia internazionali. Ma esige grande cura e attenzioni quotidiane per garantire il risultato finale.
Poi in sala degustazione siamo stati in compagnia della titolare Carla Asti: abbiamo ammirato le tante opere di arte moderna presenti, quadri e sculture a dimostrare l’amore per la musica, l’arte e la cultura, di cui Cantina Luretta va fiera. Quale luogo migliore per una degustazione? Abbiamo provato la grande qualità dei suoi vini, una piccolissima parte in verità, tutti dai nomi accattivanti e dalle etichette eleganti.
- Principessa Blanc de Blancs Metodo Classico cuvée, 12,5 gradi.
- On attend les invités Metodo Classico 2019, 12,5 gradi.
- I nani e le ballerine Sauvignon Blanc 2021, 13 gradi.
- Bocca di Rosa Colli Piacentini DOC Malvasia di Candia aromatica 2022, 14 gradi.
- Carabas Barbera Colli Piacentini DOC 2018, 13,5 gradi.
- L’Ala del Drago Gutturnio Colli Piacentini superiore DOC 2019, 14 gradi.
Ora vi dico perché tornare da Luretta nel 2023 mi ha sbloccato ricordi di almeno 15 anni prima, quando visitavo le cantine per lavoro. Per lavoro sono capitata da Luretta e abbiamo assaggiato i loro vini, con il sottofondo musicale di Ivan Graziani, un vecchio CD con una raccolta dei suoi maggiori successi. Indimenticabile.
Luretta è una cantina prestigiosa che mostra con orgoglio i numerosi premi internazionali, acquisiti in oltre trent’anni di attività, li mostra ma non li esibisce. Luretta è soprattutto una cantina di sostanza, dove il prodotto vino parla da sé e la sobrietà regna sovrana. Anche nella comunicazione sul web. Le persone che fanno il vino lo fanno con amore. Ho chiesto loro di raccontarsi e mi hanno dato delle risposte che con piacere condivido con voi.
Chi sei – dove ti trovi? Raccontaci qualcosa di te e del tuo vino.
L’azienda Luretta nasce dal sogno della nostra famiglia di poter produrre vini di altissima qualità in una zona meno conosciuta d’Italia. La nostra grande passione per l’enogastronomia ci ha portato alla folle decisione, tantissimi anni fa, di vendere tutte le nostre attività imprenditoriali e investire tutto nella creazione di una azienda vitivinicola a Piacenza. Così alla fine degli anni ’80 nasce Luretta. La filosofia di base è quella di prendere un territorio molto vocato ma poco conosciuto ed interpretarlo seguendo le linee guida dei grandi vini classici francesi abbinandole alla conduzione biologica del vigneto. Quindi interpretare una zona sulla base dei principi di pulizia, integrità, equilibrio, totale assenza di difetti. Vini nitidi e puliti.
L’arte di fare il vino nasce nella vigna e si sviluppa in cantina. E poi cosa c’è dietro un grande vino?
Prima di tutto viene il bicchiere di vino: pulito cristallino e di grande piacevolezza. L’immagine della bottiglia di Luretta deve essere quella di un bell’uomo, colto ed elegante. Niente rusticità, niente rozzi sentori ma pulizia ed eleganza. Ovviamente questo non succede subito. Anzi. Bisognerà aspettare l’annata 2000 per vedere raggiunti i primi riconoscimenti: il 3 bicchieri Gambero Rosso, il Sole di Veronelli, i Vini Frutto di Luca Maroni. Questi sono stati i primi passi di 20 anni ricchissimi di soddisfazioni. Che ci han portato al Tastevin dell’AIS, miglior Barbera d’Italia, Premi a Londra, a tutte le fiere, più volte Vino Slow, tantissimi riconoscimenti che gratificano anni di sforzi.
Come è cambiato il vino, e come è cambiato il tuo lavoro negli ultimi anni? La tecnologia è uno strumento necessario o si può farne a meno?
Oggi siamo tra le aziende più importanti della nostra regione. Produciamo circa 250mila bottiglie. Seguendo i dettami dell’agricoltura Biologica (no diserbanti, no concimi chimici, no fitosanitari sistemici (che entrano in circolo nella pianta e che ti ritrovi poi nel bicchiere) e suolo totalmente inerbito.
Accanto a questo, essendo una azienda familiare, veicoliamo concetti e passioni che ci sono cari: arte, musica, scultura, pittura ecc. Tutti i rimandi a queste cose si ritrovano nelle etichette, nei nomi dei vini e nei locali degustazione dell’azienda.
Altra cosa da ricordare che l’azienda utilizza per l’affinamento dei vini le cantine di un castello dell’anno 1000 (il Castello di Momeliano) che permettono con la loro temperatura costante e con la loro naturale umidità di poter fruire di un perfetto ambiente per far maturare le nostre cuvée.
Fare il vino significa anche uscire dall’azienda per far conoscere le persone e il territorio “dietro” una bottiglia. Dove porterai il tuo vino nei prossimi mesi?
Fare una bottiglia di vino in concreto vuol dire produrre uva ed attenersi alle regole della natura, cercando di interpretare al meglio i suoi segnali. Ma per fare questo serve sensibilità e cultura. Fare vino è una manifestazione di personalità, come suonare uno strumento o creare una statua, e quindi è il riflesso del produttore. E come tale riflette il carattere, le conoscenze, la formazione culturale del produttore stesso.
E’ possibile visitare la tua cantina? E dove possiamo assaggiare il tuo vino?
Produrre vino permette a noi di veicolare il territorio dove siamo nati e dove viviamo in giro per il mondo. Noi vendiamo in Europa, Asia e America. Portiamo a tutti una rappresentazione del piccolo pezzo di mondo in cui viviamo. E questo è un grande onore: far conoscere a tutti le strade e i vigneti di casa nostra è un grande impegno.
Una piccola provocazione: se fossi ministro dell’agricoltura cosa faresti per agevolare il lavoro del vignaiolo?
Tra le varie lungaggini burocratiche di cui ci si può lamentare, visto che accennate a cosa cambieremmo, forse gli ostacoli di vendita di vino tra i paesi della Comunità Europea è oggi forse quella di cui ci si capacita di meno. Se si potesse fare in modo che il nostro prodotto seguisse le regole di libera circolazione delle merci sarebbe molto apprezzato.
Consiglieresti a un giovane di fare il vignaiolo? SI – NO – Perché?
Sicuramente sì!
Per saperne di più https://luretta.com/
Post in collaborazione con Castelli del Ducato https://www.castellidelducato.it/
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